Genovesi sconvolti dalla beffa del Mozambico - di Francesco Gambaro -
Migliaia di adesioni alla Onlus che raccoglieva fondi per i villaggi poveri dell’Africa. E ora tutti telefonano alla sede perquisita dai carabinieri
Francesco Gambaro
Al terzo piano di via Dante 2, sulla porta della sede dell'associazione «Centro cooperazione sviluppo, organo di solidarietà internazionale», ieri era appeso un cartello scritto in tutta fretta con un pennarello nero: «15 novembre, ufficio chiuso per riunione». Stop e tanti saluti alle centinaia di genovesi, che per tutta la giornata hanno cercato di avere spiegazioni dai responsabili della onlus, dopo aver appreso dalla tv la notizia dell'arresto del presidente e dei suoi più stretti collaboratori. Ma che al posto dei collaboratori si sono trovati di fronte i carabinieri e i finanzieri. Per tutti i cittadini che in questi anni si erano fidati ciecamente dei progetti sulle adozioni internazionali e sulle iniziative a favore dei bambini vittime di guerre, carestie e sfruttamento nel loro Paese, è stata un'autentica doccia fredda. Proprio con quelle finalità nel 1988 era nato il Centro Cooperazione Sviluppo, le cui attività si svolgevano principalmente in Mozambico, grazie (...) al prezioso sostegno di migliaia di aderenti in tutta Italia. Molti anche a Genova, sede della società. Solo nel 2005 l'associazione aveva incrementato il numero di minori entrati a far parte dei programmi di sostegno a distanza: 5.263 sostegni pari al 28 per cento rispetto al 2004. Alla fine dello scorso anno le adozioni a distanza di bambini ammontavano a quasi 19.800. A tutti i soci aderenti al progetto era garantito un contatto costante con i figli adottivi in Mozambico. Si capisce allora perché ieri pomeriggio, non appena è esplosa la bomba dell'arresto, in molti, oltre a recarsi di persona negli uffici della Ccs, abbiano provato a contattare telefonicamente la onlus, per avere notizie e rassicurazioni. Che non sono arrivate. Accrescendo l'angoscia di quanti avevano riposto più di una speranza nei nobili fini dell'associazione. Tanto da versare ogni anno 252 euro (21 al mese) destinati ai bambini in situazione di disagio nel loro Paese. E ora? Molti si domandano se sia opportuno continuare a fare donazioni alla onlus, che solo nel 2005 aveva raccolto 3 milioni e 754 mila euro con lo scopo di offrire aiuti umanitari in Mozambico. E c'è un altro particolare inquietante, emerso dalle telefonate dei genovesi che avevano aderito con entusiasmo al centro cooperazione sviluppo. «Oltre a versare le quote per le adozioni a distanza - rivelano alcune delle vittime - i collaboratori dell'associazione a volte ci hanno chiesto di effettuare contributi straordinari per le singole emergenze in Mozambico». Dove spesso venivano a mancare cibo, acqua potabile, assistenza sanitaria. In questi casi, bastava una telefonata per aprire il cuore e la generosità degli soci aderenti.
Intanto, sulla truffa delle adozioni a distanza, è intervenuto ieri il senatore Giorgio Bornacin di An: «Spero che la magistratura faccia chiarezza su questa vicenda senza condizionamenti di alcun tipo e smascheri sia l'organizzazione sia le eventuali complicità politiche grazie alle quali operava. Lucrare sui buoni sentimenti della gente, o peggio sulle sfortune e sulle disgrazie è davvero squallido e inqualificabile». Mentre la segreteria regionale dello Sdi «esprime la massima fiducia nella magistratura, confidando che sia chiarita rapidamente l'assoluta estraneità del compagno Oppedisano ai fatti omissivi di controllo contestategli, che sono peraltro estranei al Partito e alle attività connesse alle sue responsabilità politiche».
Arrestato il segretario ligure Sdi «Rubava i soldi dei bimbi africani»
di Diego Pistacchi
Corrado Oppedisano avrebbe sottratto 200mila euro a una Onlus che doveva aiutare economicamente il Mozambico
Diego Pistacchi
da Genova
Più che nel pozzo, i soldi finivano in un buco nero. Che tradotto, significa conto cifrato in Svizzera. Intestati al tesoriere della Onlus «Centro cooperazione sviluppo», Marco Curzi. Ma a conoscenza, e probabilmente a disposizione secondo gli inquirenti, pure dell’avvocato Simone Castellini, trentanovenne dirigente generale nonché responsabile dei progetti internazionali dell’organizzazione umanitaria. Il terzo nome finito nel mirino della magistratura e sui registri del carcere genovese di Marassi è quello di Corrado Oppedisano, presidente della Onlus, che nella vita fa il segretario regionale dello Sdi (una nota del partito ieri pomeriggio ha annunciato però la sua autosospensione) e il dipendente della Regione Liguria come portavoce dell’assessore socialista alla Cultura, Sport e Spettacolo. Oppedisano, 44 anni, è stato arrestato ieri mattina dai carabinieri della compagnia genovese di San Martino, insieme a Castellini e Curzi. Tutti accusati di «associazione a delinquere finalizzata all’appropriazione indebita di fondi della beneficenza pubblica e privata» per aver sottratto fondi altrimenti destinati ai bimbi poveri del Mozambico.
«Circa duecentomila euro li abbiamo già individuati - spiegano i carabinieri -. Ma le indagini proseguono. C’è una rogatoria internazionale che ci consentirà di analizzare meglio i movimenti». Come dire che forse la cifra potrebbe crescere ancora. Anche perché il sistema era collaudato e attento a non suscitare sospetti. Perché la «Ccs», società onlus con sede a Genova e molto conosciuta per le sue attività umanitarie, spediva ogni euro che raccoglieva. «In realtà i dirigenti facevano pressioni sui collaboratori che avevano all’estero - spiegano i carabinieri -. Erano infatti in grado di costringerli a distrarre una parte dei fondi e a farli ritornare indietro, destinandoli sui loro conti. In questo senso ci teniamo a sottolineare che il nostro non è un atto di accusa nei confronti della Onlus o di questo genere di Onlus in generale, ma un accertamento delle responsabilità di singoli». Singoli che però, di fatto, costituiscono i vertici e l’unico nucleo decisionale della «Ccs». Oltre ai tre arrestati, infatti, non ci sono altri indagati e tutti i collaboratori e volontari dell’organizzazione sono risultati estranei alla vicenda.
Ora le indagini si concentrano sull’intera gestione dei fondi. Che non è limitata a qualche offerta. Il bilancio del 2005 presentato dalla società presieduta dal segretario ligure dello Sdi fa riferimento a ben 3 milioni e 754mila euro raccolti con l’intento di fornire aiuti umanitari in Mozambico, che andavano dalla realizzazione di pozzi d’acqua, scuole, orfanotrofi al sostentamento diretto delle famiglie africane. Il sistema delle «adozioni a distanza» era quello che fruttava il maggior numero di donazioni (19.756 alla fine dello scorso anno) e agli aderenti veniva assicurato un contatto costante con i «figli adottivi» che scrivevano regolarmente alle famiglie italiane. D’altra parte l’attività della «Ccs» è sempre stata molto pubblicizzata da testimonial di primo piano a livello nazionale, come gli attori Massimo Dapporto, Kim Rossi Stuart e Claudia Koll, oltre al noto «prete di strada» genovese don Andrea Gallo. E lo stesso sito dell’organizzazione pubblicizza il successo dello stand allestito alla Festa Nazionale dell’Unità 2004, dove sia il sindaco di Genova, Giuseppe Pericu, sia il collega romano, Walter Veltroni si erano soffermati per avere informazioni sui successi della «Ccs». Ma le collaborazioni istituzionali sono sempre state numerose e l’ultima solo in ordine di tempo è (o forse era) in programma per oggi, visto che l’ufficio servizio civile del Comune di Genova aveva organizzato proprio con la Onlus di Corrado Oppedisano un incontro formativo rivolto ai ragazzi. Nei bilanci della «Ccs» poi compaiono in entrata anche versamenti importanti fatti da enti pubblici.
E proprio chi aveva creduto ciecamente che tutti i soldi raccolti dalla «Ccs» finissero in Mozambico o negli altri Paesi in difficoltà ha dato il via all’operazione «Sorriso interrotto». Lo spunto è infatti arrivato da una donna di colore che, uscita in lacrime da un call center al termine di una telefonata, è stata fermata da un militare. Il motivo di quel pianto dirotto era proprio l’improvvisa scoperta che i fondi destinati al Mozambico non erano arrivati. Che quel progetto per il quale lei stessa aveva dato la propria disponibilità, offrendo tutta l’esperienza e i contatti di chi quell’inferno lo ha vissuto, era in realtà solo una scusa. Da qualche anno, hanno spiegato alcuni cittadini che versavano quote e sovvenzioni alla «Ccs», l’organizzazione aveva iniziato a chiedere, oltre alla quota per l’adozione a distanza, anche contributi straordinari per singole emergenze. E proprio fino a qualche anno fa risalgono gli accertamenti dei carabinieri.
Tratti dal sito:http://www.ilgiornale.it
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