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Il volo del cigno (Scritto da Boypoe & Startrader)

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2006 02:27
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Registrato il: 09/05/2005
Registrato il: 25/06/2005
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BOYPOE

Venni alla luce tanti inverni fa' e tanti sono i ricordi che legano la mia esistenza a questa terra.
Il mio nome è Dhelia..anche io un tempo ero una persona come voi,fatta di carne,fatta di vita.
Ora..ora non so nemmeno io cosa sono e magari riusciro' nel continuo del mio racconto a trovare una spiegazione al mio esistere,sono tante le tracce che ho lasciato dietro me.Ora posso vedere da vicino la luna sorridere..ascoltare il mormorio delle stelle nella loro infinita bellezza.Fata? Donna? Soltanto scrivendo e leggendo riusciremo a raggiungere una linea..a donare una risposta a tutti i quesiti.
Trascorsi serenamente i miei anni nella giovane eta' e vi raccontero' anche di questo mio vivere sotto forma umana prima che mi venne fatto il dono della vita etarna..vi cantero' ogni piccola cosa che sara' letta come un diario e anche se io ora non ho corpo..voi sentirete il mio caldo abbraccio...sentirete la mia linfa entrare in voi e donarvi sollievo..vi portero' in un mondo di meraviglie,negli abissi dell'incoscienza umana.
Faremo questo lungo viaggio tra favola e realta'..
Mia madre mi diede la vita nel primo giorno di Marzo e la notte stessa si spense per sempre portando con se il sorriso che mi aveva donato guardando per la prima volta i miei occhi..e la levatrice mi racconto' un giorno che quando vidi il suo sorriso e le sue lacrime...anche io sorrisi.
Di mio padre ho qualche ricordo in piu' e l'ultimo...è quello di quando a 17 anni vidi il suo corpo inerme adagiato su di una barca trasportato dalle onde ed io..io piccina dentro ancora vedo i suoi compagni e amici che in silenzio contemplavano l'ondeggiare della piccola imbarcazione tra le onde..ed io che mi chiedevo "Dove ti portera' il mare Padre mio?" e oggi..oggi io so'...mio Padre è qui accanto a me..la sua mano nella mia..ed ora iniziamo..Dhelia..Donna o fata..sogno e realta' è pronta a guidarvi in questo piccolo paradiso di poesia dove realta' e fantasia si uniscono in una sola strada..la strada dell'amore.
Bagnava la rugiada i teneri fiori in quel giorno di Marzo ed erano i primi fiori,i piu' teneri e fragili.
Era il giorno in cui nascevo e coperta di fasce venni messa sul grembo di mia madre, un suo sorriso e le sue lacrime che rigavano le sue rosee guance..il suo bacio sulla mia fronte tanto delicato come un petalo posato dal vento..quell'unico e tenero bacio che mi diede prima di spegnersi e raggiungere quel posto tanto temuto ma allo stesso tempo ricamato come il regno delle nubi dove si diceva che avrebbe trovato la pace e la serenita'.La mia vecchia tata mi raccontava di lei la sua bellezza..il suo ondeggiare tra i fiori..i suoi capelli rossi dei quali io ora ne possiedo le sfumature ed i suoi occhi verdi che riflessi nel sole dovavano la luce degli smeraldi.
E anche ora che ho finalmente ritrovato i suoi lineamenti in questa mia nuova vita non posso fare altro che pensare che tutto quello che mi era stato raccontato su mia madre non era altro che il minimo in confronto a quello che è veramente...descriverla?
Non potrei di certo farlo e di certo non riuscirei a trovare le parole per farlo.
Ed io intanto crescevo..e mio padre accanto a me nella sua statura tanto grande da farlo credere ai miei occhi un gigante delle fiabe e con il suo viso coperto da una folta barba..cresceva accanto a me..vicino a me.
Il suo sorriso spento e triste parlava per lui e so dentro di me quanto amore deve aver provato per mia madre.
Una notte lo sentii gemere nel buio della camera e la luna filtrava attraverso le tende della finestra,ed il luccicchio di piccole perle che cadevano dalle sue guance spiegavano..mio padre piangeva.
Cosa potevo fare io? Ma allora capii che in quel momento non ero io la bambina che aveva bisogno di una carezza ma..lui.
Mi avvicinai a lui e presi la sua grossa manona nella mia,una mano calda che si chiuse dolcemente attorno alle mie dita e tramite quel gesto capii che aprezzava la mia presenza e mi misi di fianco a lui nel buio che la notte ci stava regalando..tra i suoi silenzi e la sua tenue luce che ci poteva donare la luna.
"Padre? Perche' il tuo pianto?"
La sua mano nella mia si stringeva dolcemente di piu',ma potevo vedere che il suo viso riflesso come un'ombra dalla fioca luce che entrava dalla finestra..non si era mosso.
" Padre?"
La sua voce si fece strada tra il silenzio appena percetibile ma che faceva vibrare ogni parte di me, era la voce di mio padre..la musica piu' dolce che amavo ascoltare.
"Piccola Dhelia...quando una persona non è piu' con noi e gli occhi non possono piu' vederla,allora nasce il pianto".
" Che pianto è questo padre? Il pianto di quando cado correndo nei campi e le mie mani si posano sui rovi da provocarmi dolore"
Solo allora lentamente il viso di mio padre si volse verso di me e potevo finalmente vedere tra la sua barba riflesso un lieve sorriso.
"No piccola..son lacrime diverse queste e si chiamano "rugiade del cuore" ed è differente dal pianto del dolore..il cuore raccoglie i ricordi dentro di se e son tanto grandi da poterci stare dentro e quindi il cuore trasforma questi ricordi in perle di cristallo...poi nei primi giorni di Marzo con i primi soli si sciolgono trasformandosi in "rugiada del cuore""
Rimasi in silenzio...perdendo anche io una piccola "rugiada dal cuore"
Capivo..era il primo giorno di Marzo,il giorno che mi diede la vita..il giorno che mia madre la perse.
" Ti voglio bene padre"
Un bacio tenero tra i miei capelli.
"Dormi tesoro,la notte non puo' donarti un sogno se tu sei sveglia"
In quel momento avevo un solo sogno...avere mia madre con noi.

STARTRADER

Quella notte generosa mi portò il suo dolce viso...il suo sorriso...la sua presenza...
Purtroppo il destino non mi regalava nemmeno un ricordo di mia madre, la sua luce mi arrivava dai racconti di chi l'aveva amata tanto.
Il giorno della mia nascita era anche il giorno in cui lei se ne era andata...
Forse era colpa mia...spesso stesa sull'erba, cercando tra le stelle una risposta, mi chiedevo perchè...perchè quando cadevo tra i rovi non era lei a consolare il mio pianto? Ad asciugare le mie lacrime?
Perchè non era lei a farmi sentire parte importante dell'Universo?
Mentre contemplavo il blu del cielo che si perdeva nei miei occhi, e il profumo dei fiori di marzo accarezzava il mio cuore,il senso di essere io la causa della morte di mia madre si impossessava di me con una violenza inaudita...le lacrime rigavano le mie guance ed io sentivo un peso nell'anima troppo grande per essere sopportato dal cuore di una bambina.
Ma una sera il mio gigante buono, il mio amico più caro, mio padre, vedendomi piangere in silenzio si sdraiò al mio fianco.
"Piccola mia cosa ti fa essere così triste in una serata tanto calda e dolce?"
Le parole si bloccarono sul nascere...le mie labbra bagnate dalle mie lacrime non potevano esprimere i pensieri.
I miei occhi incontrarono quelli di mio padre, ed allora il mio cuore cominciò a liberarsi di un peso così grande.
"Padre mio, sono io la causa di tanto dolore...io che venendo al mondo ho allontanato da te la fonte del tuo amore..."
Le sue dita sulle mie labbra chiedevano il silenzio...
"No piccola mia...Vedi...Il cielo ha concesso ad un angelo di scendere tra noi, lo ha fatto perchè potesse dare alla luce un altro angelo...
Ed io sono molto fortunato perchè ha scelto me per portare a termine il suo compito, tu eri l'angelo che doveva nascere ed è per te che le è stato concesso di nascere su questa terra...
Solo un angelo può generare un angelo, ed è per questo che tu sei qui."
Le lacrime non uscivano più dai miei occhi, un senso di pace mi avvolse, e accoccolandomi sul fianco del mio gigante buono mi addormentai.
La vidi...un angelo che allargava le braccia e mi chiamava, io lo sapevo, era lei che mi stava dicendo di stare tranquilla, sarebbe sempre stata con noi, non fisicamente, ma il suo compito non era terminato, ora lei da lassù era il nostro angelo custode.


BOYPOE

La pioggia che cadeva ormai da giorni impediva di vedere i contorni del mondo.Pioveva ormai da settimane ed il sole non aveva fatto capolino per tutti questi giorni.Si poteva pensare che il cielo viaggiasse con la tristezza di Dhelia.
Le nubi viste alla finestra di Dhelia erano enormi batuffoli di cotone toccate dalle mani di un carbonaio con le loro sfumature grigie e nere..ed una foschia copriva la foresta e i grandi pini..tutto era seminascosto agli occhi di questa giovane fanciulla che a braccia conserte osservava con occhi lucidi la vita oltre i vetri.
Un leggero vento soffiava facendo piegare le spighe di grano che leggermente chinavano la testa tra i rigagnoli di fango e tra il leggero tichettio della pioggia si sovrappose un'altro battito ..ma non era il suo cuore..non molto distante vide comparire la sagoma di un uomo a cavallo che incedeva spedito..il cavallo faticava a mantenere la stabilita'..scivolando a volte sul fango..ed il suo cavaliere chino sulle redini avvolto in un mantello pesante e scuro..alla testa un grande cappello piumato..gli stivali e le zampe del cavallo erano coperte di fango..ed il cavallo avanzava come se avesse mille diavoli alle spalle rischiando piu' volte di scivolare nella fanghiglia..
Dal fango emerse una vipera d'acqua che fece inpennare il cavallo..il capello del cavaliere venne scagliato lontano dal gesto brusco e dal vento che ancora soffiava..Dhelia vide allora quei lunghi capelli neri..poi il cavaliere con dolcezza si chino' e accarezzo' il muso dell'animale dicendogli dolcemente qualche parola.
Dhelia si cerco' di visualizzare meglio quella sagoma..e quei lunghi capelli mossi dal vento ondeggiavano come onde nere di un mare in tempesta.

"Signora..ti prego rallenta"
Non molto distante dal primo cavallo.
Flores fermo' il cavallo e lo fece girare piu' volte su se stesso.
"Non ora..la strada e' ancora lunga..dobbiamo andare e questo lo sai anche tu"
Flores..diede colpi ai fianchi del cavallo ,incitandolo nuovamente al galoppo e una sterzata di vento fece nuovamente ondeggiare i suoi capelli che andavano ad accarezzare i lineamenti fini del suo viso.
Il compagno di viaggio' tremo...e borbotto' tra se e se ma continuo a seguirla.
Flores non voleva di certo perdere del tempo..erano ormai giorni che sentiva che in quel viaggio vi era bisogno di lei..dei suoi servigi..della sua presenza.
Semidea..o fata..solo lei poteva guarire dei cuori malati..dei cuori che si erano persi lungo la strada..non provava il freddo ne il gelo..ne la pioggia ne il sole..al contrario del suo compagno di viaggio,un umile servitore strappato dalle cattiverie di una famiglia in un villaggio della pianura.
Flores urlo' qualcosa al cavallo che ancora di piu' accellero' alzando spruzzi di fanghiglia e lasciando dietro se ancora piu distanza al suo servitore.
Dhelia osservava dalla sua finestra..mentre le sagome si avvicinavano piu' al suo piccolo villaggio..
Intanto la sera con il suo buio iniziava lentamente a scendere..qua e la' qualche finestra era ancora illuminata da tenui fiammelle di candele.
L'insegna luminosa di una piccola locanda donava a Flores un senso di famigliarita'..ora la sua fretta aveva lasciato il posto alla stanchezza ed i suoi occhi miti lasciavano il posto alla malinconia e alla tristezza.
Ancora non sapeva quale fosse la sua missione...
La locanda poteva accogliere tutti i viandanti di passaggio..i commercianti..e spesso anche qualche malintenzionato vi cercava rifugio.
Flores e il fedele servitore Salis (Questo il suo nome) varcarono la porta della locanda con una decisa spinta...ed il fango sui loro stivali andava a spandersi sul pavimento in terra battuta del locale.
L'oste lancio' uno sguardo torvo nella loro direzione.
Flores lo guardo' a sua volta e in tono arrogante gli disse:
"Cosa hai da guardare in quella maniera? Cerca piuttosto di preparare una camera ed un buon pasto caldo..trascorreremo qui la notte.Muoviti maiale"
L'oste allora si prodigo' per esaudire le richieste non senza un motto di stizza nei confronti dei nuovi arrivati.
In un tavolo appartato non molto distante vi era seduto un uomo con indosso un vecchio saio coperto da un cappuccio...dal quale si poteva vedere una barba color neve.
Il vecchio senza alzare la testa inizio' a parlare.
"Chi sei tu che osi maltrattare l'anima? le tue parole sono piu' affilate della tua spada.Solo gli stolti usano le parole come arma..piu' veloci e ardenti della saetta."
Flores si senti' gelare il cuore da quella voce..dura ma allo stesso tempo dolce..il vecchio volse allora il viso verso di lei..il sangue le si gelo' nelle vene..quello sguardo penetrante..tagliava il suo cuore come un coltello nel burro..affilato e freddo.
Fu' allora che capi'...

STARTRADER

Era mancata tanti anni dal villaggio, che quasi non lo riconosceva...gli occhi di Flores si persero lontano nei suoi ricordi...
Eppure era stata una gran brutta storia, come poteva dimenticare?

Dhelia davanti alla sua finestra ripensava a quel volto visto pochi attimi prima, ma che nulla le diceva se non che si trattava dell'ennesimo forestiero che, chissà cosa veniva a cercare in quel piccolo e modesto villaggio
I suoi pensieri allora tornarono subito a suo padre, che ancora dovevea rincasare.
Erano giorni difficili per lui, sembrava che avesse il cuore stanco...stanco di lottare...stanco di soffrire...
Dhelia non sapeva più che fare per strappare il cuore di suo padre alla tristezza...non riusciva più, lei da sola, con il suo enorme amore a riportare il sole nella vita di suo padre, e questo la faceva soffrire molto, la faceva sentire impotente...
Avrebbe tanto voluto che una dolce anima si fosse affacciata sui giorni di quella casa vuota e triste, triste come gli occhi di suo padre.
Avrebbe voluto che suo padre si fosse rifatto una vita, con una donna buona che lo sapesse meritare...
...invece era ancora troppo innamorato di sua madre, e lo sarebbe stato fino alla fine dei suoi giorni.
E a lei, Dhelia, rimaneva il compito di prendersi cura di lui, e della sua anima che nell'ultimo periodo era cupa e triste, quasi in sintonia con quei piovosi giorni...
Temeva che presto se ne sarebbe andato anche lui, e l'avrebbe lasciata sola con se stessa e i suoi pensieri.
Dhelia allora si avviò alla porta e corse fuori a passo svelto...
voleva cercarlo, per riportarlo a casa, sapeva dove andava ultimamente, sapeva dove trovarlo.
Non pioveva adesso...
Dhelia camminava spedita lungo il sentiero ormai buio, una scorciatoia per arrivare alla locanda, dove sapeva, c'era suo padre a ristorarsi il cuore...
sempre lì, in un tavolo appartato, isolato dal mondo e dalla realtà, aspettava...chissà cosa...ma aspettava.
Il buoi ormai impediva alla vista di orientarsi, ma Dhelia conosceva quei posti, li aveva nella mente e nel cuore, ed anche bendata si sarebbe orientata benissimo, anche soltanto lasciandosi guidare dal profumo dei fiori e dell'erba...
Vide qualcosa muoversi sul terreno davanti a lei, che attrasse la sua attenzione...
Era un passerotto ferito, piccolo e indifeso caduto da qualche nido strappato dalla pioggia di quei giorni...si chinò e lo raccolse...lo sentiva tremare e lo scaldò con il calore delle sue mani.
Poi lo avvolse in un lembo della sua sciarpa pesante, e riprese il cammino verso suo padre.

L'oste consegnò una chiave a Flores che venne strappata ai ricordi lontani, dalla sua voce severa.
"La seconda stanza del primo piano, spero sia di suo gradimento." Disse seccato..."Per il pasto, tra una mezz'ora arriva anche quello!"
"Bene!" Disse riprendendosi dal torpore Flores..."Bene! Ora però salgo in camera e quando scendo spero di trovare il mio tavolo apparecchiato!"...Così dicendo, rivolse ancora un gelido sguardo al vecchio dalla barba color neve, e si avviò su per le scale.

Dhelia aprì la pesante porta della locanda con l'unica mano libera che aveva, e riconobbe nella figura che scompariva su per le scale, il cavaliere visto pochi attimi prima dalla sua finestra.
I suoi occhi allora, investiti dalla debole luce del locale, cercarono subito quelli di suo padre...


BOYPOE

...ed il padre di Dhelia sembrava muto ed assente dietro il suo boccale di birra.La locanda non era ancora molto frequentata a quell'ora e l'oste era intento a preparare un pasto.In un angolo non lontano da suo padre un vecchio con un saio fumava una lunga pipa ed il fumo sembrava formare diverse figure..l'atmosfera era elettrica come se fosse passata una saetta tra quelle mura.
Dhelia si avvicino' al padre e sedendosi accanto prese la sua mano e non disse una parola..il suo cuore era dolce..era puro ed il padre non alzo' gli occhi ma sapeva chi teneva la sua mano..la sua piccola Dhelia.
Intanto Flores con i suoi stivali ancora intrisi di fango era adagiata sul giaciglio della locanda mentre il suo servitore preparava per lei alla meglio un buon bagno caldo.
I pensieri di Flores erano ancora rivolti verso il vecchio seduto nella locanda..quanto tempo era passato dall'ultima volta che aveva visto quel volto?
Quei lineamenti...
Era lui che le aveva insegnato la scrittura degli antichi e lei..unica ragazza che ci fosse mai riuscita.Tutti pensavano che una donna dovesse solo aver figli e badare alla famiglia ma non lei..lei no.
Testarda come poche cambio'..cambio' dal giorno che suo padre le disse che non era sua figlia ma di averla allevata nella sua casa.Lei fu trovata in un giorno agli inizi della primavera sotto un grande pino..nei pressi del villaggio dove ora si trovava.
una lacrima ora le solcava lentamente la guancia..
si asciugo' la lacrima senza farsi notare dal suo servitore..il corpo dei suoi diciassette anni non poteva nascondere la bambina che ancora era dentro di lei.
In quel preciso momento la porta si spalanco' di scatto con un boato tremendo e lei la vide....


STARTRADER

Il vecchio con il saio sembrava sprofondato in lontanissimi ricordi, la durezza del suo volto lasciava ora spazio ad una smorfia dolorosa...
Ripensare al passato non è mai facile quanto questo ha fatto soffrire tanto...
Ma Dhelia non lo aveva nemmeno notato, lei era intenta ad entrare nel mondo dentro al quale si era chiuso suo padre...
Stringendo la mano di suo padre nelle sue, cercava di arrivare al suo cuore, ma lo sentiva lontano...
...anche lui aveva ricordi dolorosi dentro al cuore...
...aveva un vuoto che in certi periodi dell'anno, ma forse è più giusto dire in certi periodi della sua vita, si impossessavano prepotentemente del suo cuore ormai provato.
"Padre mio, perchè non torni a casa con me?
Guarda padre mio...un passerotto.
L'ho trovato lungo il sentiero, smarrito, ferito...ora lui ha bisogno di noi...
...Ed io ho bisogno di te per curarlo, della tua saggezza..."
Gli occhi di suo padre allora si spostarono dal boccale di birra, al volto di sua figlia...gli occhi umidi ma grati a quell'angelo di esistere...un sorriso si disegnò sulle sue labbra, ed incontrò il sorriso di Dhelia, che con un gesto d'affetto chinandosi in avanti, posò la sua guancia sulla spalla forte di suo padre, e lui le baciò la fronte, con una dolcezza che lo risvegliò dal torpore nel quale era caduto.
"Hai ragione figlia mia, questo piccolo passero ha bisogno di un nido caldo e di tanto amore...
Andiamo subito a casa a prepararglielo così potrà riprendere le forze."
Così dicendo si alzò sorretto da Dhelia...
...e come se al mondo fossero esistito solo loro due, si allontanarono e uscirono dal locale senza accorgersi che nella locanda stava succedento qualcosa di insolito...qualcosa che turbava la quiete che aveva sempre regnato in quel tranquillo villaggio.
Ma Dhelia e suo padre camminavano spediti nell'oscurità, nulla quella sera avrebbe impedito loro di rimettere insieme i cocci di una vita...

BOYPOE

Il boato della porta che andava in frantumi fu' assordante nella camera della locanda..il servitore ignaro continuava a versare nacqua calda nel tinello per il bagno della sua padrona.
Gli occhi di Flores erano fissi sulla porta come allucinati..lui sapeva lei aveva visto qualcosa e in quel momento non si trovava nel suo corpo..quello che era ora sul giaciglio era un corpo inerme e vuoto.
L'anima ed il cuore della sua padrona erano altrove.
Le due anime fluttavano nell'aria in quella stanza tra l'indifferenza del servitore che nulla poteva vedere.
Flores guardo' quella figura..un lunghissimo saio nero con strascico..e due orbite vuote al posto degli occhi.
Quell'essere punto' un dito ossuto con un lungo artiglio verso Flores..un viso senza labbra dalle quali usci' un suono gutturale.
"Piccola insolente..come osi??? non riuscirai a portare via quello che gia' mi appartiene...eppure non ti è bastata una volta? Non puoi nulla contro di me!!!!"
Flores fluttando nell'aria completamente nuda e con le sue grandi Ali nere non fece un gesto.
Nei suoi pensieri viveva ancora la sua nascita..viveva ancora questo spettro che riusci' a strappargli la madre.
Lo spettro estrasse una lunga spada di fiamme da sotto il suo lungo saio..
"Io saro' tra le pieghe del tuo cuore e quando percepiro' i tuoi battiti sapro' allora che avrai trovato quel che cerchi ed io...ancora una volta ti strappero' quell'anima che dimora nel tuo cuore..io ci sono piccola insolente"
Un battito secco alla pôrta e Flores torno'...la stanza era ancora tranquilla ed il servitore aveva appena finito di preparare il bagno caldo per la sua padrona.
Un colpo ancora e una voce.
"Il pasto è pronto Milady"
Flores si alzo' per aprire la porta ed in quel momento vide a terra un luccichio..un piccolo ciondolo dorato a forma di luna con incise le iniziali A.D...quel che la sorprese non fu la scoperta del ciondolo ma..anche lei possedeva un ciondolo simile a forma di sole con le iniziali A.S...


STARTRADER

Dhelia preparò con cura la tavola, prese due piatti, e versò in ognuno la minestra calda cha veva appena preparato.
Poi si sedettero in silenzio, uno di fronte all'altro.
Il sorriso di suo padre sembrava tirato e stanco, molto stanco, più del solito, un brivido pervase il suo corpo, e lei se ne accorse...
"Vado a prenderti una copertina padre..."
"No, sto bene....ti prego rimani qui con me figlia mia...sto bene..."
Dhelia si risedette titubante, volse gli occhi alla finestra e vide attraversi i vetri, che si era alzato un vento strano, e d'improvviso tutti i cani del villaggio si erano messi ad abbaiare...
...allora anche lei fu attraversata da un brivido...
"I cani sono nervosi..."disse con voce ansiosa.
"sentiranno la luna piena figlia mia, non ti preoccupare!"
Prese la mano di Dhelia e la strinse delicatamente, i cani smisero di abbaiare, e il vento cessò....tutto era tornato normale nel villaggio tranquillo che avevano sempre abitato.
"Ricorda figlia mia che il tuo cuore è puro, non permettere che nulla lo turbi...tu sei un angelo...sei il mio angelo!"
Il sorriso dolce di Dhelia rassicurò quell'uomo dall'aspetto così forte, ma che in quel momento sentiva debole e affaticato.
Ma lei dentro non era tranquilla, quel giorno era strano e aveva come la sensazione che questa stranezza non sarebbe passata con la notte, ma l'avrebbe accompagnata ancora, chissà per quanti giorni.

Dopo cena il padre si ritirò nella sua camera, mentre Dhelia si apprestava a riordinare in cucina.
Come attratta da una calamita si avvicinò alla finestra e la aprì...fuori sembrava tutto tranquillo, ma fu turbata da quello strano silenzio che regnava nel villaggio...non un grillo, non un gufo, o qualsiasi animale notturno, faceva udire il suo verso...i rumori della notte tacevano...il paese era avvolto da un silenzio "assordante".


BOYPOE

Nella notte il boato della porta che andava in frantumi fu reale..l'oste con una lampada a petrolio si fece da parte e quattro figuri loschi si fecero avanti...il servitore di Flores si lancio' contro quelle ombre sguainando la spada che stava di fianco al suo giaciglio ma...troppo tardi.Una forca si infilo' nel suo petto.Poi un ringhio di voce.."Prendete la strega..è lei che parla coi demoni"
Floress come si trovava sguscio' tra quei corpi madidi di sudore ed escrementi e si mise a correre verso la porta..un grande energumeno le sbarro' il passo ma Flores con un colpo di pugnale lo colpi' al basso ventre..il grosso energumeno si piego' in due e Flores ne approfitto' per guadagnare le scale e l'uscita della locanda che l'oste non aveva pensato di sbarrare per sua fortuna.
E si mise a correre per il bosco appena fuori dalla locanda.
Poteva chiaramente percepire il rumore dei passi disordinati, il crudo spezzarsi di rami secchi e il fruscio di foglie calpestate.
Sempre più vicini, sempre più presenti, le rimbombavano nella testa.
Scalza, vestita solo della sua povera camicia da notte bianca, correva disperatamente fra le oscure ed allungate ombre degli alberi.
Ad ogni passo calpestava un ramo o un sasso e il dolore le saliva fino al cervello.
Ma stringeva i denti e continuava a correre, ansimando all’impazzata, gli occhi sbarrati e neanche più la voce per urlare.
Il cuore le batteva a velocità pazzesca e sembrava scoppiarle dentro al petto.
Ogni albero, ogni sporgenza che le si affacciava innanzi la faceva sobbalzare e cambiare direzione. Ogni forma poteva essere il nemico che le preparava il suo agguato.
Svoltò l’ennesimo albero e si fermò poggiando le mani sulle ginocchia a riprendere fiato.
Spostò i capelli lunghi e sporchi che le coprivano completamente il viso affusolato e soffermò per un attimo soltanto il suo sguardo sui piedi sanguinanti e sulle mani tremolanti.
Fece un ampio respiro e sentì i polmoni ardere, poi rimase in ascolto: i latrati dei cani e le parole confuse dei suoi inseguitori sembravano ora più chiari, definiti.
Si rizzò di scatto e si voltò atterrita, poi, senza neppure prendere aria, riprese la sua folle corsa.
Le tenebre avvolgevano la vecchia foresta.
Un’aria densa e rarefatta rendeva la visibilità molto limitata e l’umidità gelava le ossa e il suo corpo madido di sudore.
La camicia, inzuppata di sudore, le si era appiccicata sulla schiena, provocandole brividi e freddo intenso.
Senza smettere di correre, si voltò indietro, ma, prima ancora di rendersi conto si aver urtato col piede contro una radice, si trovò faccia a terra a mangiare la polvere.
Si levò di scatto, dolorante e col viso completamente sporco di terriccio, scosse il capo e riprese a correre.
Le sagome di una dozzina fra picconi, rastrelli, vanghe e falcetti si agitavano una cinquantina di metri dietro di lei. Le sembrò che la sfiorassero.
Le urla e i latrati rimbombavano nella sua testa.
Voltò l’ennesimo tronco ed inciampò nuovamente, battendo il capo contro una roccia.
Rimase distesa intontita per alcuni interminabili secondi, quanti bastarono e farla sobbalzare ai respiri ansimanti sopra di lei.
Con uno scatto si mise a sedere, irrigidita come un cadavere.
Gli occhi sbarrati potevano finalmente concepire cosa fosse davvero il terrore: quattro contadini tenevano per il guinzaglio i loro cani ringhianti, altri sei impalati innanzi a lei impugnavano le loro armi campestri, mentre due figuri completamente vestiti di nero la fissavano imponenti dall’alto.
Uno di questi, che portava un enorme cappello nero e una lunga barba bianca, fece un passo avanti.
La donna indietreggiò terrorizzata e subito tre contadini le furono addosso, immobilizzandola.
Urlò di orrore, o almeno le sembrò di averlo fatto, perché non udì neppure un suono fuoriuscire dalla sua bocca.
Poi percepì un forte colpo sulla nuca e perse i sensi.

Quando si risvegliò, chissà quanto tempo era passato, si ritrovò inginocchiata a testa bassa, con le mani legate dietro la schiena.
Tentò di muoversi, divincolarsi, ma capì subito quanto questo fosse inutile e avvertì la fine sopraggiungere.
Si guardò attorno e percepì le parole di un uomo che riconobbe fra i suoi inseguitori. Aveva un un lungo mantello nero.
Le cadde lo sguardo sulle sue scarpe con la grande fibbia lustra e capì che era il vecchio incontrato nella locanda, assorto in una sorta di trance, proferiva parole rivolte all’Eterno, invocando la pietà ed il perdono per la povera anima dannata.
I loro sguardi si incrociarono per un attimo, prima che gli occhi del vecchio scrutassero altrove, e si sentì sollevare a piccoli strattoni tramite una grossa fune che le bloccava i bicipiti ed il petto.
Provò un dolore lancinante fra le scapole, dentro al costato e sulle spalle.
Fece forza. La sua carne, già irrigidita dal freddo, le parve squarciarsi.
Gli strattoni cessarono.
Aprì gli occhi e vide tre, quattro metri sotto di sé, quella piccola folla muta con il capo chino.
Si rese conto di avere un grosso cappio attorno al collo e ne fu atterrita. Ma non disse nulla.
Li squadrò tutti quanti, con odio e disprezzo. Fu come maledirli.
Dopo pochi secondi il vecchio fece un cenno e fu un attimo: si sentì precipitare e non provò più nulla.
Il vecchio emise un sorriso che sembrava un ringhio ed estrasse dalla sua bisaccia due ciondoli con iniziali...il suo lavoro non era ancora finito..un'altra vita avrebbe trovato ben presto la morte e sorrise lasciando intravedere i suoi denti appuntiti e gialli.
Il cadavere di Flores rimaneva appeso per il collo spezzato, con le mani ancora legate e gli occhi sbarrati, e questa fu' la fine...la fine di Flores...o forse...forse fu' solo l'inizio...l'inizio di una lunga storia fantastica.


STARTRADER

La luce di un tiepido sole filtrava dalla finestra della stanza della giovane Dhelia.
I suoi occhi si aprirono lentamente e ...svogliatamente...era già giorno, doveva alzarsi.
L'acqua nel catino era fredda, ma lei non ci fece caso...assorta ancora nei suoi primi pensieri mattutini, assaporando una tenue luce che presagiva una bella giornata di sole, si avvicinò alla porta dell'uscio.
Uscendo dalla sua stanza vide quella di suo padre ancora chiusa e buia...stava dormendo.
Strano per lui non alzarsi all'alba, ma negli ultimi giorni i comportamenti strani non si contavano più, e lei cercava di assecondarlo il più possibile sperando che presto, questo stato di apatia se ne andasse, e che lui tornasse ad essere quell'uomo pieno di vita che era sempre stato.
Decise quindi di non fare rumore per non svegliarlo, e di uscire per andare in paese a prendere due cose che mancavano in casa per cucinare un pranzetto per suo padre.
I pensieri di Dhelia erano sempre rivolti a lui, a quell'uomo così importante che l'aveva cresciuta, e che era sempre stato il centro della sua vita.
L'amore che provava Dhelia per suo padre era incontenibile...un amore grande come il mare, un rispetto enorme verso un uomo che le aveva insegnato i valori della vita, la bellezza della natura...l'importanza di essere capaci di amare...
In silenzio e in punta di piedi oltrepassò la soglia di casa…
L’aria fredda la fece rabbrividire, mosse il primo passo verso il sentiero quando sentì una voce dietro di lei.
“La morte non è mai morte, come la intendiamo noi…ci stacchiamo solo dal corpo terreno ma l’anima è qui in tutta la sua forza e potenza…”
“Chi sei?” Domandò Dhelia “spaventata dall’inaspettata presenza che non aveva sentito arrivare.
La vide in volto, con i suoi lunghi capelli neri …riconobbe allora il forestiero che aveva visto passare davanti alla sua casa solo il giorno prima.
“ mi chiamo Flores, ma che importa?” Disse guardando Dhelia con dolcezza “sono qui per te, per starti vicino e farti sapere che la morte non è morte…che il male si sconfigge benissimo anche se sembra che la partita l’abbia vinta lui…non devi mai perderti d’animo perché non sarai mai sola, anche quando sentirai che nessuno potrà mai capirti…anche quando ti sembrerà che il mondo t’abbia abbandonata, che Dio si sia dimenticata di te portandoti via tutto e tutti!
Non sarai mai sola…comunque sia…io sarò sempre qui…”
“Ma io non mi sento affatto sola, e….” Un rumore dietro un cespuglio le fece sobbalzare il cuore…si voltò di scatto per vedere da dove veisse e cosa fosse…ma non vide nulla…chissà forse una volpe o un animale selvatico che aveva attraversato il sentiero…
Si voltò nuovamente verso Flores ma…lei non c’era più…
I suoi occhi increduli e sorpresi vagarono allora tutto intorno per cercarla…dove era potuta andare così alla svelta senza nessun rumore?
Era come svanita nel nulla…
Dhelia riprese il cammino lentamente ripensando a quel volto così bello e sereno…così confortante nel suo modo di esprimersi…chissà che voleva da lei, chissà che aveva cercato di dirle…era qui per lei…perché poi?
Dhelia non aveva bisogno proprio di nessuno…lei e suo padre stavano benissimo…lei era giovane ancora…aveva 17 anni e non pensava ancora ad un uomo…aveva la serenità della sua casa cosa poteva desiderare di più?
Non volle più pensarci…forse era solo una folle e magari non l’avrebbe mai più vista per tutto il resto della sua vita…o forse l’avrebbe rincontrata in paese proprio adesso che ci stava andando e magari si sarebbe spiegata meglio…
La mente di Dhelia era affollata da mille pensieri, e si accorse all’improvviso di trovarsi già davanti al negozio dove avrebbe dovuto comprare.
Nella bottega c’erano già due donne che parlavano concitatamente con la signora del negozio…la signora Adelaide.
“Una strega????” Disse una delle donne.
“Si proprio una strega!!! Ma non abbiamo più nulla da temere in paese…l’hanno impiccata… io lo so con certezza, c’era anche mio marito…”
“M’hanno detto che era una ragazza molto bella…”
“Oh no…”disse la terza “era molto giovane ma aveva la faccia da strega, come poteva essere bella se era una strega?”
“Magari è tuo marito che l’ha vista così…perché è molto sensibile alla bellezza femminile…” La malignità di quest’ultima fece zittire le donne che si accorsero dell’ingresso di Dhelia.
“Buon giorno Dhelia, tutto bene?” Fece Adelaide “Tuo padre sta bene? E un po’ che non lo vedo!”
“ Si grazie!” Rispose la ragazza ancora con la testa tra le nuvole “C’era una strega in paese?”
“Si, una forestiera, è arrivata ieri in paese, una ragazza molto giovane accompagnata da un servo…” Rispose Adelaide mentre le passava la scatola di sale che Dhelia aveva indicato con la mano come suo desiderio.
Fu allora che Dhelia capì che si trattava della ragazza che aveva incontrato quella mattina…e il suo viso si fece titubante…
“Ma…l’hanno impiccata?” Chiese preoccupata “…stamattina?...Adesso?”
“Si Dhelia, l’hanno impiccata ma non stamattina…l’impiccagione è avvenuta questa notte!”
Il pacco di sale cadde dalle mani di Dhelia, che non riuscì a pronunciare parola.
“Perché questa reazione? La conoscevi?”
“…No…no…solo…mi dispiace quando apprendo la notizia della morte di qualcuno…”e senza proferire altra parola pose i soldi sul bancone e se ne andò incredula.
Poteva essere lei? Ma se era già morta?
Le sue parole rimbombavano nella sua testa…corse a casa col cuore in tempesta…cominciò ad avere la sensazione che qualcosa non andava…
Il fiatone quasi non la faceva respirare…non accorse neppure di aver sbattuto la porta dopo essere entrata…
Suo padre era l’unica persona che riempiva i suoi pensieri adesso…
La sua stanza era ancora chiusa come l’aveva lasciata…vi entrò e spalancò la finestra perché la luce potesse mostrarle il rassicurante volto di suo padre…
Lui era coricato su un fianco, gli occhi chiusi quasi come se avessero trovato una pace che cercava da troppo tempo oramai…
“Padre?” Disse lei piano appoggiando delicatamente una mano sulla sua fronte.
Le lacrime cominciarono a bruciare sulle sue guance e nella sua gola quando si accorse che suo padre non si svegliava nemmeno scrollandolo…suo padre non respirava più…era andato a cercare l’angelo che lo aveva sposato e con cui aveva avuto lei Dhelia…era andato a ricongiungersi con l’amore della sua vita…la madre di Dhelia.
Adesso le parole di Flores acquisivano tutto il loro significato…

(Fine prima parte)

01/02/2006 16:18
 
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