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Hermann Hesse

Ultimo Aggiornamento: 06/11/2007 21:36
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STANCO D'AMORE
Hermann Hesse
Nei rami s'addormenta cullando
il vento stanco. La mia mano
lascia un fiore rosso sangue
morire lacerato sotto un sole rovente.
Ho già visto fiorire e morire
molti fiori;
vengono e vanno gioie e dolori,
e custodirli nessuno può.
Anch'io ho sparso
nella vita il mio sangue;
non so però, se mi dispiace,
so solo, che sono stanco.
14/06/2006 09:16
 
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A sera


A sera vanno le coppie di amanti
lentamente attraverso il campo,
donne sciolgono i loro capelli,
commercianti contano i soldi,
sul giornale della sera leggono ansiosi
i borghesi le novità,
fanciulli agitano piccoli pugni
dormono sonni profondi e lunghi.

Ognuno compie le proprie azioni
adempie al sublime dovere,
borghesi, poppanti, coppie di amanti -
eccetto me?

Certo! Neppure delle mie azioni serali
delle quali sono schiavo
lo spirito del mondo può privarsi,
anch'esse hanno un senso.

E così affondo e risalgo,
danzo nelll'intimo,
canticchio sciocchi canti di strada,
lodo Dio e me stesso,
bevo vino fantasticando
di essere un pascià,

avverto noie ai reni,
sorrido e bevo anche di più,
dico si al mio cuore
(al mattino non è possibile)
da dolori del passato
giuocando intesso una poesia,
vedo la luna e le stelle ruotare,
ne percepisco il significato
e via con loro mi sento andare
non importa dove.


[SM=x660328]
[Modificato da BeatAurora 09/08/2007 19:49]
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Hermann Hesse



Nasce a Calw, in Germania, nel 1877. Viene insignito nel 1946 del premio Nobel per la letteratura. Le sue opere, incentrate su personaggi alla ricerca di se stessi, hanno affascinato intere generazioni, conoscendo un vasto successo che dura ininterrotto dagli anni Sessanta e Settanta. Dop aver abbandonato gli studi in seminario, prosegue la sua formazione da autodidatta: lo spirito ribelle e polemico contro ogni valore istituzionalizzato trova espressione nelle trame dei primi due romanzi Peter Camenzind (1904) e Sotto la ruota (1906).

Durante la prima guerra mondiale, coerentemente alle sue idee pacifiste, lascia la Germania e si trasferisce in Svizzera, di cui prende la cittadinanza nel 1923. La sua narrativa, influenzata dalle teorie di Carl Gustav Jung, va alla ricerca di nuovi valori in alternativa a quelli tradizionali, avvertiti come non più validi.

Le sue opere più celebri sono: Demian (1919), sul tema del dualismo simbolico fra il personaggio onirico Demian e l'individuo reale Sinclair; Siddharta (1922), che rielabora in toni lirici vicende della vita giovanile del Buddha, riflette l'interesse per il misticismo orientale. Nel Lupo della steppa (1927), la duplice natura interiore del protagonista, umana e lupina, è simbolo del conflitto fra individualità ribelle e convenzioni borghesi, tema ripreso in seguito con Narciso e Boccadoro (1930). Con l'ultimo romanzo, Il gioco delle perle di vetro (1943), ambientato in un utopico futuro, Hesse riprende i temi e i motivi delle opere precedenti, intessendoli in una più fitta trama di riferimenti culturali.

Muore a Lugano nel 1962; l'ultima poesia che leggerete in questa piccola antologia, Scricchiolio di un ramo spezzato, la scrive il giorno prima della sua morte.

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Scricchiolio di un ramo spezzato


Ramo spezzato e scheggiato,
che ormai pende anno dopo anno
e asciutto scricchiola al vento il suo canto,
senza più fogliame né scorza,
spelato, scialbo, di lunga vita
di lunga morte stanco.
Secco risuona e tenace il suo canto,
caparbio risuona e in segreto angoscioso
ancora per tutta un'estate,
per tutto un inverno ancora.


[SM=x660328]
[Modificato da BeatAurora 09/08/2007 19:50]
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GRAZIE AURORA ADORO QUESTO POETA E SCRITTORE,
E QUESTA MATTINA HO ESAUDITO IL MIO CUORE LEGGENDOLO,
E MERAVIGLIOSO..COME SCRIVE,COME ESPRIME
L'ANIMA,TOGLIE IL RESPIRO.. [SM=x660499] [SM=x660246]






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Occhi scuri


Oggi in questa notte calda
dolce come il profumo di fiori esotici,
svegliati ad una vita che scotta.

La mia nostalgia ed il mio amore
e' tutta la mia fortuna e sfortuna
e' scritta come una muta canzone
nel tuo sguardo oscuro da fiaba.

E' la mia nostalgia ed il mio amore,
sfuggito al mondo e ad ogni suo rumore,
si e' costruito nei tuoi occhi oscuri
un segreto trono da re.


[SM=x660328]
[Modificato da BeatAurora 09/08/2007 19:51]
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Sono una stella


Sono una stella del firmamento
che osserva il mondo, disprezza il mondo
e si consuma nel proprio ardore.

Io sono il mare di notte in tempesta
il mare urlante che accumula nuovi
peccati e agli antichi rende mercede.

Sono dal vostro mondo
esiliato di superbia educato, dalla superbia frodato,
io sono il re senza corona.

Son la passione senza parole
senza pietre del focolare, senz'arma nella guerra,
è la mia stessa forza che mi ammala.



[SM=x660328]
[Modificato da BeatAurora 09/08/2007 19:51]
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...anch'io lo adoro, posso postare questa? penso di si [SM=g27822]


Il principe


Volevamo costruire assieme
una casa bella e tutta nostra
alta come un castello
per guardare oltre i fiumi e i prati
su boschi silenti.

Tutto volevamo disimparare
ciò che era piccolo e brutto,
volevamo decorare con canti di gioia
vicinanze e lontananze,
le corone di felicità nei capelli.

Ora ho costruito un castello
su un'estrema e silenziosa altura;
la mia nostalgia sta là e guarda
fin alla noia, ed il giorno si fa grigio,
principessa, dove sei rimasta?

Ora affido a tutti i venti
i miei canti arditi.
Loro devono cercarti e trovarti
e svelarti il dolore
di cui soffre il mio cuore.

Devono anche raccontarti
di una seducente infinita felicità,
devono baciarti e tormentarti
e devono rubarti il sonno,
principessa, quando tornerai?
22/11/2006 20:09
 
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Pioggia


Pioggia fiacca, pioggia estiva
dai cespugli rumoreggia, rumoreggia dagli alberi.
Com'è bello e benedetto
sognare ancora a sazietà.

Fuori a lungo me ne stetti nella luce,
desueta mi è quest'onda:
dimorare nel proprio intimo
da nessuna terra estranea essere attratto.

Niente desidero. niente bramo,
accenno lievi canti infantili,
stupido a casa sono approdato
nella vaghezza calda dei sogni.


Cuore, come sei lacerato dalle ferite,
come sprofondi cieco e beato
di non pensare, di non sapere,
solo alitare, solo sentire.


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Luce del mattino



Gioventù, paese cento volte dimenticato
e perduto, luce della vita, oggi m'inondi
di un tuo tardivo sapere, sprizzato
dal lungo, greve sonno dell'anima profonda.
Dolce, soave luce, sorgiva appena nata!

Tra allora e adesso l'intera vita,
ahi, troppo spesso opima, superba ritenuta,
non conta più. Voi sole, a me restituite,
odo, fiabesche melodie perdute, giovani, e insieme vecchie eternamente,
obliati, antichi fanciulleschi canti.

Su ogni turbine, polvere vorticante,
splendi lassù, alta sul mio cammino,
oltre i falliti sforzi del vagabondo errore,
fonte serena, pura luce del mattino!



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Canzone d’amore

Per dire cos’ hai fatto
di me, non ho parole.


cerco solo la notte
fuggo davanti al sole.

La notte mi par d’oro
più di ogni sole al mondo,
sogno allora una bella
donna dal capo biondo.

Sogno le dolci cose,
che il tuo sguardo annunciava,
remoto paradiso
di canti risuonava.


Guarda a lungo la notte
e una nube veloce-
per dire cos’ hai fatto
di me, non ho la voce.

Hermann Hesse

12/02/2007 10:20
 
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Mondo Splendido



Sempre e poi sempre, o vecchio o giovane torno a
avvertire:
una montagna notturna e al balcone una donna
silenziosa,
bianca una strada al chiaro di luna in lieve pendio
e ciò mi lacera il cuore nel petto atterrito di
struggimento.

O mondo ardente, o tu chiara donna al balcone,
cane che abbai nella valle, treno lontano che passi,
come mentite, come atroci ingannate me ancora,
e pur tuttavia voi siete sempre il mio sogno e
delirio più dolce.

Spesso ho tentato la strada per la tremenda
"realtà"
dove hanno valore mode, assessori, leggi, e denaro,
ma solitario mi sono involato, deluso e liberato,
verso là dove sogno e beata follia zampilla.

Afoso vento notturno negli alberi, scura zigana,
mondo ricolmo di nostalgia pazza e profumo di poesia,
mondo splendente, di cui sono schiavo eternamente,
dove a me guizzano i tuoi bagliori, dove riecheggia
per me la tua voce.


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Smarrrimento


Sonnanbulo, a tastoni mi trascino attraverso bosco
e precipizio,
fantastico mi attornia un cerchio magico
ardendo, indifferentemente se io segua dannato o
vezzeggiato

devotamente l'intimo comando.

Quante volte la realtà in cui vivete
mi ha ridestato e richiamato a sè!
io stavo in lei deluso ed atterrito
e di nuovo mi sono dileguato.

O calda patria a cui voi mi strappate
sogno d'amore cui mi avete sottratto,
a rifugiarsi in te per te mille vie segrete
torna il mio essere, come ritorna l'acqua verso
il mare.

Mi guidano furtive sorgenti canore,
agitano uccelli di sogno piumaggi lucenti
della mia infanzia di nuovo riecheggia il suono,
nell'intreccio d'orato nel ronzare soave dell'api
mi trovo in singhiozzi accanto alla madre di nuovo.


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