MILANO (12 settembre) - La nuova grande paura delle aziende sono le caselle di posta elettronica invase da messaggi spazzatura. Un problema non solo psicologico, ma che si ripercuote anche sulla produttività e che ha costi elevati.
I messaggi-spazzatura (spamming), oppure le mail trappola per truffare la gente invitandola a entrare su falsi siti per rubare dati sensibili o numeri di conto corrente o di carta di credito (phishing), "rubano" tre settimane lavorative all'anno - per l'individuazione e l'eliminazione - e costano oltre duemila euro ogni 12 mesi per ogni postazione che utilizza la mail. E' quanto emerge da uno studio di Meta Comunicazione, condotto con interviste a 130 responsabili informatici di grandi aziende.
Per il 43% degli intervistati, ogni anno un utente riceve quattro-cinquemila messaggi di spam, stima che sale a seimila per il 26% e a settemila per il 19%. Mail che imitano informative bancarie, o che pubblicizzano farmaci, casinò on-line e siti a luci rosse. I danni sono un calo della produttività, costi aggiuntivi per dotarsi di programmi di protezione, rischi per la sicurezza, possibilità di cancellare per sbaglio messaggi utili.
«È un fenomeno in crescita: filtri e blocchi - spiega Saro Trovato, presidente di Meta Comunicazione - non sembrano riuscire ad arginare l'immondizia elettronica. Un danno enorme per chiunque opera con la posta elettronica, ma soprattutto per le aziende».
ilmessaggero