ma anche manicure e pedicure portano rischi
ROMA (4 ottobre) - Non bastavano piercing e tatuaggi a mettere a rischio la salute del fegato, anche manicure e pedicure possono costituire un pericolo e ancora di più le pasticche di ecstasy, in grado di provocare epititi fulminanti. L'allarme arriva dagli esperti riuniti per il convegno "Malattie del fegato e ricerca in epatologia". Il rischio legato all'assunzione di droga si sta presentando tra i giovanissimi e quando si riesce ad arrivare in tempo solo il trapianto può salvare la vita. «Attualmente se ne registrano pochi casi l'anno, che non giustificano un vero e proprio allarme epidemiologico. Però, rappresentando circa il 2% delle indicazioni al trapianto di fegato in Italia, ed è un fenomeno da tenere sotto osservazione». Ha sottolineato Umberto Cillo, responsabile del Centro trapianti di Padova. «La patologia - ha spiegato Cillo - viene scatenata da una reazione idiosincratica alle sostanze contenute nelle pasticche di droga. Non è nemmeno possibile fare un identikit delle persone più a rischio, perchè può colpire chiunque in qualsiasi momento, anche poche ore dopo il consumo dell'ecstasy. Alcune forme sono talmente gravi che nei pazienti sopraggiunge la morte cerebrale ancora prima di arrivare al trapianto d'urgenza».
In aumento anche le epititi da abuso di farmaci come la nimesulide, a cui secondo gli esperti si ricorre con troppa facilità. Attenzione anche a mani e piedi: se gli strumenti per la loro cura non sono sterilizzati alla perfezione il rischio epatite è in agguato. Quello che poi deve mettere ancora più in guardia è la asintomatologia con cui si presenta l'epatite C che spesso viene diagnosticata quando ormai è troppo tardi. Da qui la richiesta dell'Associazione italiana per lo studio del fegato che propone screening mirati per le categorie a rischio.
Le malattie del fegato in Italia colpiscono circa 8 milioni di persone, otre 20.000 i morti all'anno provocati da cirrosi e cancro; oltre un milione di italiani sono inoltre portatori del virus dell'epatite C e almeno il 10% di chi si infetta è destinato a sviluppare cirrosi e tumore.
Ilmessaggero