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Aids,

Ultimo Aggiornamento: 30/10/2008 10:06
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ricercatori italiani scoprono piccola molecola in grado di bloccare l'Hiv




ROMA (28 ottobre) - Una piccola molecola diretta contro un'enzima cellulare si è rivelata in grado di bloccare l'infezione dell'Hiv. La scoperta, frutto di una ricerca congiunta del Cnr e dell'Università di Siena, secondo gli esperti, apre nuove possibilità di cura dell'Aids dato che un farmaco diretto contro un enzima cellulare avrebbe più probabilità di conservare la sua efficacia anche per tempi lunghi di terapia. Le terapie attuali si basano invece su farmaci diretti contro enzimi virali, che sviluppano facilmente farmacoresistenze. In pratica si tratta di colpire virus "alle spalle". Non si agisce direttamente sul virus ma sui "macchinari cellulari" della persona infettata dirottati dal virus per replicarsi e diffondersi nell'organismo. La scoperta, pubblicata sul Journal of Medicinal Chemistry, è stata fatta da ricercatori del Laboratorio di Virologia Molecolare diretto da Giovanni Maga presso l'Istituto di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pavia (Igm-Cnr), in collaborazione con il Laboratorio di Chimica Farmaceutica dell'Università di Siena, diretto da Maurizio Botta. La dimostrazione è stata fatta su cellule in provetta. Ad essere colpita è la proteina umana chiamata DDX3, la quale suo malgrado, aiuta il virus a replicarsi.

«Il virus HIV - spiega Giovanni Maga dell'Igm-Cnr - è un parassita delle cellule umane e dunque non è capace di riprodursi al di fuori dell'organismo infetto». Per moltiplicarsi, infatti, l'Hiv si introduce in una cellula, solitamente un linfocita del sangue, e la spoglia delle sue risorse nutritive ed energetiche per duplicare il proprio genoma e costruire nuovi virioni. «All'interno della cellula infetta - continua Maga - il virus prende il controllo di numerosi enzimi cellulari, obbligandoli a lavorare per produrre nuove particelle virali. Uno di questi enzimi è la proteina cellulare DDX3 che ha il compito di facilitare il flusso di informazione genetica tra il nucleo, dove l'informazione viene custodita, e il citoplasma, dove l'informazione viene tradotta in nuove proteine».

I ricercatori hanno utilizzato tecniche computerizzate per disegnare una molecola su misura per la proteina DDX3, che è stata poi sintetizzata e provata nei test biologici. «Questa piccola molecola - sottolinea Maga - si è dimostrata in grado di bloccare l'azione di DDX3, causando l'interruzione della replicazione virale dell' HIV, senza però danneggiare le cellule non infette».

«Si tratta sicuramente di un approccio interessante e del tutto nuovo - ha commentato il lavoro Giovanni Rezza, responsabile del Dipartimento delle Malattie infettive parassitarie presso l'Istituto Superiore di Sanità - ma di certo, anche a giudicare dalla rivista su cui è pubblicato lo studio, si tratta di una ricerca di base con potenziali ricadute solo a lungo termine; bisogna dunque rimanere cauti sul valore applicativo di questa scoperta». Se la fattibilità dell'approccio «fosse dimostrato in vivo su animali e poi sull'uomo potremmo un giorno avere a disposizione farmaci del tutto nuovi e contro i quali il virus molto difficilmente potrebbe acquisire resistenze». Rezza ipotizza di attaccare il virus su due fronti «con una terapia multipla a base di farmaci classici, che colpiscono il virus direttamente, e di una nuova classe di farmaci che miri invece alle proteine umane che aiutano l'Hiv».


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