Baglioni da questa sera a Roma:

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BeatAurora
00giovedì 27 novembre 2008 12:04
un'opera pop per Piccolo grande amore

di Marco Molendini
ROMA (26 novembre) - Non è un caso che Claudio Baglioni abbia fatto pace con la sua canzone più famosa e celebrata proprio ora, mettendo in moto un’operazione che trasforma Questo piccolo grande amore in un concerto-spettacolo, in un libro e in un film.

Un prova di maturità che non è cosa da poco, visto che c’è stata una lunga stagione in cui Claudio l’ha trascurata, non suonata nei concerti e, quando lo faceva, praticamente la trasfigurava. «Ho fatto un po’ come De André con La canzone di Marinella o De Gregori con La donna cannone» confessa adesso che è venuto il momento del riscatto. Il libro e il film usciranno con il nuovo anno, il concerto invece ha già debuttato a Milano, dieci giorni al Teatro Allianz, e da oggi è in scena a Roma al Gran Teatro e lo sarà fino al 6 dicembre.

Un concerto speciale che ha l’ambizione di un’opera pop e, insieme, rivendica quantomeno di una sensibilità verso il ’68 e dintorni. Il tutto suggerito dalla storia d’amore («un amore che finisce per incapacità di crescere») della canzone scritta 36 anni fa, riferimento di un originale concept album «che doveva essere una suite con orchestra - ha spiegato Baglioni -. Quando i capi della Rca, in particolare Ennio Melis, lo sentirono decisero di puntare su Questo piccolo grande amore: ”Abbiamo finalmente uno che scrive belle canzoni d’amore in un’epoca di pugni chiusi”». E tagliarono di netto velleità e un paio di brani: In viaggio, dove c’erano i suoni di una manifestazione studentesca, e Questa strada da fare.

Quell’identikit di interprete dei sentimenti gli è rimasto appiccicato addosso. In anni di impegno, schieramenti, proteste e bandiere, lui era il cantautore timido e intimista, decisamente diverso dagli altri colleghi, anche quelli della scuola romana. «Ho sofferto a lungo - ammette -. Ma oggi la cosa non mi ferisce più». E così eccolo tuffarsi con entusiasmo e la solita pignoleria nell’impresa, recuperando anche i due brani tagliati che, adesso, sono rientrati nel progetto originario limati, arrangiati e messi in scena come in un musical senza scene, assieme ai testi tratti dal suo romanzo ispirato alla canzone (racconta la storia di Andrea, architetto di successo ma inaridito nei sentimenti, che riscopre l'amore ritrovando Giulia, fiamma dell'adolescenza) e alle immagini del film girato dal regista Riccardo Donna (storia di due innamorati nella Roma degli anni Settanta che per certi versi ha accenti di teenstory un po’ alla Moccia).

Uno spettacolo in 42 titoli che per titolo ha l’acronimo QPGA con l’appendice inevitabile di un viaggio fra i classici (Mille giorni di te e di me, Avrai, Strada facendo). Due ore e mezza sode e toste che avranno un seguito a Napoli e poi saranno riprese in primavera e estate con una grande orchestra. Nel frattempo saranno usciti il libro (fine febbraio), il disco («a marzo e ci sarà il contributo di 40 ospiti» a cominciare da Fiorello in Porta Portese) e l’edizione cinematografica. «Finora avevo sempre rifiutato la proposte di tradurre in film la mia canzone e anche stavolta ci ho messo un po’ per convincermi» confessa Claudio. Ma adesso che si è lanciato ed è contento. In fondo è bello far la pace con la propria canzone più famosa.

ilmessaggero
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