Fifoni si diventa

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BeatAurora
00martedì 26 giugno 2007 10:50

Dare a qualcuno del “coniglio” non significa propriamente esaltarne il coraggio.
Eppure, anche questo animale fifone per antonomasia, se cresciuto al riparo da volpi e faine, potrebbe rivelarsi più impavido del previsto. La paura dei predatori infatti, secondo alcuni etologi americani, non è un istinto innato, ma si sviluppa soltanto negli animali costretti a condividere il proprio habitat con altri che potrebbero mangiarli. Vale a dire: rimuovendo i leoni dalla savana, probabilmente si vedrebbero zebre spavalde, che non temono niente e nessuno. Ma è vero anche il contrario: se si ripopola una regione di lupi, le alci e gli agnellini cominciano ad alzare il loro livello di vigilanza e, se possono, cercano un posto più tranquillo.
Gli esperti della Wildlife Conservation Society - che si occupa della tutela degli animali selvatici nel mondo - sono arrivati a questa conclusione comparando il comportamento di prede residenti in aree abitate da predatori (di vecchia data o appena reintrodotti) con quello di abitatori di luoghi in cui i carnivori sono assenti da un pezzo. A tutte le prede sono stati fatti ascoltare versi di lupi, orsi e tigri. Ma mentre quelle già avvezze a un simile “vicinato”, udito il suono, se la sono data subito a gambe, gli animali non abituati a temere costantemente per la propria vita non hanno fatto una piega.


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