I Maya

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BeatAurora
00giovedì 14 aprile 2005 18:10
I Maya: un popolo scomparso?

I Maya non conoscevano la ruota e non avevano animali da tiro cosicchè costruirono una fittissima rete di canali con i quali riuscivano a trasportare tutte le loro merci. I Maya che tutt'ora vivono nei territori in Guatemala, Salvador, Yucatan e Honduras sono i diretti discendenti di quella antica civiltà distrutta dai conquistadores spagnoli. Fisicamente sono individui tarchiati, con gambe muscolose visi molto larghi e zigomi sporgenti. Hanno capelli neri ed occhi scuri e il tipico naso adunco.

I Maya erano grandi astronomi ed alzavano dei monumenti per iscrivere date e aggiungevano sotto le date i movimenti di Venere o degli dei regnanti in quel periodo, infatti per loro i giorni erano dei avevano un numero ed un nome ed era retto da una coppia di Dei. Le città erano centri di raduno infatti il popolo viveva nei paraggi e si spostava in occasione dei mercati, feste religiose o spettacoli. Lo stato Maya era ben organizzato e necessitava di architetti scultori pittori operai ed era governato da un Halac Vinic "Vero Uomo" che si spostava solo su lettiga con un copricapo di piume alto un metro le sue vesti e gli ornamenti erano ricchi. C'era poi un Batab "Governatore" vari esattori funzionari capitani e sacerdoti veri e propri intellettuali. Le capanne delle famiglie Maya contenevano dei letti modesti, le immagini degli dei, utensili, attrezzi per seminare, telai su cui filavano le donne, trappole per animali, un mortaio per il mais, recipienti di legno, i caratteristici ponchos che servivano per coperta di notte e mantelli di giorno.

A base dell'agricoltura c'era la coltivazione del mais su un terreno molto fertile però poco profondo, bastava infatti fare un buco con un bastone e gettarvi il seme per avere il raccolto. Venivano inoltre coltivati fagioli, cotone, canapa, patate dolci e cacao. Pescavano molto pesce e si cacciavano daini armadilli tartarughe conigli fagiani vi erano tacchini polli e anatre.

Ai bambini si appiattiva la testa inoltre gli si procurava un accentuato strabismo. Quando i giovani Maya arrivavano alla maggiore età (14 anni i maschi, 12 le femmine) i sacerdoti versavano acqua purificata sui ragazzi facendoli diventare a tutti gli effetti adulti. Per quando riguarda la religione sappiamo che i Maya adoravano molti dei e che praticavano molti sacrifici umani, resta però il mistero della loro scomparsa molti studiosi hanno formulato varie ipotesi ma al giorno d'oggi la verità resta sconosciuta.


BeatAurora
00giovedì 14 aprile 2005 18:19
Secondo la visione ciclica dei Maya gli eventi sono destinati a riprodursi dopo un determinato periodo, la cui valutazione è quindi essenziale per poterli prevedere e nel caso, prevenire. Gli studi di Astronomia sono correlati al controllo dei cili degli eventi: i Maya giunsero a prevedere le eclissi di sole, i cicli della luna e di Venere. I Maya giunsero a prevedere le eclissi di sole, i cicli della luna e di Venere. I Maya si distinguono tra le civiltà antiche per la precisione delle osservazioni astronomiche, precisione ancor più sorprendente se si tiene conto del fatto che non disponevano di strumenti ottici o dispositivi per la misurazione del tempo. Oltre al Sole, i Maya studiarono la Luna, Venere e le costellazioni. Il mese lunare determinato dai Maya era alternativamente di 30 giorni o 29 giorni approsimando così il periodo sinodico di circa 29,5 giorni che noi oggi conosciamo. Uno dei pochi codici giunti fino a noi dimostra che erano in grado di prevedere le eclissi. Rilevante è anche la costruzione del " Castillo", la piramide di Chicen Itza, che all' equinozio disegna, con l' ombra, il serpente piumato Tenocotlan sul bordo laterale degli scalini della piramide..

Origine del Cosmo

La cosmogonia maya è descritta nei pochi codici giunti a noi e nel grande racconto scritto in caratteri latini dopo la conquista denominato " Popol Vuh ". Secondo i Maya il mondo fu generato da Hurakàn, il cuore del cielo. Gli dei costrirono nel nulla originario la terra orientata nei quattro punti cardinali; crearono poi gli animali, le piante e l' uomo. Tale leggenda è alla radice della cosmogonia maya. Il mondo Maya appare infatti quadripartito, con quattro dei " atlanti " sostenitori del cielo, i BACABOOB . Nei miti Maya ricorrono le figure di due gemelli !!. Gli uomini dell' ultima era, la nostra, sono composti di mais, e nel loro corpo scorre la bevanda del mais. La missione degli uomini è nutrire gli dei.

zaccaria cat
00domenica 17 aprile 2005 20:00
io amo gli INCAS
mi permetto di mettere un mio disegno e un midi....
se disturba togliete il midi

ciao Nì[SM=g27823]




BeatAurora
00lunedì 18 aprile 2005 05:15
Bellissimo il disegno!![SM=x660287]
Grazie per averlo postato!!
Amo tutte le civiltá antiche, presto apriró anche un topic sugli Incas..
se vorrai potrai partecipare..!!

[SM=x660329]

zaccaria cat
00mercoledì 20 aprile 2005 18:00
maya........
Ardea Cinerea
00mercoledì 20 aprile 2005 18:17
Re: io amo gli INCAS

Scritto da: zaccaria cat 17/04/2005 20.00
mi permetto di mettere un mio disegno e un midi....
se disturba togliete il midi

Complimentissimi per il disegno
Ardea [SM=x660559]

P.S. Beat interessante la nuova cartella!
BeatAurora
00venerdì 2 dicembre 2005 17:52

Uno dei celeberrimi affreschi di Bonampak
BeatAurora
00venerdì 2 dicembre 2005 17:56
Il Castillo di Tulum, proprio sopra il Mar Caraibico



BeatAurora
00martedì 7 febbraio 2006 20:16
Maya tra lettere e… pallone

Una serie di geroglifici sono stati scoperti da alcuni archeologi in un tempio Maya del Guatemala: erano dipinti con precise linee nere sul fondo bianco intonacato di un muro sepolto all'interno di una struttura piramidale, conosciuta col nome di tempio di San Bartolo.
La costruzione risale al tardo periodo preclassico ed è avvenuta in fasi successive tra il 200 e il 300 a.C. La scoperta del team di scienziati capitanato da William Saturno consente di portare indietro le lancette dei primi tentativi di scrittura della civiltà Maya.
Il popolo Maya sembrava infatti essere in ritardo rispetto ad altre popolazioni del Mesoamerica, come gli Olmecchi, dove le prime lettere furono scritte di sicuro intorno al 300 a.C. o, secondo recenti ritrovamenti, addirittura tre secoli prima.
Le prime lettere... Il testo, che appare incolonnato in una sequenza di 10 geroglifici all'origine probabilmente più lunga, è ancora oscuro: gli esperti vi riconoscono i tratti ancestrali della scrittura classica Maya, ma l'interpretazione definitiva è una sfida difficile. Il fatto che anche i Maya abbiano partecipato al primo barlume letterario apre dunque nuovi scenari (e nuovi studi) per gli esperti.
... e i primi calci a un pallone. Insomma la storia dei Maya è ancora tutta da scrivere: e se in Guatemala si indaga sulle loro prime esperienze letterarie, nello Yucatan recenti lavori di edilizia hanno portato alla luce il più antico campo di calcio maya che risale a 25 secolo fa, 5 secoli prima di Cristo.
Lungo 25 metri e largo 4 e mezzo è il primo che si trova nella regione nordovest dello Yucatan. Il gioco del calcio (una via di mezzo tra il moderno calcio e il basket) aveva una funzione rituale: il moto della palla nel campo di gioco riproduceva il moto del Sole e della Luna.



L'iscrizione geroglifica ritrovata in un antico tempio Maya apre nuovi scenari sulle prime aspirazioni letterarie dei Maya. Di significato ancora ignoto, questi segni sono intanto stati trascritti

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focus
BeatAurora
00mercoledì 6 settembre 2006 02:45
I TRE CODICI

Tre codici soltanto sono sopravvissuti, per puro caso, al periodo coloniale, e si trovano a Dresda, a Madrid e a Parigi; un quarto è stato ritrovato da poco. In totale, con i codici dell’altopiano messicano, ci sono pervenuti 17 codici, mentre migliaia di quei preziosi manoscritti sarebbero state distrutte dai conquistatori iberici. Si presentano come lunghi filatteri, piegati a fisarmonica, formati da molti foglietti scritti e dipinti su due facce; la maggior parte sono costituiti da una specie di carta spessa, detta huun, ottenuta martellando le fibre vegetali di una scorza di “ficus cotinifoglia”, un fico selvatico, cosparsa prima di resina (una gomma naturale vegetale) e poi da un sottile strato di calce spenta, spalmata di amido; insomma, una preparazione simile a quella dell’affresco. Una volta piegati e sovrapposti, i foglietti assumevano esattamente l’aspetto di un libro. Alcuni venero realizzati con sottili pelli di daino.

Dipinti sulle due facciate, con tinte chiare e delicate, queste pagine sono piene di testi, disegni e vignette animate da personaggi spesso mistici. Questi libri ci parlano di divinità, di astronomia, di oroscopi, di rituali religiosi, per quel che è dato sapere, perché dei 372 glifi che vi sono stati rinvenuti, 200 restano totalmente incomprensibili.

Il codice di Dresda (detto codex Dresdensis), il più bello e il più complesso dei tre (cm.350X20X9) risale probabilmente all’XI o XII secolo e ricopia quasi sicuramente un originale del periodo classico; parla delle eclissi, della rivoluzione sinodica di Venere, di riti religiosi e di pratiche divinatorie, per ben 70 pagine. Proprio partendo da quel codice della biblioteca di Dresda, Ernst Forstermann, impiegato di quella biblioteca, riuscì a decifrare una parte del calendario Maya, e a compiere il lungo conto che permette di stabilire una data in rapporto al punto di partenza cronologico Maya, grazie a una serie di glifi. Forstermann, in realtà, si era messo in testa di trovare il contenuto di quello strano libro di magia, e fu il primo, nel 1887, a capire che si trattava di tavole del pianeta Venere.
John Teeple, un ingegnere chimico, costretto dal suo lavoro a frequenti viaggi in treno, usò il suo tempo libero per studiare il complesso sistema di correzione di quelle tavole; una di esse, per esempio, da 69 date di eclissi solari possibili per la durata dei 33 anni successivi… alla redazione del codice naturalmente. Questo codice venne scoperto a Vienna nel 1739, e in seguito venne acquistato dalla biblioteca di Sassonia, a Dresda.

Il codice Tro-Cortesianus di Madrid, che è lungo più di sette metri (cm.715X24X13) e comprende 112 pagine, può risalire al secolo XV. Tratta della divinazione e si presenta come un’opera di consultazione per i preti indovini e tratta anche delle cerimonie in rapporto con i problemi artigianali e dei riti legati alla festa dell’Anno Nuovo. Deve essere stato diviso in due in data che non si è riusciti a stabilire; infatti due biblioteche di Madrid ne possedevano un tempo una parte ciascuna, una con il nome di codex Troano e l’altra con il nome di codex Cortesianus. Poi, dimostrato che esse formavano un tutto, i due tronconi sono stati riuniti al Museo di Archeologia e di Storia di Madrid.

Il codice Peresianus della biblioteca Nazionale di Parigi è parimenti abbastanza tardo (XV secolo) e, essendo in cattivo stato, pare incompleto; è lungo circa cm. 145 e presenta soltanto 22 pagine; è anche questo un’opera di consultazione per i preti indovini e può darsi che le profezie di questo manoscritto abbiano un carattere storico poiché gli avvenimenti futuri erano, nella concezione Maya, delle proiezioni del passato, cioè delle ripetizioni inevitabili. Nella seconda facciata parla della divinità di Katun (7.200 giorni pari a due decenni) e del tun (anno), oltre che delle cerimonie legate alla successione di alcuni di quei Katun. Malgrado l’epoca recente, dal punto di vista dello stile si ricollega ai rilievi di Quiriguà e di Piedras Negras.
Venne scoperto nel 1860 in un mucchio di vecchi documenti abbandonati in un deposito della Biblioteca Nazionale di Parigi; e siccome la carta che lo avvolgeva portava il nome di Perez, venne chiamato codex Peresianus.



Maya codice 1



Maya codice 2




Maya codice 3


amca

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