Le tavolette o palette predinastiche , possedevano degli appositi fori per poterle appendere fuori delle abitazioni, segno di ritualità, attualmente non codificata. Nell'epoca tolemaica le tavolette venivano indossate come amuleti, ma non sappiamo con certezza, quale sia il loro significato simbolico. Di particolare importanza è la paletta raffigurante la dea Hathor , con fattezze di una "vacca celeste", arrangiata in modo da sembrare una figura che si può ritrovare nelle prime terracotte predinastiche. Una danzatrice, il cui significato non è chiaro. Probabilmente, ha significato votivo, legato ai riti della fecondità. La figura della dea Hathor è una delle primissime rappresentazioni di divinità che emergono dal mondo predinastico affollato degli animali. Anche altre tavolette ritrovate nello stesso luogo del rinvenimento della paletta di Re Narmer vennero collocate in un tempio dopo mille anni dalla loro fabbricazione, segno che si trattava di cose preziose. In particolare nel luogo di sepoltura si ritrovarono: la paletta di Narmer, il sigillo cilindrico e un frammento della mazza del Re Scorpione. Tutto, venne scoperto nella città di Hierakompolis, centro di grande importanza nel medio regno, e nella zona dove anticamente esisteva l'antica capitale dell' Alto Egitto: Nekhen. La tavoletta di Re Narmer è stata ritrovata nella zona coltivata, completamente coperta da piante, mentre nella zona desertica è stata rinvenuta una rappresentazione importante, che ci mostra come in epoca predinastica esisteva una struttura di costruzione per le imbarcazioni di trasporto mantenuta per 3500 anni. L'imbarcazione ha una timoneria nella zona rialzata, una cabina ribaltata al centro dell'imbarcazione (per il principio della massima evidenza) verso l'osservatore, due insegne, due frecce simbolo di una divinità itifallica (il dio Min) legata ai riti della fecondità. Sopra ad una di queste navi esiste un altro elemento che ricorrerà continuamente anche nella tavoletta di Narmer, una specie di elemento vegetale lungo e fronzuto. All'interno della cinta muraria dove è stata rinvenuta la tavoletta di Re Narmer è sopravissuta una parte dell'entrata, molto simile, alle strutture a sporgenze e rientranze mesopotamiche riportate poi, all'interno di un cartiglio che riproduce il Serek (SRK) o facciata di palazzo. Quest'ultima è stata probabilmente costruita in mattoni crudi, canne e legni utilizzati per rinforzare la struttura. Dal deposito di Hierakompolis è stato rinvenuto un frammento della mazza del Re Scorpione, ed essa rappresenta una iconografia che durerà per millenni: il Faraone, tiene nella mano destra una mazza e massacra i nemici. Vi sono degli elementi riconoscibili: una figura regale identificabile dalla coda taurina e dal corto gonellino allacciato con una spilla alla spalla sinistra, con in testa la corona bianca dell'Alto Egitto e tra le mani, una zappa che ritroveremo fino all'epoca greco-romana. Davanti alla faccia è disegnato uno scorpione, mentre sopra alla testa, compare una stella come nella paletta di Re Narmer. Il re è identificabile forse con Menes o con Narmer (il fonema della zappa corrisponde a Mer, quindi ad una parte del nome Narmer). Per alcuni, si tratta di una scena che rappresenta l'apertura del canale di irrigazione, un atto importantissimo per l'Egitto, altri, pensano si tratti di un atto di fondazione, riprendendo un iconografia che è Mesopotamica (Assurbanipal è raffigurato nell' atto di fondare un tempio ad Uruk, con in testa una grande cesta di vimini colma della terra che servirà per costruire il mattone crudo).
[Modificato da BeatAurora 20/07/2005 16.22]