Live Earth, 150 star suonano per la Terra

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BeatAurora
00venerdì 6 luglio 2007 18:13

24 ore di concerti dall'Australia a New York. Ma l'Italia non c'è

di Simona Orlando


ROMA (6 luglio) - La Terra chiama, la musica risponde dai suoi sette continenti. A partire dalle 9 di domani mattina, il ciclopico evento musicale Live Earth prenderà il via per ventiquattr’ore consecutive, il tempo in cui produciamo settanta milioni di tonnellate di fattori riscaldanti «come se il cielo fosse una fognatura infinita», secondo Al Gore, l’ex vicepresidente americano promotore dell’iniziativa. Due miliardi di spettatori previsti per una vera e propria crociata ambientalista capeggiata da Madonna, che per l’occasione ha scritto la canzone Hey You, il cui ricavato (almeno per il primo milione di downloads) andrà alla Alliance for Climate Protection, diretta da Gore.

Non più ragazza né materiale (a parte le stravaganti richieste in camerino di otto enormi specchi, una corda per saltare, centocinquanta scatole di fragole, té verde biologico, spray per ambienti alla vaniglia) "Madge" si esibirà davanti alle novantamila persone dello stadio di Wembley, mentre i Nunatak lo faranno davanti a diciassette colleghi, tra i ghiacci dall’Antartide, uno dei luoghi in cui è più visibile l’effetto del riscaldamento globale. Del gruppo formato da due ingegneri, un biologo, un metereologo e una guida polare (tutti al lavoro nella base di ricerca britannica del Polo Sud) saranno mandate in onda due canzoni, preregistrate alla temperatura di 20 gradi sotto zero.

Inframezzata dagli interventi degli attori Ben Affleck, Leonard Di Caprio, Pierce Brosnan, Rupert Everett, Penelope Cruz, la scaletta musicale di Londra si presenta davvero sostanziosa: aprono i Genesis (quale migliore titolo di Land of confusion?), seguono i nuovi idoli inglesi Razorlight, Snow Patrol, Damien Rice, Kasabian, Paolo Nutini; poi Black Eyed Peas, Duran Duran (con Justin Timberlake ospite in un brano), Red Hot Chili Peppers, Bloc Party, Corinne Bailey Rae, Keane, Metallica (forti delle loro Nothing else matters e For whom the bell tolls), Spinal Tap, James Blunt, Beastie Boys, Foo Fighters e, a concludere, Lady Ciccone (sulle note di Hey You, Ray of light, La Isla Bonita, Hung up, e in compagnia della band gipsy punk Gogol Bordello).

A New York gli headliner saranno Smashing Pumpkins, Police, Roger Waters, Dave Matthews Band; a Washington i cantanti country Garth Brooks e Trisha Yearwood; a Johannesburg Joss Stone e Angélique Kidjo; a Rio de Janeiro Lenny Kravitz e Macy Gray; a Tokyo Rihanna e Linkin Park, a Sidney Wolfmother e Jack Johnson; a Shangai vari eroi nazionali e ad Amburgo Snoop Dog, Chris Cornell, Shakira, Enrique Iglesias, Cat Stevens (ora Yusuf).

Tirando le somme sono centocinquanta gli artisti coinvolti, dopo le non poche polemiche: i Pet Shop Boys hanno chiamato arroganti i colleghi che si ergono a modello mondiale, il frontman dei Who Roger Daltrey ha proposto piuttosto di bruciare tutto il petrolio per costringere i politici a soluzioni alternative, Matt Bellamy dei Muse ha trovato ipocrita predicare dopo essere arrivati in jet privato, gli Arctic Monkeys hanno ammesso di usare l’energia di dieci case per le luci del palco e Alanis Morissette si è sottratta all’invito ritenendo che l’effetto di uno show di tali dimensioni non aiuterà la causa.

Punto di vista critico anche quello di Bob Geldof, organizzatore di Live Aid nell’85 e del Live 8 nel 2005, che avrebbe sposato l’evento solo se si fossero annunciati seri provvedimenti e garanzie dei politici americani. Non ha celato, inoltre, il sospetto che il Live Earth sia una pre-campagna elettorale di Al Gore, il quale si è detto imbarazzato per il modo in cui gli Stati Uniti ignorano l’urgenza di affrontare la crisi climatica. Sia vero o no, l’atto politico esiste: quasi tutti gli artisti che aderiscono all’iniziativa si sono espressi in questi ultimi anni contro l’amministrazione Bush.

Per mettere a tacere ogni rimprovero, l’organizzazione ha reso noto che l’energia necessaria al Live Earth deriverà da risorse rinnovabili, le emissioni dei jet privati delle star saranno controbilanciate da altri utili investimenti sull’ambiente e che ogni artista si è impegnato a cambiare il proprio modo di andare in tour e di vivere. A Johannesburg i cartelloni del concerto saranno riciclati in tetti, a Sydney i biglietti del concerto daranno libero accesso sui mezzi pubblici, e ovunque lo sponsor ufficiale sarà Pepsi, premiato perché, bel colpo, ha annunciato di voler usare energia rinnovabile nei suoi stabilimenti.

L’atto turco di questo kolossal musicale è stato eliminato per motivi di sicurezza in vista delle vicine elezioni, mentre, dopo un lungo tira e molla, è stato riabilitato quello di Rio de Janeiro (temporaneamente sospeso per mancanza di agenti di polizia, già impegnati in operazioni contro il narcotraffico e per tutelare Giochi Panamericani in corso), così la spiaggia di Copacabana sarà presa d’assalto da circa un milione di persone.

Non essendo stata invitata a partecipare, l’Italia resterà a guardare la maratona in diretta su La7 o MTV, oppure sui maxischermi allestiti in Piazza Grande ad Arezzo e presso le colonne di San Lorenzo a Milano. Se ne è rammaricato il presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati Ermete Realacci che vede in questa esclusione un’occasione persa per sensibilizzare gli italiani sull’emergenza clima. Non si è invece perso d’animo il nostro Ligabue che, lasciando l’orgoglio fuori la porta, ha comunque deciso di dare contributo alla causa mettendo a disposizione per un giorno, su www.ligachannel.com, la sua versione di Eppure soffia di Pierangelo Bertoli. Rombo di motori, dunque, a patto che siano a biodiesel.

www.liveearth.org


ilmessaggero
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