Operazione antipedofilia.....

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BeatAurora
00lunedì 6 novembre 2006 15:45
OPERAZIONE ANTIPEDOFILIA DELLA POLIZIA, 32 ARRESTI IN VARIE CITTA'

ROMA - Professionisti e insospettabili sono tra gli arrestati dell' operazione antipedofilia della squadra mobile. Secondo quanto si e' appreso, tra le persone finite in manette ci sarebbero medici e avvocati, ma sui dati e sulle generalita', gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo. Fino a questo momento sono state arrestate 28 persone, le altre quattro ordinanze di custodia cautelare non sono state ancora notificate perche' le persone erano assenti, non in fuga. I provvedimenti giudiziari, emessi dal gip del tribunale di Roma Maria Teresa Covatta, su richiesta del pm Mirella Cervadoro e del procuratore aggiunto Mario Cordova, sono per custodia cautelare in carcere per otto persone e per gli arresti domiciliari per altre 24.Complessivamente sono 33 le perquisizioni compiute. I destinatari dei provvedimenti si trovano a Roma e, nel Lazio, anche a Latina, Frosinone, Viterbo e inoltre in Toscana, a Prato, e in Sicilia, a Catania. Si tratta di maschi di eta' compresa fra i 35 e i 60 anni; due di loro hanno precedenti specifici e per uno in particolare era appena scaduto l' obbligo di dimora. Le violenze ai minorenni sarebbero state compiute tutte a Roma. Secondo quanto accertato dalla squadra mobile diretta da Alberto Intini, i bambini che hanno subito violenza sono una decina, tutti di etnia rom, costretti a prostituirsi in cambio di telefoni cellulari, pochi spiccioli e perfino in cambio di cibo. Gli incontri tra i bambini e i violentatori avvenivano nella zona di Valle Giulia; tutti i casi contestati sono avvenuti tra il 2005 e il 2006.

"GENITORI NON ATTENTI AI BIMBI"

A differenza di quanto accertato nel corso della prima fase dell' operazione, "Fiori nel fango", stavolta il ruolo dei genitori dei bambini è secondario. Come ha specificato la dirigente della IV sezione della Squadra Mobile, Dania Manti, "i genitori non seguivano i bambini, non erano loro attenti", ma non hanno nessuna responsabilità diretta o indiretta nelle violenze subite dai piccoli. Il lavoro degli investigatori è stato particolarmente impegnativo soprattutto nel seguito della prima fase di "Fiori nel fango". Con i minorenni rom individuati in quell'occasione si è creato faticosamente un rapporto di fiducia: "Abbiamo impiegato molto tempo per convincere i bambini ad aprirsi ed a raccontarci ciò che avevano subito", ha spiegato Dania Manti, che ha parlato di "un'opera ciclopica", in cui sono stati auditi anche i genitori, per complessive decine e decine di persone. Si é così compreso quali potevano essere i pedofili, quali le loro auto e quali i luoghi dove venivano portati. Da questo scenario gli investigatori hanno ristretto il cerchio riuscendo a identificare alcune persone. Da queste poi si è risalito all' intero giro. Da quelle dichiarazioni raccolte è nata questa seconda fase, in cui sono coinvolti anche altri bambini della stessa etnia. Tutti i minorenni oggi sono al sicuro in strutture protette. A differenza di aprile, quando si scoprì che gli adulti si scambiavano i bambini, in questa indagine la situazione è diversa: gli adulti pagavano i bambini per soddisfare i propri vizi. Le vittime avevano all'epoca dei fatti tutte 12 e 13 anni, il più piccolo aveva 11 anni e mezzo. I piccoli rom venivano agganciati a Valle Giulia e successivamente portati in località diverse dove subivano gli abusi. Di quell'operazione, conclusasi con 18 arresti, già due persone sono state condannate, tra le quali Matteo Napoli, di 64 anni. Tra breve cominceranno gli incidenti probatori. Tra gli arrestati c'é una persona che nel 1967 subì a sua volta una violenza sessuale.


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