Perché “l’ultima” ci fa ridere

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BeatAurora
00martedì 24 gennaio 2006 18:31
I meccanismi mentali della barzelletta

Che cosa c’è di meglio di una sana, contagiosa risata? .E per ridere ogni scusa è buona, dalla battuta ironica su persone e situazioni, alla classica barzelletta. Solo che il riso sembra un fatto più semplice e spontaneo per i ragazzi che per gli adulti: giovani e giovanissimi ridono infatti in media 400 volte al giorno, contro le 18 degli adulti. Lo rivela uno studio pubblicato sul mensile Focus Junior.


I bambini e gli adulti ridono di cose diverse e in modo differente. Ad esempio, nei grandi la curva di estinzione di una risata è brusca: gli adulti cioè si stancano subito nel sentire ripetere la stessa battuta di una barzelletta, mentre i ragazzi, se la storiella ha successo fra i coetanei, la ripetono infinite volte e continuano a trovarla buffa.

A tracciare il quadro del comportamento di adulti e ragazzi di fronte a barzellette e battute comiche è lo psicologo inglese Richard Wiseman, lo scienziato per il quale l'ottimismo è la vera essenza della buona sorte, celebre per il libro "Il fattore fortuna" nel quale ha svelato i quattro principi per essere fortunati. Secondo lo studioso inglese, "uno dei primi meccanismi strappa-risata è la trasformazione di circostanze paurose o che mettono ansia in situazioni buffe". In altre parole, sostiene Wiseman, un fantasma è un essere che fa paura a tutti, adulti e bambini. Se però diventa “un formaggino che si spalma sul panino”, la tremarella si scioglie nel riso.

Secondo la ricerca di Wiseman, raccontare le barzellette è un modo per rendersi simpatici e per farsi accettare in un nuovo ambiente. E visto che la comicità non è solo un fatto di parole e battute, lo studioso ha realizzato un “laboratorio della risata” nel quale ogni animale ha un suo posto in una ideale classifica della comicità. Il podio vede una curiosa triade: sul gradino più alto sta la papera, affiancata da gatto e mucca, rispettivamente al secondo e al terzo posto.

La comicità delle barzellette si basa anche su fattori legati alla provenienza geografica di chi le racconta. Ad esempio, quando nella storiella appare il classico terzetto "un italiano, un inglese e un tedesco" nelle storielle di casa nostra l'italiano è sempre quello che fa la parte del furbacchione; in quelle straniere invece il nostro connazionale svolge di solito la parte del vigliacco, facendo sganasciare di risate la platea.

Gli adulti si divertono soprattutto con le storielle sul sesso perché ne apprezzano contenuti e relativa ironia. Aspetti che, sottolinea Wiseman, di solito sfuggono ai bambini e non scatenano in loro alcuna ilarità. Ad essere presi di mira nelle barzellette per i ragazzi, inceve, sono spesso insegnanti e genitori, che rappresentano “l’autorità costituita”. L’elemento di rottura, il solito Pierino, ha il ruolo dell’imprevedibile scansafatiche capace di ribaltare ogni regola e di mettersi anche dalla parte della ragione, provocando lo scoppio di ilarità. Insomma, Pierino si trasforma in un personaggio mitico, trasgressivo e vincente, capace di vendicare tutti i ragazzini mortalmente imprigionati nelle regole imposte dagli adulti.


Tfcom
miticafefe
00mercoledì 25 gennaio 2006 19:25
davvero interessante cara Beat,l'ho letto subito,sai?
cmq è vero, noi ragazzi ridiamo molto di più degli adulti, che io li definisco (senza offesa) "senza umorismo", o cmq senza la voglia di ridere, faccio un esempio coi miei genitori....nn ridono mai!!!!! una volta ogni tanto....io invece rido dalla mattina alla sera coi miei amici tant'è vero che a volte mi sento una stupida!!!!! [SM=x660251]
[SM=x660288]
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