Preistoria

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BeatAurora
00martedì 25 aprile 2006 00:02
Dentisti di 9.000 anni fa



Uno dei denti ritrovati, dove si vedono chiaramante due buchi da trapano. Foto: © Bondioli (Museo Pigorini, Roma) - Macchiarelli (Univ. di Poitiers).


L'uomo della pietra andava dal dentista. È quello che è emerso dallo studio di diversi denti umani ritrovati recentemente nell'area anticamente occupata dal villaggio di Mehgarh, uno dei villaggi sedentari del periodo Neolitico ritrovato ai piedi dell'Hindukush, nell'attuale Pakistan. Un team di biologi e antropologi coordinati dal dipartimento di biologia animale e dell'uomo dell'università La Sapienza di Roma ha sottoposto i 4.800 denti ritrovati nel sito a un'attenta analisi e ha scoperto che undici molari tra quelli rinvenuti, appartenuti a nove adulti maschi e femmine, presentano evidenti segni di quelle che senza dubbio sono le cure dentistiche più antiche mai documentate fino ad ora. «Dai fori presenti nei denti è evidente che per curare la carie già 9.000 anni fa venivano impiegati strumenti simili ai moderni trapani da dentista» ha affermato Alfredo Coppa della Sapienza.
Trapani manuali. Dovevano essere estremamente efficienti gli antenati dei trapani, visto che in uno dei denti esaminati è addirittura evidente l'utilizzo di una tecnica di rimozione dello smalto sorprendentemente moderna. I denti risalgono tutti a un periodo di circa 1.500 anni compreso tra il 7.000 e il 5.500 a.C., quando il villaggio di Mehgarh era popolato soprattutto da pastori, da agricoltori e da artigiani esperti nella lavorazione della selce. E proprio di selce erano fatti i trapani rinvenuti: costituiti da bastoncini di legno di circa 15 centimetri ai quali erano fissate sottilissime punte di questo materiale, venivano fatti girare 20 volte al secondo con l'aiuto di un archetto così che il foro, di circa un millimetro di diametro, era completato in circa un minuto.
Collanine e odontoiatria. Secondo i ricercatori lo strumento assomiglia molto agli utensili impiegati per forare le perline usate già allora per confezionare monili e decorazioni. Si suppone quindi che la pratica di trapanazione dentale si sia sviluppata proprio come evoluzione di questa tecnica di perforazione.


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BeatAurora
00sabato 29 aprile 2006 12:41
Falli preistorici

La sessualità al tempo dell'era glaciale. Il fallo trovato in Germania avrebbe avuto tre usi: spaccare la selce (si notano i segni negli ingrandimenti), simbolo fallico (lo testimoniano gli anelli incisi su un'estremità) e giocattolo erotico. Foto: © J. Liptak


Duro come la pietra pur avendo la venerabile età di 28 mila anni. Si tratta di un fallo di pietra ritrovato in una cava del Baden-Wuertemberg, una regione del sud della Germania. Secondo gli archeologi che lo hanno studiato si tratta della più antica rappresentazione del sesso maschile finora rinvenuta. E - data la forma e le dimensioni: 19,2 cm di altezza e una larghezza di 2,8 - probabilmente era utilizzato anche come strumento di piacere sessuale.
A pezzi. L'oggetto fallico ha però una natura soprattutto simbolica, come sembrano far intuire gli anelli incisi intorno a una estremità. E veniva utilizzato anche per scheggiare le selci, come dimostrano alcuni segni sulla sua superficie levigata. Fu forse in una di queste operazioni che si frantumò in 14 pezzi.
La sua ricostruzione è stata possibile soltanto ora, dopo il ritrovamento dell'ultimo frammento. Il puzzle è stato completato e il fallo ha preso forma per la gioia di ricercatrici e ricercatori. Se infatti i simboli sessuali femminili sono frequenti già in epoche preistoriche, quelli maschili sono invece molto rari.
Uccello di pietra. Il fallo proviene dalle caverne di Hohle Fels dove, qualche tempo fa, era stata ritrovata una figura di uccello scolpita in avorio di mammut, risalente a 32 mila anni fa e riconosciuta come la più antica rappresentazione di una specie animale in Europa.


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BeatAurora
00sabato 29 aprile 2006 12:43
Arte molto preistorica


I tre oggetti intagliati ritrovati nella caverna di Hohle Fels in Germania. Il significato della figura umana non è chiaro. Ingrandisci l'immagine.
Foto: © H. Jensen, Università di Tubinga


La scoperta di tre piccole figurine nella caverna di Hohle Fels nella Germania sud occidentale ha spinto il ricercatore dell'Università di Tubinga Nicolas Conard ad affermare che l'uomo ha iniziato a produrre arte vera e propria prima di quanto di pensasse, cioè oltre 30.000 anni fa.
Le tre figurine - grandi poco più di due centimetri - rappresentano un uccello, un cavallo e un essere metà uomo metà gatto e sono state scolpite nell'avorio di mammut.
Arte moderna? Secondo gli autori, le figurine avrebbero potuto essere scolpite da uno dei primi uomini ad arrivare in Europa. Il luogo di ritrovamento sembra inoltre confermare alcune ipotese sulla migrazione dei primi uomini, che sarebbero dunque arrivati in Europa risalendo il corso del Danubio.
Insieme ad altre piccole sculture scoperte nelle valli dell'Ache e della Lone, le tre creazioni suggeriscono che l'arte dell'uomo fosse tutt'altro che primitiva, e che non affatto subito un'evoluzione nel tempo.


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BeatAurora
00domenica 14 maggio 2006 03:47
L'uomo primitivo incantava con il flauto


Il flauto fabbricato nell'alto Paleolitico, è stato ritrovato in 31 pezzi in una grotta in Germania e ricostruito. Foto: © H. Jensen, università di Tübingen.


Non si sa se l'uomo preistorico usasse gli strumenti musicali a fini ricreativi o religiosi, ma di certo sappiamo che la musica esisteva già più di 30.000 anni fa. In una caverna, vicino a Ulm, nella Germania meridionale è stato infatti ritrovato un flauto di circa 18 centimetri fatto di avorio. Qualche decennio fa, nello stesso luogo erano stati ritrovati due piccoli flauti fatti di ossa di uccello, ma secondo gli esperti questa nuova scoperta è più importante della precedente per il materiale usato: l'avorio era un materiale molto prezioso e difficile da lavorare e per inciderlo servivano mani esperte.
Che gli abitanti della regione siano stati dei bravi artigiani lo dimostrerebbero anche le piccole statuine ritrovate sempre in questa zona e che rappresentano, per gli esperti, i primi esempi di arte figurativa. «Il sud della Germania potrebbe essere uno dei luoghi dove è nata la cultura umana» afferma Nicholas Conard dell'università di Tubinga, che ha guidato la ricerca.
Zanne di mammut cercasi. Purtroppo però il flauto non suona, forse a causa dello smarrimento di alcuni pezzi. Così Friedrich Seeberger, esperto di musica preistorica ne ha costruito uno simile fatto di legno di sambuco. Durante l'esperimento ha scoperto che il vecchio flauto potrebbe essere capace di emettere suoni e melodie anche piuttosto sofisticate .«I toni sono abbastanza armonici» afferma Seeberger.
Ma ha anche ammesso che non è facile capire come si suona poiché ha solo 3 buchi per le dita. Seeberger tuttavia non ha intenzione di arrendersi e sta seriamente pensando di ricostruirne uno identico, per questo è alla ricerca del materiale originale: vero avorio di mammut ricavato da antichi resti.



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Ale sorcina
00domenica 14 maggio 2006 21:56
Re:

Scritto da: BeatAurora 25/04/2006 0.02
Dentisti di 9.000 anni fa



Uno dei denti ritrovati, dove si vedono chiaramante due buchi da trapano. Foto: © Bondioli (Museo Pigorini, Roma) - Macchiarelli (Univ. di Poitiers).


L'uomo della pietra andava dal dentista. È quello che è emerso dallo studio di diversi denti umani ritrovati recentemente nell'area anticamente occupata dal villaggio di Mehgarh, uno dei villaggi sedentari del periodo Neolitico ritrovato ai piedi dell'Hindukush, nell'attuale Pakistan. Un team di biologi e antropologi coordinati dal dipartimento di biologia animale e dell'uomo dell'università La Sapienza di Roma ha sottoposto i 4.800 denti ritrovati nel sito a un'attenta analisi e ha scoperto che undici molari tra quelli rinvenuti, appartenuti a nove adulti maschi e femmine, presentano evidenti segni di quelle che senza dubbio sono le cure dentistiche più antiche mai documentate fino ad ora. «Dai fori presenti nei denti è evidente che per curare la carie già 9.000 anni fa venivano impiegati strumenti simili ai moderni trapani da dentista» ha affermato Alfredo Coppa della Sapienza.
Trapani manuali. Dovevano essere estremamente efficienti gli antenati dei trapani, visto che in uno dei denti esaminati è addirittura evidente l'utilizzo di una tecnica di rimozione dello smalto sorprendentemente moderna. I denti risalgono tutti a un periodo di circa 1.500 anni compreso tra il 7.000 e il 5.500 a.C., quando il villaggio di Mehgarh era popolato soprattutto da pastori, da agricoltori e da artigiani esperti nella lavorazione della selce. E proprio di selce erano fatti i trapani rinvenuti: costituiti da bastoncini di legno di circa 15 centimetri ai quali erano fissate sottilissime punte di questo materiale, venivano fatti girare 20 volte al secondo con l'aiuto di un archetto così che il foro, di circa un millimetro di diametro, era completato in circa un minuto.
Collanine e odontoiatria. Secondo i ricercatori lo strumento assomiglia molto agli utensili impiegati per forare le perline usate già allora per confezionare monili e decorazioni. Si suppone quindi che la pratica di trapanazione dentale si sia sviluppata proprio come evoluzione di questa tecnica di perforazione.


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bè a questa non posso crederci!!!!
BeatAurora
00lunedì 15 maggio 2006 21:34
In effetti ne sono rimasta colpita anche io... [SM=x660466] allora conoscevano il mal di denti anche loro... [SM=g27825]

BeatAurora
00martedì 27 giugno 2006 13:33
L'uomo primitivo usava il cervello
Ritrovati alcuni utensili di 250.000 anni fa, che denotano una certa abilità non solo nella fabbricazione ma anche nel concetto, o come si dice oggi nel “design”. Forse quegli uomini primitivi erano molto più intelligenti di quanto si è sempre pensato.



Uno degli utensili ritrovati è anche uno
dei più grandi finora scoperti.
Foto: © University of Southampton


Alcuni ritrovamenti fatti a Cuxton nel Kent in Gran Bretagna hanno sorpreso gli archeologi dell’università di Southampton.
Si tratta di una ventina di utensili in pietra dalle forme diverse, tra cui un “coltello” molto appuntito lungo 30 centimetri (nella foto). Che serviva probabilmente per uccidere animali di grosse dimensioni come i rinoceronti, gli elefanti o i cervi.

Dall’idea all’oggetto
Gli arnesi, ancora in buono stato di conservazione, dimostrano una certa abilità nel costruire strumenti sofisticati, forse utilizzando anche qualche rudimentale tecnica per affilarli.
Ma non solo, secondo i ricercatori la capacità di concepire oggetti dalle forme diverse, prima pensandoli e poi costruendoli presuppone uno sviluppo mentale che prima si ignorava.

Non solo Homo sapiens
Che questo territorio dove probabilmente scorreva un piccolo fiume, fosse già abitato 500.000 anni fa si sapeva, ma non che i suoi abitanti fossero tanto capaci.
I nuovi ritrovamenti invece suggeriscono che anche se da queste parti in quel periodo non si trovava il nostro diretto antenato, l’Homo sapiens (che allora non era in Europa) i primitivi abitanti della Bretagna - probabilmente l’uomo di Neandertal - non erano poi così lontani dall’uomo moderno e non è da escludere, secondo Francis Wenban-Smith che ha guidato la ricerca, che usassero anche qualche primitiva forma di linguaggio



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BeatAurora
00mercoledì 5 luglio 2006 00:55
I nostri antenati erano ottimi macellai

Foto: © Francis Wenban-Smith – Università di Southampton

Un “macellaio” di 400 mila anni fa riusciva a tagliare un elefante due volte più grande di quelli odierni con qualche “coltellino” di pietra.
È quello che emerge da un nuovo ritrovamento fatto nel Kent (in Gran Bretagna). Resti di Palaeoloxodon antiquus, gigantesco antenato dell’elefante, hanno infatti richiamato l’attenzione di alcuni archeologi, perché erano circondati da utensili di pietra, usati molto probabilmente per la macellazione.
Si pensa che l’antenato dell’uomo che viveva da queste parti, l'Homo heidelbergensis, cacciasse in gruppo i grandi bestioni con lance di legno per poi farlo a pezzi, portare via la carne e consumarla cruda in banchetti e feste.



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BeatAurora
00sabato 15 luglio 2006 03:54
Scoperti i "canguri killer"

Venti milioni di anni fa i canguri erano carnivori e non saltavano. È quello che emerge dall'analisi di alcuni resti fossilizzati trovati nel Queensland, in Australia.
Ma non è l’unica scoperta strana dei paleontologi australiani dell’università del New South Wales che hanno condotto la ricerca. Gli scienziati hanno trovato anche i resti del “demone del destino”, un’anatra gigante carnivora soprannominata così dagli stessi ricercatori.
Nemmeno i canguri erano poi tanto simili a quelli odierni: qualcuno aveva lunghe zanne per addentare la carne e altri andavano al galoppo invece di saltellare.
I ricercatori adesso vogliono studiare i fossili nel dettaglio per avere più informazioni sulle 20 specie finora sconosciute che sono riusciti a portare alla luce e su come i cambiamenti climatici abbiano potuto influire sulla loro evoluzione.



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Boypoe
00martedì 25 luglio 2006 13:10
Re:

Scritto da: BeatAurora 15/05/2006 21.34
In effetti ne sono rimasta colpita anche io... [SM=x660466] allora conoscevano il mal di denti anche loro... [SM=g27825]



Mamma mia..e io che pensavo che il mal di denti fosse nato in questo secolo [SM=x660459]
Beat..ehm..e' un pô come il mal di testa che e' nato il mese dopo che sei nata tu..indoviniamo perche'... [SM=g27828]
[SM=x660399]
seguimi valeeeeeeeeeeeeeeeeee
[SM=x660539]
BeatAurora
00martedì 25 luglio 2006 14:25
[SM=x660513] ti sembra il caso di mettere in piazza che ieri avevo mal di testa... [SM=x660202]

[SM=g27828]
BeatAurora
00lunedì 9 ottobre 2006 12:39
Ritrovati i resti di un mostro preistorico

Aveva un collo lunghissimo, del diametro di un piatto da portata, grosse fauci e denti grandi come delle banane. Non è il mostro di Lockness. Ma probabilmente gli somigliava. I resti fossilizzati di un gigantesco pliosauro (predatore marino preistorico) vissuto 150 milioni di anni fa, all’epoca dei dinosauri, sono stati ritrovati a Spitsbergen, un’isoletta dell’Oceano Artico. A metà strada tra la Norvegia e il Polo Nord.
La cosa più sorprendente però, secondo gli archeologi norvegesi del Museo di Storia Naturale di Oslo, sono i numerosi fossili di animali marini che si possono recuperare scavando sul luogo. «Non puoi fare 100 metri - afferma Jorn Harald Hurum, che ha guidato gli scavi – senza trovare un pezzo di ossatura».
Insieme al “mostro”, come è stato ribattezzato il bestione, sono stati ritrovati, infatti, resti di altri animali marini, come gli ittiosauri, simili ai delfini, che usavano una sola pinna verticale per muoversi nell’acqua. Mentre il “mostro” probabilmente ne aveva due, che impiegava per girovagare nelle fredde acque del mare, a una certa profondità.




Nella foto: il team vicino al “mostro”. Il contorno dell'animale, lungo forse 8 metri, è stato disegnato con delle pietre. Clicca sopra la foto per ingrandirla. © Natural History Museum - University of Oslo


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BeatAurora
00lunedì 16 ottobre 2006 03:15
Cammelli giganti vivevano in Siria

Un cammello grande pressappoco come un elefante, viveva più di 100.000 anni fa sul territorio della odierna Siria. I nostri attuali cammelli impallidiscono, infatti, davanti alle dimensioni del loro antenato preistorico, alto, si pensa, intorno ai quattro metri. Eppure agli uomini non facevano paura, sembra. I resti di numerosi cammelli sono stati ritrovati dal team di archeologi svizzero-siriani nel villaggio di El Kown, nella parte centrale del paese, insieme a resti umani fossilizzati: ossa e denti. Secondo gli esperti, dopo le prime analisi, le ossa appartenevano all’Homo sapiens, antenato dell’uomo moderno. Mentre i denti sembrano più arcaici e si pensa che possano essere appartenuti all’uomo di Neanderthal, oppure a un Homo sapiens molto antico.
Già da tempo si sapeva che in Medio Oriente i cammelli erano presenti 10.000 anni fa. Ma questi ritrovamenti indicano che, in questa zona ricca di acqua, potrebbero essere vissuti molto tempo prima e forse, almeno quelli ritrovati, essere stati uccisi dagli uomini.



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BeatAurora
00giovedì 26 ottobre 2006 19:21
L’uccello del terrore


Illustrazione: © Stephanie Abramowicz.


Aveva la testa grande come quella di un cavallo, era alto 3 metri e forse – ma ancora non si sa - pesava mezza tonnellata. Somigliava a un volatile, ma non poteva volare e quando si aggirava per qualche territorio, molto probabilmente, spargeva il panico tra i mammiferi di piccole dimensioni (non più grandi di un cane), di cui era “goloso”. Era l’”uccello del terrore”, come è stato soprannominato il gigantesco pennuto preistorico, di cui sono stati recentemente ritrovati alcuni resti in Argentina.
Ma, a dispetto delle sue dimensioni, sembra che fosse molto agile. Le sue gambe sottili (come testimoniano i resti rinvenuti), lo rendevano veloce e scattante, più di quanto si fosse mai pensato.
Il cranio dell'animale, che è stato ritrovato insieme ad altre ossa, inoltre, è quasi completo e potrebbe fornire nuove e importanti informazioni su questo bizzarro rapace terrestre, vissuto tra i 60 e i 2 milioni di anni fa in Sud America.



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BeatAurora
00venerdì 3 novembre 2006 20:16
Il mostro di Loch Ness non ha parenti


Foto: © Daniel Heuclin/NHPA


Cattive notizie per chi ancora sperava che il mostro di Loch Ness fosse un antico animale preistorico, giunto miracolosamente fino a noi. Gli scienziati non hanno mai avuto dubbi, ma se a qualcuno servisse ancora una prova: eccola.
Il plesiosauro, dalla testa di serpente e il corpo di tartaruga
- di cui alcuni resti furono ritrovati nel 2003 proprio vicino alle rive del Loch Ness e altri recentemente - sicuramente non usava il suo lungo collo per attirare i turisti. Tuttavia, da tempo, gli scienziati si chiedevano a che cosa servisse. Adesso nuove analisi su alcune ossa, fanno supporre che lo utilizzasse per catturare le prede, di cui si cibava, nelle profondità marine.
Il rettile, vissuto 160 milioni di anni fa, con il lungo collo arrivava a prendere piccoli animali marini, che si trovavano sui fondali. Dove, forse, trovava gli animali più “morbidi”, poiché dalla conformazione del piccolo cranio non sarebbe stato in grado, secondo gli esperti, di spaccare il guscio.
È molto improbabile, inoltre, che il bestione tenesse il collo fuori dall’acqua come un cigno e come, secondo i suoi “avvistatori”, farebbe Nessie, il mostro di Loch Ness.


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BeatAurora
00martedì 23 gennaio 2007 20:06
Il dinosauro biplano con 4 ali

Nella illustrazione (© Jeff Martz) il bbiplano dei fratelli Wright e un Microraptor.


Potrebbe essere stato il primo e unico animale a volare come un biplano. Stiamo parlando del Microraptor Gui, un piccolo dinosauro provvisto di quattro zampe piumati. Secondo uno studio appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, la sua struttura fisica suggerisce che abbia potuto veleggiare nell’aria con le quattro ali aperte.
Se l’ipotesi fosse confermata si tratterebbe dell’unico esempio conosciuto di creatura vivente in grado di sfruttare un quella tecnica che noi associamo ai primi voli dei fratelli Wright.
Questa teoria non è nuova, ma solo oggi gode di un certo credito presso la comunità scientifica. I primi fossili di Microraptor, risalenti a circa 125 milioni anni fa, sono stati trovati in Cina nel 2003, ma si è sempre sostenuto che la struttura aerodinamica del dinosauro non fosse adatta a questo tipo di volo. In pratica, una volta in aria, le due zampe posteriori sarebbero state piegate all’indietro, come fanno tuttora i rapaci. Il dibattito però si è riacceso, e ora si spera in nuovi ritrovamenti che possano far decidere per una tesi o per l’altra.


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BeatAurora
00venerdì 26 gennaio 2007 12:46
La megafauna scomparsa

Leoni marsupiali, gufi giganti e canguri che si arrampicano sugli alberi. Non si tratta della fantasia di un bambino, ma dell’Australia preistorica. Le analisi di alcuni fossili, infatti, hanno rivelato l’esistenza di animali giganti oggi scomparsi, individuando nell’uomo la causa della loro estinzione.
I reperti risalgono a 200 mila anni fa e indicano la presenza di 69 specie sconosciute di mammiferi, uccelli e rettili che un tempo popolavano l’altopiano di Nullarbor, una pianura inariditasi con l’avvento delle glaciazioni. La tesi della scomparsa a causa degli uomini è supportata dal fatto che la “megafauna”, un tempo erbivora, si è sempre adattata a un clima più rigido e che solo l’arrivo dei primi esseri umani nel continente – 40 mila anni fa – ha coinciso con la loro fine.
Non tutti sono d’accordo nell’attribuire alla caccia sfrenata un ruolo principale nella scomparsa di questa fauna, e c’è chi sostiene che l’estinzione è stata un processo lungo e articolato. Tuttavia è molto probabile che lo “zampino” dell’uomo abbia avuto un peso rilevante, specie se combinato con un clima divenuto ostile e con il progressivo inaridimento del loro habitat.


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