Ustica

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BeatAurora
00mercoledì 7 febbraio 2007 14:15
Storia di Ustica


Gli antichi geografi e storiografi la chiamarono Ustica, ossia relitto di vulcano spento (Ustum = bruciata). Per i Greci invece era Osteodes = "ossario o isola delle ossa", per i resti umani di una deportazione cartaginese di soldati mercenari, ammutinati che qui trovarono la morte per fame e sete. Oppure, secondo la mitologia, le ossa degli sventurati naviganti che rimanevano incantati dall’ammaliante voce delle sirene, sedute sulle alture prospicienti al mare, e il cui canto melodioso faceva perdere il senno agli incauti naviganti, che finivano per schiantarsi contro le roccie frastagliate. Ma “L’Isola delle Ossa” si riferisce anche all’identificazione, da parte di alcuni studiosi, dell’isola di Ustica con l’isola Eéa, dimora solitaria della potente maga Circe, che trasformava in animali i naviganti che osavano avvicinarla.
Il primo insediamento umano risale all'era Paleolitica; importanti scavi hanno restituito un interessante villaggio paleocristiano. Sepolture, sistemi di cunicoli, cisterne scavate nel tufo e una moltitudine di reperti archeologici ritrovati in vari punti dell'isola e sott'acqua - a testimonianza di numerosi naufragi avvenuti in questo mare - confermano che il luogo fu abitato dagli antichi popoli del Mediterraneo.
Punto strategico per i traffici ed i commerci, Ustica vide passare i Fenici, i Greci, i Cartaginesi e i Romani che nell'isola lasciarono vestigia un pò dappertuttio. In seguito fu la base delle scorrerie saracene che l'usavano per nascondere le loro navi e quindi attaccare di sorpresa i naviganti. A scongiurare il pericolo saraceno non ci riuscirono né i Normanni né gli Spagnoli che ne subirono le violenze. Solo al tempo di Ferdinando IV Re delle due Sicilie, dopo che nell'ennesima scorreria turca furono trucidati tutti i colonizzatori, mandati dal Re dalle Eolie e da Trapani, il Viceré di Sicilia decise di innalzare una serie di fortificazioni intorno all'isola che consentissero ai coloni di poter lavorare tranquillamente. Furono quindi costruite le cisterne per l'acqua piovana e le case che andarono poi a costituire il centro abitato principale, intorno alla Cala Santa Maria che rimane il rifugio più consistente dell'isola.
I Borboni edificarono due torri di guardia (oggi sedi del museo archeologico l'una e della Riserva Marina l'altra), e nel 1759 un decreto imperiale di Ferdinando di Borbone impose una progressiva colonizzazione dell’isola da parte di volontari palermitani, trapanesi ed eolici, creando le premesse per lo sviluppo di una piccola e stabile comunità, che oggi conta oltre 1.300 abitanti.
Ma Ustica è stata anche luogo di destiinazione per i deportati: i Borboni vi confinarono i prigionieri politici, come fecero del resto i Savoia ed i fascisti. Vi soggiornarono anche Gramsci, Parri e Romita. Poi nel 1961, per sollevazione popolare il confino fu abolito e sostituito con il più remunerativo e qualificante turismo.

MONUMENTI - Nel settore monumentale citiamo la Fortezza borbonica del XVIII secolo e la Torre di S. Maria costruita in difesa dell'omonima cala.

Museo Archeologico di Ustica


L'apertura del Museo Archeologico di Ustica ha segnato un momento importante di promozione e divulgazione culturale, poichè ha permesso di dischiudere ad un pubblico più vasto la conoscenza delle vestigia delle antiche civiltà succedutesi ad Ustica.
Il criterio espositivo del museo offre una selezione ragionata dei materiali pertinenti agli insediamenti umani maggiormente rappresentativi dell'isola.
Nell'ambito dell'intero complesso espositivo rilevante lo spazio dedicato ai materiali della media Età del Bronzo provenienti dal villaggio dei Faraglioni, notevoli sia per la quantità che per la varità delle forme della cultura materiale; un compendio degli oggetti più significativi frutto dei contatti tra le popolazioni preistoriche che si affacciavano sul Mediterraneo.

Ustica è stata anche luogo di destinazione per i deportati: i Borboni vi confinarono i prigionieri politici, come fecero del resto i Savoia ed i fascisti. Vi soggiornarono anche Gramsci, Parri e Romita. Poi nel 1961, per sollevazione popolare il confino venne abolito


dal web
BeatAurora
00mercoledì 7 febbraio 2007 14:21
"Tutto ciò cominciò a delineare un senso di responsabilità opportuno per il buon fine del lavoro", dice Di Grazia. "Rivedo tutti gli esperimenti già effettuati dal Mobius Group di Los Angeles. Riprendo la mappa di Ustica, la controllo attentamente, rimanendo in assoluto silenzio, in attesa di un messaggio. Ad un tratto, è come se mi svegliassi da un sogno. Guardo ancora la mappa, e mi accorgo che ho ridisegnato Ustica. Ma è molto più grande, si estende parecchio a Nord. E come se fossi tornato indietro di vari secoli nella preistoria dell'isola, forse addirittura alle sue origini, chiaramente vulcaniche. Mi precipito al telefono e chiamo Pippo Cappellano per avvertirlo di questo mutamento geologico nel passato di un'isola di cui non sapevo assolutamente nulla. Paolo Colantoni, geologo del CNR, ci confermerà poi queste modifiche, a causa di vulcani oggi sprofondati negli abissi. La mappa finita, sovrapposta a quella nautica, dà l'impressione che un tremendo terremoto abbia fatto slittare questi vulcani principali che apparivano chiaramente tre. Concentro allora l'attenzione sulle prime tracce di vita umana, tengo questa forma pensiero per qualche minuto, nel frattempo continuo a guardare la mappa, sentendo che il tempo corre veloce. Ed ecco che, in due località, "sento" nitidissima la presenza di un antico insediamento umano. Segno il posto e le dimensioni, quindi porto l'attenzione sul mare circostante. Sono colpito da sensazioni chiare e precise, estremamente cariche difatti emotivi. "Vedo" delle sepolture sommerse, dei relitti di navi, delle mura squadrate immerse a soli cinque metri di profondità, alcuni frammenti d'anfora". Dopo pochi minuti, la mappa di Ustica compilata da Di Grazia offre un quadro completo di possibili ritrovamenti archeologici. Il giorno seguente tutto viene registrato dal notaio, non c'è altro da fare che portare in fondo l'esperimento. Arrivati ad Ustica dove non è mai stato, Di Grazia è affascinato dalla sua naturale bellezza e dall'aria di mistero che occhieggia dal paesaggio, un posto ancora tutto da scoprire. I dati depositati dal notaio corrispondono perfettamente, alcuni sono già conosciuti (come un centro urbano, il relitto di una nave antica all'imboccatura del porto) e altri sconosciuti: un secondo centro urbano primitivo, delle sepolture sommerse, delle mura squadrate, i relitti di due navi Per gli organizzatori dell'esperimento è di grande aiuto il depositario dei beni archeologici dell'isola, padre Carmelo Seminara, che offre la sua preziosa collaborazione. Ma c'è un problema il poco tempo a disposizione per verificare tutti i punti segnati da Di Grazia. Fu così che nasce l'idea di un secondo tipo di esperimento. Di Grazia dovrebbe indicare, in un tratto di mare confinante con il primo centro urbano che è conosciuto da tempo, quello che si trova nel fondo. "Sento di poter accettare la proposta", prosegue Di Grazia, "e così, mentre il peschereccio si avvicina al posto stabilito, cerco di programmarmi. Mi siedo sulla prua e comincio a guardare il mare. So bene che in acqua le mie facoltà vengono esasperate, me ne ero accorto da tempo durante le prime immersioni in un lago italiano dove, senza volerlo, avevo scoperto delle sepolture primitive e i resti di un mosaico. Ma ora ho poco tempo, sicché cerco di allontanare i pensieri. Mi autoconvinco di essere un tutt'uno con l'acqua, una cellula dell'universo infinito, il microcosmo nel macrocosmo. E improvvisamente mi si stagliano nitidi nella mente i particolari del fondo marino: alcuni gradini, un tunnel scavato dall'uomo, una strada stretta e delimitata da pareti di rocce concave, un unico e isolato frammento d'anfora, uno strano segno tracciato da una mano umana. Descrivo tutto ciò ai miei compagni di barca, quindi mi immergo". Seguo Di Grazia per effettuare le riprese, insieme ad un fotografo e a due operatori con una telecamera subacquea, grazie alla quale dalla barca è possibile controllare tutti i suoi movimenti. Una volta in acqua, il sensitivo rimane fermo con le braccia aperte, mentre lentamente comincia a scendere verso il fondo. Passano dei lunghi minuti durante i quali Di Grazia non fa assolutamente niente, ma cerca soltanto di riprendere uno stato di sufficiente calma. "Poi tutto mi pare estremamente facile", racconta Di Grazia, "e faccio segno a Pippo di seguirmi. Le rocce, con un andamento concavo, delimitano in quel punto, una specie di strada: la seguo, e poco dopo trovo tre gradini, un tunnel, uno strano segno graffiato nella roccia. Mi sposto sulla destra, dove incontro un unico frammento d'anfora, quello che avevo già descritto. Dalla barca ci giungono grida di esultanza, ognuno a modo suo manifesta il proprio entusiasmo. Io sotto, sento un voci are confuso, l'odore acuto di spezie, le grida della gente coinvolta in quella catastrofe che ventitré secoli fa portò una parte dell'isola sott'acqua".

Che cosa c'è di vero, dunque nella mappa archeologica di Ustica redatta da Umberto Di Grazia? Forse è ancora troppo presto per dirlo. Bisogna continuare a cercare nei luoghi segnati con estrema esattezza. In mare la ricerca è sempre lenta, si è vincolati dall'aria che possiamo portare con noi e dalle lunghe decompressioni. Ma questo esperimento, questa nuova metodologia, ci ha dimostrato che la parapsicologia può fornire alla scienza ufficiale indicazioni di grande utilità.

Pippo Cappellano

BeatAurora
00mercoledì 7 febbraio 2007 14:23
NEL XIII SECOLO AVANTI CRISTO A USTICA C'ERA QUASI UNA CITTÀ

Padre Carmelo Seminara, parroco di Ustica, è ispettore archeologico onorario dell'isola, dipendente territorialmente dalla Soprintendenza archeologica di Palermo: nella sua canonica conserva centinaia di reperti archeologici che ha rinvenuti nei più diversi luoghi dell'isola. Tra questi reperti ce n'è di preistorici, di quelli tipici della cultura usticense, di fenici, di punici o cartaginesi, di greci e di romani, che testimoniano le varie fasi della storia delle civiltà del Mediterraneo: tutte presenti a Ustica, fin dal XIII secolo avanti Cristo. Sono mortai per frantumare i cereali, vasi di pesante terracotta per cuocere i cibi, tavole di pietra per marinare il grano, coppe per bere il vino e altri recipienti per usi sia quotidiani che funerari: a queste tipologie appartengono la maggior parte dei pezzi archeologici che Padre Seminara ha in consegna in attesa che si dia vita al museo locale, previsto nell'ambito di una torre di avvistamento appositamente restaurata. Se in questo futuro museo venissero trasferiti i materiali rinvenuti nelle campagne di scavo che la Soprintendenza di Palermo ha condotto ad Ustica e più esattamente nel villaggio cosiddetto preistorico, negli anni 1974, 1975 e 1976, allora potremmo vedere documentata anche una realtà culturale e umana della fine del XIII secolo a.C., al quale appartengono le testimonianze archeologiche più suggestive di Ustica. Ci riferiamo ai resti del villaggio, con le sue capanne e con le mura che lo fortificavano. Il villaggio si trova ad oriente della punta settentrionale dell'isola detta di Gorgo Salato, su una terrazza naturale che fronteggia il Faraglione della Colombara. Si estende su un'area di circa un ettaro fino al limite dell'alta scogliera. Altri resti di capanne sussistono sulla sommità del faraglione, che ha quasi la stessa altezza del villaggio sul livello del mare, 17 metri.

Questa realtà archeologica e altre documentazioni di ordine geologico testimoniano che una parte dell'isola ha subito uno sprofondamento in mare per cause sismiche, lasciando superstite il faraglione con le sue poche capanne. Altri resti però sono sparsi nell'area intorno al villaggio scavato dagli archeologi: considerando l'insieme di tutte le identificazioni di tracce antiche sul terreno, si può ipotizzare che l'area totale occupata dal villaggio fosse in origine di quasi quattro ettari. Da ciò si deduce che non tanto di villaggio si trattava quanto di un vero e proprio insediamento preurbano, rivelatore dell'importanza strategica di Ustica intorno alla seconda metà del XIII secolo a.C. Non si dimentichi che l'estensione dell'intera isola è pari a 8,09 kmq di terreno, di difficile coltivazione perché in gran parte roccioso. Indizi di altri insediamenti umani sono stati individuati alla Punta dell'Omo Morto, alle Case Vecchie e allo Spalmatore. La fortificazione del villaggio della Colombara, superstite per circa 250 metri di perimetro, presenta delle piccole torri ogni 20 metri. La tipologia edilizia di questa fortificazione, che ricorda quella di Pantelleria, è chiamata pseudomegalitica, avendo utilizzato le cosiddette bombe vulcaniche, rinvenute sul territorio stesso di Ustica. All'interno delle mura, il villaggio appare costituito da capanne di varie dimensioni, di forma ellittica; Vi sono alcune grandi capanne a cui le altre sono spesso addossate: tanto che gli archeologi si sono posti il problema della copertura delle capanne stesse che, per la contiguità delle abitazioni, sembrerebbe non assolvere alla necessità dello scarico delle acque tra una capanna e l'altra (a parte la probabilità che tale funzione fosse risolta per mezzo di un sistema di raccolta delle acque piovane).

All'interno di queste capanne sono stati rinvenute tazze, pentole e anfore in terracotta, alcune su alti piedi tronco conici. Somiglianze molto relative avvicinano queste tipologie ceramiche a quelle delle Eolie o della cultura di Milazzo, ma in realtà sono la prova della originalità della cultura di Ustica. Inoltre l'assenza di resti di ceramica micenea, sempre presente nelle Eolie e nel Milazzese, induce a pensare che la cultura di Ustica si sia sviluppata dopo la distruzione violenta di quella delle Eolie e che sia stata a sua volta collassata da un violento sisma: databile come s'è detto, intorno alla fine del XIII secolo a.C. Così Ustica archeologica resta un'altra delle testimonianze dell'importanza delle isole nel mondo antico, soprattutto in quello preistorico rispetto alla terraferma: quando le isole fungevano da punti di approdo sicuro per le navi che avevano ormai identificato precise linee di navigazione. La navigazione nel Mediterraneo è infatti molto più antica di quanto si sia finora creduto: risale almeno al neolitico, a prescindere dalle flotte egizie e mesopotamiche, che già nel 3000 a.C. solcavano i mari. Non c'è quindi da meravigliarsi che le isole venissero utilizzate dai naviganti come sicure tappe in mare aperto, essendo inoltre non esposte all'ostilità di nemici dell'interno del territorio. ~ dalle isole infatti che partirà la conquista della cosiddetta terra ferma. L'Immersione sugli affascinanti fondali di Ustica permette oggi di proporre saggi di ricerca archeologica sulla parte del villaggio sprofondata in mare, a cui non si può pervenire senza una conoscenza della realtà archeologica emersa. Quest'isola appare come un felice connubio tra la rossa terra, carica di fichi d'India e di sole, e il mare azzurro e ricco paradiso dei sub. L'apertura recente di un parco marino a Ustica fa sperare che presto vi si possa aggiungere un parco archeologico.

Alberto Manodori

BeatAurora
00mercoledì 7 febbraio 2007 14:25
IL FONDO SI SOLLEVA DA DIECIMILA ANNI

L'isola di Ustica rappresenta la sommità affiorante di un vasto e complesso apparato vulcanico, che si eleva da una piana profonda tra i 2000 e i 3000 metri. Praticamente quello che ne vediamo non è altro che la piccola cima di un grande apparato sottomarino di altezza paragonabile all'Etna. Questo apparato vulcanico, che si estende per diversi chilometri in senso est - ovest, presenta in realtà due culminazioni maggiori, una delle quali forma appunto l'isola, mentre l'altra resta sommersa e costituisce la sommità del monte sottomarino "Anchise" (profondità minima 532 m a 16 miglia da Ustica). La costruzione del complesso edificio vulcanico di Ustica deve essersi iniziata, in un tempo non ben precisabile, con grandi eruzioni sottomarine che, accumulandosi, portarono fino all'emersione dell'isola.


Negli sconvolgimenti che necessariamente ne accompagnano la nascita, alcune parti di fondale furono sollevate ed altre sprofondarono, sicché ora sull'isola si possono osservare sia lave di effusione subacquea (1e più antiche delle quali sembrano avere almeno 740 mila anni, secondo le misurazioni eseguite su isotopi radioattivi presenti nelle rocce) e sia prodotti di attività subacquea. Non è agevole ricostruire le morfologie primitive di Ustica e seguire l'evoluzione nel tempo del complesso vulcanico, ma molte sono le forme chiare e spesso spettacolari che l'isola offre anche ad un visitatore poco attento. Bellissimi esempi di lave sottomarine tipicamente foggiate a cuscini ( pillow lava) si possono osservare per esempio sulla costa di San Paolo e in contrada Spalmatore, dove le lave hanno inglobato frequentemente sabbie e fanghi che un tempo erano sui fondali, "compattizzandoli" e cuocendoli. Questi antichi sedimenti, nei quali è possibile rinvenire resti fossili di molluschi, vengono poi ora spesso erosi e demoliti dal mare più facilmente delle rocce circostanti. Si possono formare cosi cavità naturali, alcune delle quali di grande interesse, come la Grotta Rosata e Segreta e la Grotta Azzurra. Lave di effusione subaerea costituiscono le belle colonne dello Scoglio della Colombara, detto "il faraglione", e le colate della costa retrostante, mentre prodotti di lancio alternati a depositi di nubi ardenti si possono osservare nella spettacolare falesia tagliata nei prodotti piroclastici del centro eruttivo della Falconiera. I centri eruttivi riconoscibili sono tuttavia molti e, fra i principali, vanno ricordati quelli che rappresentano ora i più elevati punti dell'isola e cioè i monti Guardia dei Turchi e Costa del Fallo, la cui età (secondo i dati di Romano e Sturiale che hanno pubblicato nel 1971 il rilevamento geologico dell'isola) sarebbe più antica della formazione del cono della Falconiera. In una fase tardiva dell'evoluzione dell'apparato vulcanico si sarebbe poi verificato lo sprofondamento della parte settentrionale dell'isola, con la formazione di una depressione di tipo calderico, il cui margine settentrionale potrebbe corrispondere in parte all'attuale Secca Colombara. In tempi relativamente recenti (circa 40.000 anni fa) il mare si trovava in tutto il globo ad un livello più alto dell'attuale di almeno 12/18 metri. A Ustica troviamo questo livello documentato da depositi di spiaggia e brecce fossilifere con faune di clima caldo a quote anche più elevate, a testimoniare anche sollevamenti della terra. Con l'ultima glaciazione, che fissò moltissima acqua nelle calotte glaciali, il mare si abbassò di almeno 130 metri (circa 15/18 mila anni fa) facendo emergere grandi estensioni di terra e sottoponendo ad erosioni in ambiente subaereo o di spiaggia zone che possiamo ora visitare in immersione. Il mare incominciò a risollevarsi di nuovo 10.000 anni fa e raggiunse lentamente il livello attuale, demolendo ancora le coste e cancellando molto delle morfologie precedenti. Le tracce di questi mutamenti sono ora sott'acqua, spesso obliterate o confuse, come i resti dell'attività e degli insediamenti di alcuni dei nostri antichi predecessori.

Paolo Colantoni



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