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Si riuniscono i "Cream". la vecchia band di Eric Clapton

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    tempiosommerso
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    00 05/05/2005 00:36
    Fonte - Corriere della Sera online

    LONDRA - «Grazie per averci aspettato per tutto questo tempo» ha detto Eric Clapton durante lo show più atteso dell'anno, la reunion dei Cream. E ha aggiunto: «Suoneremo finché ce la facciamo tutto quel che ci ricordiamo». Così eccoci a raccontare dei Cream, ovvero la leggenda del rock, di nuovo insieme alla Royal Albert Hall di Londra fino a venerdì, nella stessa sala nella quale tennero il loro concerto d'addio del 26 novembre 1968. Una reunion voluta a quanto pare da Eric Clapton, che, all'indomani dei suoi sessant'anni, desiderava immortalare con le moderne tecnologie uno dei sodalizi più tesi e creativi della storia del rock. I quattro concerti vengono registrati e filmati, in previsione della pubblicazione di un cd e di un dvd.

    Ma perché migliaia di persone hanno pagato fino a 1800 sterline inglesi (2500 euro) a borsa nera per assistere a questa reunion? Quando si parla dei Cream, trio fondato alla fine del 1966, composto dai tre migliori solisti del momento, Eric Clapton re della chitarra, Jack Bruce il sovrano del basso e Ginger Baker poliedrico batterista con profonde conoscenze di jazz e sonorità africane, si naufraga fra estatiche iperboli e tecnicismo gergale. Estasi perché i Cream erano tre capi, tre primedonne in perenne competizione e rivalità, che nei tre turbolenti anni del sodalizio, inventarono soluzioni geniali, contaminando il rock col blues, il sinfonico col psichedelico. Tecnicismo perché era lo stile e qualificare e definire il repertorio. Il basso di Bruce non si limita alla tessitura ritmica, ma riprende la chitarra, va in controtempo, a volte entra in competizione e solo la batteria di Ginger Baker riesce, come un arbitro sul ring, a interrompere la tenzone per farla ripartire su altri registri. A entusiasmare le folle sia dal vivo che nei dischi fu il modo particolarissimo in cui queste tre primedonne sublimavano i loro conflitti in jam session che erano ogni volta una sfida. La formula cambiava: magiche sinergie oppure spartizione del concerto in spicchi solistici. A distanza di 37 anni le antiche certezze e virtù del trio hanno incantato il pubblico della Royal Albert Hall fin dalle prime note di «I'm so glad», seguita da «Spoonful», «Outside woman blues» e «Nsu» (acronimo di «non-specific urethritis», tipica affezione di chi conduce vita sessuale disordinata).

    Ma l'illusione di poter fermare il tempo è stata solo parziale. Eric Clapton, classe 1945, appariva in forma smagliante, la sua chitarra regalava emozioni forse ancora più intense di trent'anni fa, stimolata dai giochi ritmici dei partner. Ma Clapton sembrava anche il figlio di Ginger Baker e Jack Bruce (rispettivamente classe 1939 e 1943). Ineccepibili, anzi virtuosi sul piano tecnico-strumentale, i due sembravano il padre e lo zio di Clapton. La voce di Bruce, che era uno dei punti di forza dei Cream, ha perso una parte dello smalto degli anni ruggenti. Al debutto di lunedì alla Royal Albert Hatt non sono tuttavia mancati momenti veramente ispirati come «Deserted Cities of the Heart» o l'inserimento a sorpresa di «Pressed Rat And Warthog» ipnotica filastrocca narrata da Ginger Baker col suo accento cockney. E ancora emozione durante «Rollin' and Tumblin’», quando Bruce abbandona il suo basso e si applica all'armonica a bocca, mentre Clapton e Baker si scatenano in folli riff dando vita ad un geniale pasticcio che è l'essenza sempiterna dei Cream.

    Ma i riff esagerati oppure l’assolo encomiabile di batteria in «Toad», fuori dal contesto temporale ed energetico per cui erano stati creati, finiscono per essere pura accademia. La rivisitazione del repertorio mostra, che, come in altre leggende, la vocazione era essenzialmente sperimentale (vedi «Politician» col lungo riff strisciante e ipnotico), e che i successi orecchiabili passati alla storia e più apprezzati che mai dal pubblico sono stati quasi delle eccezioni, degli incidenti di percorso: come «Sunshine of your love» eseguita come ultimo bis, «Crossroads», «White room» (forte contaminazione fra sinfonica e blues), «Badge». «We are going wrong» resta infine un esempio splendido di melodramma rock.

    Mario Luzzatto Fegiz
    04 maggio 2005
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    BeatAurora
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    Utente Gold
    00 05/05/2005 14:54
    Certo che é bello poter riascoltare dei miti del rock![SM=x660229]
    Grazie per la notizia Tempio![SM=g27811]

    [SM=x660329]
    Ciao Ní
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