00 16/06/2005 15:55
Gazzetta

Sospetta combine per la partita di B dell'11 giugno: dubbi su 250 mila euro trovati a un dirigente veneto. Sentiti 6 giocatori intercettati con le microspie

GENOVA, 16 giugno 2005 - Un terremoto sulla serie B.
Un fascicolo di indagine da parte della Procura della Repubblica di Genova è stato infatti aperto sulla partita Genoa-Venezia (3-2 il finale), giocata l’11 giugno scorso a Marassi e risultata decisiva per la promozione in serie A del Grifone: tutto questo, dopochè un dirigente del club lagunare è stato sorpreso con una valigetta all’interno della quale erano contenuti 250 mila euro in contanti definiti "di dubbia provenienza".
La notizia è stata confermata ieri a tarda ora da fonti federali, che stanno dunque valutando l’ipotesi di una possibile combine: destinata, se dimostrata dai fatti, a stravolgere completamente la classifica cadetta. L'inchiesta, coordinata dal sostituto procuratore Alberto Lari, sarebbe partita infatti in seguito a un esposto su possibili irregolarità di tale gara in questioni legate a un giro di presunte scommesse clandestine. Come si ricorderà, i giocatori del Venezia si erano presentati a Genova in formazione largamente rimaneggiata, tanto che il tecnico Andrea Manzo, a fronte delle quindici defezioni (ma molti degli assenti, in verità, risultavano già indisponibili sette giorni prima contro il Catania), era stato costretto a convocare alcuni giovani della Primavera. Le assenze avevano scatenato qualche perplessità sia per il numero, decisamente consistente, sia perché i giocatori del Venezia erano creditori in quel momento di numerose mensilità arretrate (saldate a tutti ieri sera).
Di qui, dunque, l’ipotesi che tali problemi di natura economica fossero in qualche modo legati all’insorgenza di vari infortuni proprio a ridosso della trasferta in Liguria, peraltro tutti documentati da certificati medici. Di qui, a quanto pare, la decisione della Procura genovese di piazzare alcune microscopie nell'albergo della squadra veneta a Genova, che aveva alloggiato in un hotel del ponente cittadino, e la successiva decisione (anche qui, pare, sulla base di alcune intercettazioni ambientali) di interrogare ieri alcuni tesserati del club lagunare come persone informate sui fatti. E, cioè, non indagate al momento attuale per alcun reato. Così, ieri mattina, i carabinieri genovesi si sono presentati nella sede di via Ceccherini, a Mestre, e quindi hanno interrogato in caserma sei giocatori veneti.
Quattro di loro erano scesi in campo al Ferraris: Lejsal (grande protagonista nel primo tempo fra i pali: "I carabinieri ci hanno posto domande precise su quanto ci dicevamo in camera", ha spiegato), Borgobello (compagno di camera del portiere: "Non ci voleva anche questo al termine di una stagione deficitaria", è stato il suo sfogo), Oliveira e Vicente (autori dei due gol per gli ospiti). Oltre a loro, sono state verbalizzate anche le deposizioni di Savino ed Esposito (non convocati per la trasferta, ma in passato compagni di Borgobello alla Ternana). Nel pomeriggio di ieri, poi, è stato ascoltato il tecnico Andrea Manzo. In particolare, anche se mancano conferme ufficiali, gli inquirenti avrebbero voluto sapere se i giocatori hanno ravvisato movimenti di persone sospette intorno alla squadra nei giorni precedenti l'incontro, nonché nel ritiro di Genova, e se la preparazione settimanale in vista di Genoa-Venezia sarebbe stata svolta in maniera regolare.
Al portiere ceco sarebbe poi stato chiesto il motivo della sua sostituzione nell'intervallo (al suo posto era entrato Pezzato), ma il numero uno si era infortunato a una mano in uno scontro di gioco avvenuto pochi minuti prima che finisse il primo tempo. A Oliveira, invece, sarebbe stato chiesto di spiegare la sua mancata esultanza dopo il gol del provvisorio due a due. Sull’intera vicenda, già smentita dai protagonisti che si sono tutti dichiarati estranei ai fatti, si sono pronunciati in serata anche i dirigenti delle due società. Luigi Gallo, presidente del Venezia, è stato chiaro: "Noi non siamo preoccupati. Chi ha visto la partita si è reso conto che non è successo assolutamente nulla di anomalo. Il Venezia ha giocato la sua onesta gara. Addirittura, dopo il gol dell'uno a zero di Vicente, ho esultato a tal punto che sono stato insultato dai tifosi rossoblù al mio fianco. Di questa storia ho parlato con qualche giocatore, ma oggi (ieri; n.d.r.) ero fuori per risolvere i nostri problemi economici".
Problemi legati alla vertenza aperta in tribunale a Venezia sullo stato di insolvenza del club arancioneroverde e che potrebbe chiudersi oggi dopo la camera di consiglio della sezione fallimentare. Sdegno anche da parte rossoblù: "Un delirio, l'ennesima infamia nei confronti del presidente Preziosi. Siamo estranei ai fatti", ha commentato il direttore generale del Genoa, Stefano Capozucca.

Cosa rischiano le squadre


Coda avvelenatissima del campionato di B. Genoa-Venezia (3-2) entra pesantemente nella zona oscura dei sospetti di illecito, scommesse e quant’altro. Le indiscrezioni da fonte investigativa, ieri sera, sono state confermate dalla Federcalcio. Tant’è che l’Ufficio indagini federali ha non solo aperto un fascicolo, ma mantiene una linea telefonica in costante contatto con la magistratura e i carabinieri. Il generale Italo Pappa, capo dell’inquirente del calcio, ha una strada obbligata. In base alle "notizia criminis" (degli interrogatori e del sequestro del denaro da parte dei carabinieri). La Figc è costretta ad aprire una sua inchiesta sportiva parallela a quella della magistratura ordinaria.
Non c’è discrezionalità. Anche se gli indizi e le prove sono ancora nella prima fase istruttoria. I tempi saranno, ovviamente e si spera, obbligatoriamente ristretti. Il campionato di serie B mette ancora in palio un posto per la A e la vittoria sul Venezia rappresenta la chiave di volta della promozione del Genoa. Da investigatori e magistrati si attendono chiarimenti incontrovertibili. Intanto la giustizia sportiva deve procedere in base alle ipotesi degli articoli 5, 6 e 14 del codice di giustizia sportiva. Ipotesi che vanno (articolo 5) dal "divieto di scommettere da parte di dirigenti e tesserati", al più grave (articolo 6) "illecito sportivo e obbligo di denuncia" del medesimo. Fino alle responsabilità "oggettive o dirette" delle società chiamate in causa, che prevedono forti penalizzazioni, non assegnazione di promozioni e fino alle "sanzioni sportive" a carico dei responsabili di illecito e dintorni: col massimo della squalifica o inibizione (per i dirigenti) fino a 5 anni.
Sempreché, ripetiamo, si riscontrino da parte della magistratura e poi della giustizia sportiva dei coinvolgimenti "oggettivi o diretti". L’analogia con un caso recente è legato a quello di febbraio-marzo, concluso con le pesanti squalifiche dei giocatori Marasco (ex Modena), Bettarini (ex Sampdoria) e Ambrosino (ex Grosseto), ma col pieno proscioglimento finale del Modena e del Chievo. E' impossibile e dannoso fare ipotesi di sanzioni future. Atteniamoci ai fatti investigativi, che per ora parlano di pesanti indizi che (se del caso) potranno diventare prove. In Federcalcio aspettano, seppure con preoccupazione.