00 08/11/2006 08:18
Che cosa c’è di vero intorno alla presunta carcerazione della Maschera di ferro ad Exilles e a Pinerolo? Forse si tratta solo di leggende, ma di certo la tradizione intorno a questo infelice ha lasciato tracce molto nitide nella cultura locale. La Maschera di ferro è solo il frutto di una leggenda fiorita tra il XVII e il XVIII secolo in ambienti colti francesi, oppure una figura realmente esistita, ben assestata nella storia, anche se rimasta anonima? Questa è forse la domanda principale tra quelle che hanno incuriosito gli storici a partire dal Settecento, quando Voltaire cercò di collocare il misterioso prigioniero tra i parametri della realtà, determinando un’eco che ancora oggi non si è spenta. Durante la Rivoluzione Francese, la vicenda fu sfruttata con intenzioni antimonarchiche e in seguito, con l’accesso agli Archivi del regno, gli studiosi ebbero modo di farsi un’idea un po’ meno fantasiosa di tutta la questione, pur senza ottenere prove definitive.

Anche se fino ad oggi sono state formulate una cinquantina di ipotesi sull’identità della Maschera di ferro, spesso le tesi provengono da valutazioni che sulla base delle fonti storiche conosciute è impossibile confutare o accreditare tout court. È indubbio che se ascoltiamo il buon senso, la maggior parte di queste ipotesi non può avanzare la pretesa di vedersi riconoscere una possibile opportunità di approfondimento, mancando ab origine di un necessario apparato filologico in grado di sostenerla. Infatti, anche quando l’incipit che suggerisce la loro candidatura ha la sua radice nella storia, ciò non vuol dire che la connessione con la figura della Maschera di ferro possa avvenire sull’identico piano. Se si intende dunque restare saldamente ancorati al metodo storico, senza intrufolarsi completamente nella leggenda, molte delle ipotesi non reggono l’analisi rigorosa delle fonti.

Ad oggi sono quarantotto le ipotesi sull'identità della Maschera di ferro: si va da alcune che potrebbero essere reali, ad altre forse un po' troppo suggestive. Tutti i singoli casi sono accomunati dall'impossibilità di giungere ad una identificazione precisa e documentabile sul piano storico. Si passa dal figlio di Anna d'Austria e Mazzarino al fratello di Luigi XIV, dal figlio di Maria Teresa e un servitore negro al figlio di Enrichetta d'Inghilterra e di Luigi XIV, da un'anonima spia sabauda arrestata dal generale Catinat a Molière.

Valutando questi dati possiamo tentare di formulare alcune considerazioni: la volontà di nascondere il condannato celandone il volto lascerebbe intendere che si trattava di qualcuno di riconoscibile (un personaggio noto?), oppure di un parente molto somigliante di un personaggio famoso (figlio, fratellastro, padre?); l'occultamento del prigioniero, ma non la sua uccisione, farebbe pensare a qualcuno di - comunque - caro per chi lo fece incarcerare (un figlio illegittimo?); non va esclusa la possibilità che tutta la vicenda sia stata enfatizzata dalla tradizione leggendaria, per quanto riguarda l'importanza del personaggio. Di certo la presenza del prigioniero mascherato non sembrerebbe una leggenda, poiché è confermata da numerose fonti storiche. Dobbiamo comunque constatare che, anche se la Maschera di ferro fosse stata depositaria di un grande segreto, l’identità del prigioniero non sarebbe automaticamente scoperta solo svelando il contenuto del suo mistero.

In genere gli studiosi collocano la nascita della tradizione storico-leggendaria di un uomo con la maschera di velluto (che in seguito pare divenne di ferro con mediazione di Voltaire) nella Provenza del 1687, anno in cui de San Mars, governatore delle carceri di Exilles, fu nominato governatore delle prigioni dell’isola di Santa Margherita e si trasferì in quel luogo portando con sé la Maschera di ferro. Proprio in quell’anno il consigliere del Parlamento di Aix-en-Provence, de Thomassin Mazaugues, insieme alla moglie, alla cognata e all’abate di Mauvans, si recò all’isola di Santa Margherita dove venne ricevuto da Pierre de Bussy, signore du Dampierre, il quale comunicò ai suoi ospiti il prossimo arrivo in quel luogo di un misterioso prigioniero, la cui identità doveva essere celata a tutti. Lo sviluppo della tradizione ebbe quindi la sua apoteosi nella Francia della fine del XVII secolo, dove continuerà ad essere alimentata fino a perdere ogni fisionomia storica.

Come è noto, Voltaire descrisse la Maschera di ferro nella sua Storia del Secolo dei Lumi (1751), sfruttandone in parte la vicenda come arma contro la monarchia assoluta, ma ciò fu anche utilizzato per mettere in discussione la legittimità di Luigi XIV. Voltaire descrisse particolari che di fatto reggono il controllo incrociato sulle fonti (de Saint Mars, Pinerolo, Santa Margherita, Batiglia), senza però prendere una posizione ben precisa sulla questione, così da lasciare ampio spazio di manovra alla fantasia del lettore. Nel Dizionario filosofico (1771) ritornò sull’argomento suggerendo, tra le righe, la possibile identificazione della Maschera di ferro con il fratello gemello di Luigi XIV. Dumas, in seguito fece il resto, trasformando un mito-storico in romanzo, polverizzando così le poche e frammentarie fonti storiche di una vicenda già di per sé problematica, all’interno del tracciato narrativo letterario, che spesso tutto trasforma allontanandone i contenuti dalla realtà.

Dalle poche informazioni certe, provenienti dalla cerchia del de Saint Mars, apprendiamo che l’uomo con la Maschera di ferro era bianco di viso e di capelli: un po’ poco. Possiamo seguire con una certa chiarezza le tracce della Maschera di ferro in particolare da quando Benigno de Saint Mars, che si era particolarmente distinto a Pinerolo ed era gradito al Re Sole, fu incaricato dal ministro della guerra e responsabile dei servizi di polizia, Louvois, di sovrintendere al carcere di Exilles. I buoni rapporti del de Saint Mars con gli esponenti più influenti del potere, si evincono anche dal fatto che al neo sovrintendente di Exilles sarebbero state riconosciute 6000 lire annue invece delle 4000 come prescritto. Pare che fu il re in persona a comandare quell'aumento straordinario.

Il governatore fece stendere in sua presenza e dentro la fortezza, la lettera di dimissioni al Bernard, poi ne inviò una copia al ministro Lauvois, indicando che il motivo posto alla base di quella scelta era deterinato dal fatto che "il prete non aveva accettato di confessare il prigioniero a certe condizioni" (l'originale della lettera di dimissioni è conservato nell'archivio parrocchiale di Exilles). Sono scarse le notizie fino al 1687, quando al Saint Mars giunse la nomina di governatore dell'isola di Santa Margherita: nella sua nuova sede non avrebbe dovuto andare da solo, bensì con la Maschera di ferro. L'invisibile cordone ombelicale che legava questi due sofferti personaggi pareva destinato a non interrompersi mai.