00 13/11/2006 14:46

I ricci di mare avrebbero qualcosa in comune con i vertebrati e gli uomini. Come rivelano le ultime analisi del loro DNA.

Buongustai e amanti della cucina orientale, ecco la notizia che renderà scientificamente più interessanti le vostre scorribande nei sushi bar più alla moda della vostra città: un team di biologi ha infatti recentemente concluso un articolato studio sui ricci di mare (Strongylocentrotus purpuratus) arrivando a sequenziare in modo completo il loro DNA.

Una ricerca prelibata

Questa gustosa ma pungente creatura è oggetto di ricerca fin dai primi del ‘900: la sua struttura primitiva e la facile reperibilità delle sue uova, lo hanno reso infatti uno degli animali più idonei per condurre studi sulla vita allo stato embrionale. Le stesse uova, depositate in gran numero da ogni esemplare, consentono inoltre di estrarre con facilità grandi quantità di DNA e proteine, e studiare così in modo relativamente semplice come le diverse sequenze genetiche controllano la formazione dei vari tipi di tessuto.

Parenti quasi stretti

I ricci di mare, appartenenti al phylum degli echinodermi assieme a stelle marine, gigli di mare e altri animali semplici, pur non avendo un cervello, sono molto più simili agli esseri umani di quanto non si possa a prima vista pensare. Queste creature, assieme all’uomo e a moltissimi altri vertebrati, appartengono infatti al grande gruppo dei deuterostomi, animali con un antenato comune vissuto oltre 540 milioni di anni fa e caratterizzati da uno sviluppo embrionale per alcuni versi simile. Uomo, riccio e stella marina, a differenza di molluschi e insetti, sono infatti dotati di scheletro interno. I ricci sono quindi molto più vicini all’uomo di altri modelli comunemente utilizzati in ambito genetico, come mosche o vermi, ma molto più distanti rispetto a topi, uccelli o altri animali. Lo studio del loro DNA consentirà dunque ai ricercatori di coprire alcune lacune, e scoprire ad esempio quali geni sono tipici dei vertebrati e quali sono comuni a tutti i deuterostomi.

Sano come un riccio

Ciò che affascina particolarmente gli scienziati è il sistema immunitario dei ricci: alcuni geni di queste creature sono infatti coinvolti nel riconoscimento di batteri e altri invasori pericolosi. Alcuni geni fino a poco tempo fa ritenuti tipici dei vertebrati sono stati poi scoperti anche negli spinosi abitanti del mare. I ricci, animali senza occhi e senza orecchie, sono infatti dotati di sequenze di DNA che nell’uomo sono correlate al senso della vista e dell’udito: secondo i biologi quindi anche le gustose creature sarebbero quindi in grado di percepire stimoli luminosi e variazioni di temperatura.
Occhio al sushi quindi, il succulento riccio che vi stanno presentando potrebbe essere un antichissimo parente…

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