00 30/01/2009 11:10
Nuovo farmaco dall’Istituto S. Raffaele



Il mieloma, un grave tumore del midollo osseo responsabile del 2% di tutte del morti oncologiche, si combatte “stressandolo”: le cellule tumorali possono così essere successivamente colpite e distrutte con un farmaco ad hoc che fa morire il tumore soffocandolo nelle sue stesse scorie. E' questa la nuova frontiera della lotta contro il mieloma multiplo, come risulta da uno studio italiano condotto dagli scienziati dell'Istituto scientifico universitario San Raffaele di Milano con la
collaborazione di colleghi degli atenei di Torino, Pavia e Parma, e della Harvard Medical School di Boston, Usa.

La ricerca, pubblicata sulla rivista scientifica “Blood” è stata finanziata da Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), Cariplo, ministero della Sanità, Miur e Telethon.

Come spiega il San Raffaele in una nota, tutte le cellule dell'organismo hanno un dispositivo naturale, chiamato proteasoma, che permette loro di eliminare le proteine di scarto prodotte dall'attività cellulare. Se viene sovraccaricato, questo meccanismo genera stress. Ora gli studiosi hanno scoperto che nelle cellule di mieloma multiplo questo stress può rivelarsi molto utile e può essere sfruttato per rendere il cancro più sensibile a un nuovo farmaco, il bortezomib, e per mettere a punto nuove terapie mirate.



Il mieloma, spiegano gli esperti, ha origine dalla trasformazione tumorale delle plasmacellule “fabbrica” di anticorpi. Recentemente è stata dimostrata l’efficacia del bortezomib, una molecola appartenente alla famiglia degli inibitori del proteasoma, nell’aumentare l'aspettativa di vita dei pazienti. Fino a questo momento, però, la scarsa conoscenza del suo meccanismo di azione ha impedito di definire quali malati hanno maggiori probabilità di rispondere positivamente ai trattamenti e di individuare terapie più personalizzate ed efficaci.

In uno studio pubblicato nel 2006 sull"Embo Journal', la rivista dell'Organizzazione europea di biologia molecolare, i ricercatori del San Raffaele avevano scoperto che le plasmacellule producono enormi quantità di proteine di scarto e, per questo motivo, hanno un particolare bisogno dei proteasomi, il cui compito è appunto l’eliminazione delle proteine ormai inutili o danneggiate. Nella nuova ricerca gli scienziati hanno misurato, mediante sofisticate tecniche bio-molecolari, l'attività dei proteasomi e la quantità di scorie accumulate dalle cellule tumorali. I ricercatori hanno così scoperto che, paradossalmente, i tumori dotati di meno proteasomi, a causa di un'intensa attività metabolica, ne hanno invece più bisogno: di conseguenza sono carichi di scorie, e quindi sono più “stressati”. Non solo. Questi stessi tumori sono anche i più sensibili al bortezomib, che bloccando il lavoro del proteasoma aumenta lo stress della cellula fino a farla morire “soffocata” dalle sue stesse scorie. Infine, manipolando la quantità dei proteasomi o sovraccaricandoli di lavoro, i ricercatori sono riusciti a modificare la vulnerabilità del tumore al farmaco.


tgcom
Ciao Ní
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