00 04/08/2009 10:34
balene,delfini e squali a rischio estinzione


Secondo l'Unione mondiale della conservazione della natura 1/5 delle specie nella regione è in pericolo



ROMA (3 agosto) - Minaccia di estinzione per molte specie del Mediterraneo. Mammiferi, cetacei, pesci di acqua dolce, anfibi, uccelli, pesci cartilaginei, granchi e gamberi, libellule, rettili: quasi un quinto di queste specie è in pericolo, mentre l'1% è già scomparso.

Secondo una classificazione del pericolo, il 5% risulta fortemente a rischio estinzione, il 7% a rischio e il 7% vulnerabile. Questi i dati contenuti nell'ultimo rapporto dell'Unione mondiale della conservazione della natura (Iucn) “Wildlife in a changing world”, che nell'area ha considerato nove gruppi di animali. Raffrontando i dati rilevati a livello mondiale con quelli regionali, il documento fornisce indicazioni sullo stato di salute della natura nel Mediterraneo. L'Unione mondiale lancia un appello per la conservazione della natura e la protezione delle specie a rischio.

Almeno il 56% delle specie endemiche di pesci di acqua dolce, cioè specie uniche nella regione, rischia di scomparire. Stessa stima per delfini e balene, seguiti dal 42% di squali e razze, il 36% di granchi e gamberi, il 29% degli anfibi, il 19% delle libellule, il 14% dei mammiferi, il 13% dei rettili e il 5% degli uccelli, che corre lo stesso pericolo. Inoltre, secondo gli esperti dell'Iucn, l'obiettivo di protezione del 10% di ciascuna delle regioni ecologiche del mondo è ben lungi dall'essere raggiunto e l'area del Mediterraneo non fa eccezione.

Le aree marine protette sono “sottosviluppate” e le zone meridionale ed orientale, a dispetto della loro rilevanza per la ricchezza di biodiversità, non sono sufficientemente tutelate. Da quanto emerge nel rapporto, gli ecosistemi di acqua dolce sono quelli maggiormente sottoposti a pressioni. I fiumi dell'area ospitano oltre 3.500 dighe, lo scarico di sedimenti è drasticamente ridotto e l'acqua viene deviata per la produzione di energia, irrigazione e fornitura idrica.
Nella maggior parte dei Paesi dell'area mediterranea l'impiego dell'acqua si avvicina al limite delle risorse e diversi fiumi vivono stagioni di siccità.

L'analisi di diverse specie di anfibi, granchi, pesci di acqua dolce, libellule, rettili e mammiferi, rivela uno «stato preoccupante delle aree umide e dei fiumi del Mediterraneo». In particolare, fra queste specie quelle considerate a rischio sono soprattutto concentrate nella penisola iberica, nei Balcani, nella parte occidentale della Grecia e nell'area che va dalla Turchia fino ad Israele.

Altro capitolo è quello dell'ecosistema marino, di cui si sa ancora poco, dato che è stata riscontrata una carenza di dati. Questo non significa che manchino gli allarmi: ad esempio per la foca monaca del Mediterraneo, il pinnipede più a rischio di sopravvivenza a livello mondiale. Si parla di una popolazione fra i 350 e i 450 esemplari sopravvissuti nell'area orientale del bacino: in Grecia, Turchia occidentale e isole dell'Egeo. Piuttosto nera la situazione anche per gli squali, che contano il 42% di specie minacciate, contro il 17% a livello globale.

Le maggiori minacce. Distruzione degli habitat, inquinamento non solo chimico ma anche acustico, eccessivo sfruttamento delle risorse e altre minacce, come l'invasione di specie aliene o la cattura accidentale di animali in mare, stanno provocando pesanti perdite alla biodiversità della regione. Un pericolo significativo secondo le previsioni per il futuro saranno invece i cambiamenti climatici, a causa dell'aumento della siccità in un'area che soffre già del problema.


ilmessaggero
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