00 11/12/2009 12:00
Ecco il «Jacko» segreto. Parola di rabbino


Non esiste la pensione per le stelle del pop. Comunque se ne sia andato (e non lo sapremo mai con certezza) Michael Jackson per i fan è morto da idolo, da eroe-bambino che credeva che la terra promessa del successo si estendesse ben oltre le mura di Babilonia. Oggi infatti tutti lo amano come e più di prima; il film biografico This Is It (emozionante seppur fatto apposta per beatificarne l’immagine) e l’omonimo album (da noi ancora secondo in hit parade) hanno fatto sfracelli in tutto il mondo. Ora, per togliere ulteriori «macchie» dalla storia di Jacko, esce Il libro che Michael Jackson avrebbe voluto farti leggere, pruriginosamente intitolato Le confessioni intime del re del pop.
È una raccolta di interviste, di chiacchierate con il rabbino Shmuley Boteach. Trenta ore di conversazione «da amici», fra l’agosto del 2000 e l’aprile del 2001, con l’esplicito intento di Michael «di pubblicarle e condividerle con gli altri». Le più intime confessioni della popstar, ora infantili («Se avessi potuto passare un’ora con Hitler, sarei riuscito a tirar fuori il buono che c’è in lui»), ora ambiguamente candide («Vedo la bellezza in tutti i bambini, e li amo tutti... allo stesso modo. Ho discusso di questo con persone che non la pensano come me. Dicono che devi amare i tuoi figli più di quanto ami gli altri bambini»). Ora parla dei suoi rapporti con la famiglia e con le star («Shirley Temple è come una gemella, ha conservato l’innocenza infantile»; « Liz Taylor ha un modo di fare simile a quello dei bimbi»), poi con la musica e la religione («quando canti sei una cosa sola con i musicisti, con la danza e con la musica, e sei in estasi... È una dimensione divina... Quel che per me non ha senso è che Dio abbia messo alla prova Adamo ed Eva. Se tu sei Dio dovresti sapere come andrà a finire. Perchè mettere alla prova un essere che hai creato perfetto? Un Dio farebbe una cosa simile? Io non lo farei coi miei figli»). Discorsi e argomenti importanti in cui il pensiero di Jackson è quasi sempre rivolto ai bambini, come disperato tentativo di recuperare l’infanzia negata e perduta o come proiezione delle sue (presunte) manie-malattie non è dato saperlo.
Interessante, vivace, ora disarmante ora shoccante, questa serie di interviste vuol ripulire, ridare candore e spessore alla figura della popstar tanto attaccata da tutti. Comunque lo si voglia giudicare, è una delle cose più vere uscite dal ventre di un divo troppo spesso definito di plastica.


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Ciao Ní
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