00 10/06/2010 10:33
Merito degli archeologi di Roma



La scoperta è stata fatta nel sito della città fortezza al-Batrawi
A coordinare le ricerche un team dell'università La Sapienza



ROMA (9 giugno) - Due millenni e mezzo prima di Cristo era il centro politico di Kirbet al-Batrawi, potente città fortezza da cui passavano le carovane sulla via dell'Oriente. E' rimasto nascosto per secoli, avvolto nei misteri nel deserto della Giordania. Fino ad oggi, quando un gruppo di archeologi di Roma ha riportato alla luce le sue meraviglie.

Ad annunciare il ritrovamento del Palazzo reale è Luciano Nigro, professore di archeologia del vicino oriente antico all'università La Sapienza. Era lui che nel 2004 aveva scoperto il sito di al-Batrawi, vecchio di oltre 4500 anni. Ed è sempre lui che dopo mesi e mesi di ricerche ha messo a segno l'ultima scoperta, insieme alla sua squadra di esperti romani e di colleghi giordani.

Il ritrovamento del Palazzo reale è di particolare importanza, spiega Nigro, perchè prova che nel terzo millennio avanti Cristo al-Batrawi era una vera città-stato, una delle prime del Levante meridionale, insieme a Ebla, Gerico, Megiddo. Ma se queste ultime erano tutte costruite nelle valli più fertili e ricche della regione, al-Batrawi stava a guardia del deserto, in cima ad una rupe sotto cui passavano le piste dei mercanti diretti verso l'Arabia. Fu distrutta nel 2300 a.C. da un incendio per mano nemica.

Durante l'assedio, per salvare i tesori della città, gli abitanti li raccolsero e li radunarono in una sala interna del Palazzo reale. Il crollo del tetto di legno ha nascosto per secoli il contenuto della cassaforte di al-Batrawi. Fino all'arrivo degli archeologi italiani. Che in quello spazio segreto hanno trovato oggetti di incredibile valore storico.

Ci sono centinaia di enormi vasi e di servizi da tavola, che ancora conservano i resti carbonizzati delle portate. Poi alcune asce di rame, un metallo molto raro al tempo, segno del potere di chi lo possedeva. E ancora, una grande coppa usata per le cerimonie, oltre a un tornio da vasaio in pietra, strumento rivoluzionario per l'epoca. «Era l'ultima scoperta della tecnologia - spiega il professore - è come se un potente dei nostri giorni avesse voluto mettere al riparo il suo nuovissimo Ipad». Quell'oggetto era custodito all'interno di un'area protetta del palazzo del re: come a indicare, commenta Nigro, che già allora il dominio della tecnologia era ritenuto cruciale nella gestione del potere.

Per l'Italia, che scava insieme con il dipartimento delle antichità della Giordania, il lustro della scoperta è stato ottenuto a piccolo prezzo, sebbene i finanziamenti per questo settore arrivino sempre con il contagocce. «Per il 2010 abbiamo avuto in tutto seimila euro», dice Nigro. E il ritrovamento del Palazzo reale? «In tutto è costato novemila euro», racconta. Qualche debito, insomma, deve ancora essere saldato.


il messaggero.it
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