Lo confermano le autopsie
Corpi senza indumenti e fratture imputabili all'impatto
con l'acqua. Nessuno aveva acqua nei polmoni
SAN PAOLO (12 giugno) - Le autopsie sui primi sedici corpi delle vittime dell'incidente all'Airbus dell'Air France misteriosamente precipitato nell'oceano lo scorso 1° giugno sembrano confermare l'ipotesi che l'aereo si sia disintegrato in volo, senza esplosione o incendio a bordo. Quindi è momentaneamente scartata l'ipotesi che la causa dell'incidente siano state le sonde per la rilevazione della velocità, messe da più parti sotto accusa negli ultimi giorni.
Fratture multiple e assenza di indumenti. La gran parte dei cadaveri esaminati dai periti all'Istituto medico-legale di Recife è stata trovata seminuda, in alcuni casi con addosso solo gli indumenti intimi. Tutti i cadaveri presentano fratture multiple, in particolare agli arti (superiori e inferiori) e nella zona del bacino. Nessuno, per ora, presenta segni di bruciature, di lacerazioni violente dovute a esplosione, così come nessuno ha acqua nei polmoni.
L'ipotesi della disintegrazione ad alta quota. Secondo gli esperti, queste caratteristiche indicano che le vittime possano essere cadute da una grande altezza una volta fuori dall'aereo, e che la velocità di caduta abbia strappato i vestiti. Ipotesi rafforzata anche dai traumi multipli dei cadaveri, che indicherebbero un impatto violentissimo con la superficie dell'acqua. Quello con l'acqua, infatti, è un impatto che non produce lacerazioni o mutilazioni come farebbe l'esplosione di una bomba o dell'aereo stesso. L'assenza di acqua nei polmoni, sostengono i periti, dimostra, poi, che nessuna delle sedici vittime esaminate finora è arrivata viva in acqua, per poi affogare.
La localizzazione dei cadaveri. L'ipotesi della disintegrazione ad alta quota dell'Airbus trova riscontro anche nella localizzazione dei cadaveri ritrovati, in due “linee” sfilacciate lunghe una ventina di chilometri e distanti 85 chilometri una dall'altra. Se l'aereo fosse arrivato ancora intero fino alla superficie dell'oceano, anche in caduta libera, o si fosse disintegrato a bassa quota, i cadaveri sarebbero rimasti molto più vicini l'uno all'altro, anche dopo dieci giorni alla deriva con l'azione delle correnti.
Nessun italiano tra le same. Per ora non ci sarebbe nessun italiano tra le salme identificate dai periti. Lo ha riferito il console generale d'Italia a Recife, Francesco Piccione, che per conto dello Stato italiano segue le procedure di identificazione dei corpi. I nomi delle salme identificate non verranno comunque resi noti, ha sottolineato Piccione, e saranno comunicati solo ai familiari delle vittime che hanno ottenuto il rispetto del riserbo da loro richiesto.
Le ricerche continueranno fino al 19 giugno.
ilmessaggero