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Sisma a d Haiti

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    00 14/01/2010 14:37


    Il sisma di Haiti previsto nel 2007
    Un professore:"Capitale sarà distrutta"
    Il sisma ad Haiti era atteso. Lo aveva in qualche modo previsto Patrick Charles, 67 anni, docente all'Istituto di geologia dell'Avana. In un articolo del 25 settembre 2007 su Le Matin Haiti lo scienziato aveva sottolineato il pericolo rappresentato da una faglia che attraversa l'isola caraibica: "Sarà una catastrofe, la capitale verrà distrutta".


    Nell'articolo si leggeva anche: "Port-au-Prince è costruita su una frattura che parte da Petion-Ville, attraversa quasi tutto il sud dell'isola, e finisce a Tinuron. Tra il 1751 e il 1771 la città fu completamente distrutta da un sisma". "Vi sono - diceva ancora - tutte le condizioni perché un grande terremoto si produca a Port-au-Prince. Gli abitanti della capitale haitiana devono prepararsi a uno scenario simile".

    Ad avvalorare l'ipotesi di Charles c'erano le ammissioni del direttore dell'Ufficio dell'energia e delle Miniere, Dieuseul Anglade: "Nel corso di due secoli non è stato registrato alcun sisma importante nella capitale haitiana. La quantità di energia accumulata nelle faglie ci fa correre il rischio di un sisma di magnitudo 7.2. Non ne parliamo, non diffondiamo il panico. Ma sarà una catastrofe".
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    00 14/01/2010 14:38
    Haiti, si scava sotto le macerie


    Sisma, arrivati primi soccorritori Usa



    E' una tragedia senza fine per Haiti, con migliaia di morti (almeno 100mila) e centinaia di migliaia di senzatetto a causa del terremoto. Colpito anche l'Onu: decine i suoi funzionari deceduti. Gli Usa hanno fatto entrare in azione a Port-au-Prince le prima squadre di soccorso medico. La Farnesina ha contattato 70 italiani sui 190 che risiedono nel Paese. Verifiche su eventuali vittime, alcune delle quali stavano in un hotel crollato.


    La situazione in tempo reale

    14.30 - Gli Usa inviano 3500 soldati. Gli Stati Uniti invieranno ad Haiti 3500 soldati della 82/ma Divisione Aviotrasportata.

    13.55 - Obama chiama Ban Ki-moon. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per coordinare gli aiuti ad Haiti ha chiamato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki Moon, il presidente del Brasile, Lula da Silva, il primo ministro canadese, Stephen Harper, il presidente del Messico, Felipe Calderon, il presidente del Cile, Michelle Bachelet e l'ambasciatore americano ad Haiti, Ken Merten.

    13.31 - La Clinton: "Decine di migliaia i morti". Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ha detto che i morti ad Haiti sono decine di migliaia, e che decine di migliaia sono anche gli edifici collassati in seguito al devastante terremoto che ha colpito ieri l'isola caraibica: "Un disastro inimmaginabile", ha commentato. Secondo il presidente haitiano Preval un bilancio prudente potrebbe essere di 50mila morti.

    13.19 - Medico italiano: "Casa crollata ma sono vivo". ''Io e mio figlio siamo vivi, ma la nostra casa è crollata. Qui mancano acqua e luce''. Sospiro di sollievo per gli amici bolognesi di Serge Sabalat, lortopedico haitiano che si specializzò al Rizzoli di Bologna e che da anni d tornato a lavorare a Port-au-Prince.

    13.00 - Frattini a Ban Ki-moon: "Cordoglio per vittime Onu". ''Sono rimasto profondamente colpito dalla estrema gravità del terremoto che ha colpito ieri la
    Repubblica di Haiti, a seguito del quale anche l'Organizzazione delle Nazioni Unite, da tempo impegnata per portare in quel martoriato Paese pace, stabilita' e sviluppo, ha pagato un prezzo in termini di vittime tra il personale a vario titolo operante sotto la sua egida e di danni materiali subiti''. Lo scrive il ministro degli Esteri, Franco Frattini, in un messaggio indirizzato al Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.

    13.15 - Duecento medici da Israele. Israele invierà ad Haiti una squadra di 220 medici ed esperti di salvataggio per l'assistenza alle vittime del terremoto.

    12.53 - "Situazione dei bambini disperata". Nonostante la ricerca di 23 membri dello staff che non si riescono ancora a contattare, gli operatori di Save the Children ad Haiti stanno lavorando per cercare di rispondere ai bisogni dei bambini e delle loro famiglie, dopo il devastante terremoto che martedi' ha colpito Port-au-Prince. Lo riferisce Save the Children Italia. "Non si contano i bambini e le famiglie che hanno bisogno di un posto sicuro dove ripararsi".

    12.15 - Bertolaso: "Protezione civile avrà presidio". "L'Italia resterà ad Haiti anche quando le telecamere si saranno spente, perché ci sono tutte le condizioni per istituire un nostro presidio fisso". Lo ha assicurato il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, a margine della cerimonia di consegna di alloggi antisismici nel Comune abruzzese di Sant'Eusanio Forconese.

    12.06 - Decollato da Pisa C-130 con ospedale da campo. E' appena decollato da Pisa il C-130 dell'Aeronautica militare con a bordo un team medico per la chirurgia d'urgenza e un ospedale da campo destinato alle popolazioni colpite dal terremoto ad Haiti. Il velivolo della 46/a Brigata aerea farà tre scali e giungerà a destinazione non prima di 36-48 ore.

    11.53 - Farnesina: aiuti materiali la settimana prossima. I primi aiuti materiali alla popolazione colpita dal terremoto ad Haiti non potranno partire prima dell'inizio della prossima settimana. Lo ha spiegato il vicedirettore della Cooperazione italiana, Mario Sammartino, il quale ha aggiunto che è necessario assicurare l'arrivo ''disciplinato degli aiuti'', in questo senso la Cooperazione sta lavorando in raccordo con le agenzie Onu e partner europei, e oggi è prevista una riunione a Bruxelles.

    11.50 - Farnesina: chi ha notizie sugli italiani ci chiami. La Farnesina invita chiunque sia a conoscenza di amici o parenti italiani che si trovano ad Haiti a contattare l'Unità di crisi alla Sala operativa al numero 06-36225, in modo da accelerare la ricerca dei connazionali nell'isola.

    11.30 Oms invia squadra di 12 esperti. L'Organizzazione mondiale della sanità ha inviato una squadra di 12 esperti in salute e logistica per contribuire alla gestione dell'emergenza terremoto ad Haiti.

    11.12 - Ottanta italiani contattati, decine mancano all'appello. Sono 80 gli italiani contattati finora ma mancano ancora all'appello decine di connazionali. Lo ha detto il capo dell'Unità di crisi, Fabrizio Romano. durante un briefing con la stampa sulla situazione ad Haiti. Il funzionario della Farnesina, in arrivo in queste ore a Port-au-Prince - ha spiegato Romano - ''per prima cosa'' andra' all'Hotel Montana, crollato nel terremoto che ha colpito Haiti, ''per verificare'' l'eventuale presenza di italiani.

    10.40 - Dal Giappone aiuti per 5 milioni di dollari. Il governo giapponese manderà aiuti economici per cinque milioni di dollari ad Haiti, come prima forma di sostegno d'emergenza. Lo ha annunciato il segretario del governo nipponico, Hirofumi Hirano, aggiungendo che oltre allo stanziamento immediato di fondi si prevede l'invio di beni di prima necessità, per un valore di 225mila euro, e di una squadra di esperti.

    10.35 - Sessanta feriti in Martinica. Sessanta persone rimaste ferite nel sisma saranno trasferite oggi sull'isola delle Antille francese della Martinica: lo ha annunciato il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner alla radio France Inter. "I nostri tre aerei ripartiranno per la Martinica con 60 feriti a bordo e credo che si tratti dei primi feriti evacuati", ha detto, sottolineando che ci saranno altre partenze.

    10.21 - La Croce rossa attiva un sito per trovare i familiari. Il Comitato internazionale della Croce rossa ha attivato uno speciale sito Internet per aiutare gli haitiani ad avere notizie dei loro cari. L'obiettivo del sito, già usato in passato per altre catastrofi, è di accelerare i contatti tra familiari separati dalla catastrofe. Finora la pagina web consente agli haitiani, ad Haiti e all'estero, di scrivere il nome delle persone con cui vogliono entrare in contatto. Le risposte saranno inserite non appena saranno disponibili".

    09.37 - Nuova scossa: 4,7 sulla scala Richter. Nuova scossa nella regione di Haiti: l'istituto geofisico americano ha registrato un terremoto di magnitudo 4,7 Richter a circa 50 km dalla capitale Port-au-Prince, ad una profondità di 10 km.

    09.23 - Falcon aeronautica tra poche ore a Port-au-Prince. Atterrerà tra poche ore a Port-au-Prince il Falcon dell'Aeronautica militare decollato da Ciampino con a bordo personale della Protezione civile nazionale, della Croce Rossa e delle Forze armate. Il team è incaricato di coordinare con le autorita locali la gestione dell'ospedale da campo e dei beni di prima necessità.

    07.24 - Frattini: "Niente notizie decine di italiani". "Non abbiamo notizie positive nel senso che mancano all'appello alcune decine di persone''. Lo ha detto il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ad Addis Abeba dove è in visita, riferendosi agli italiani che si trovano ad Haiti e che ancora non hanno risposto all'appello. "Ma - ha precisato il ministro - per fortuna neanche negative".

    06.20 - Santo Domingo rafforza il confine. Le autorità della Repubblica Dominicana hanno decretato la massima allerta lungo i diversi posti di frontiera con Haiti, da dove temono l'arrivo di un'ondata di haitiani in fuga dopo il terremoto. Lo ha reso noto il direttore della migrazione di Santo Domingo.

    01.40 - Clinton: "Una delle più grandi tragedie"
    Il sisma che ha colpito Haiti rappresenta "una delle più elevate catastrofi di questi ultimi anni in termini di perdite di vite umane". Lo ha detto il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.

    01.15 - Primi trasferimenti in Usa
    ll Dipartimento di Stato americano ha reso noto di aver cominciato le prime evacuazioni da Haiti, precisando che per le emergenze viene utilizzato il carcere di Guantanamo, a Cuba.

    00.50 - Ban ki-moon: "16 vittime Onu"
    E' di almeno 16 dipendenti dell'Onu, tra cui tre poliziotti giordani, 11 caschi blu brasiliani, oltre ad un poliziotto argentino e un cittadino del Ciad, ai quali si aggiungeranno molti dei numerosi dispersi, il bilancio provvisorio sulle vittime Onu per il sisma ad Haiti. La stima è del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.

    00.30 - Croce Rossa, appello per aiuti
    La Federazione internazionale delle Società della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa ha lanciato un appello per la raccolta di aiuti pari a 10 milioni di dollari, 6,8 milioni di euro, per i superstiti del terremoto che ha devastato Haiti. "I fondi serviranno per alloggi temporanei, approvvigionamento di acqua e di beni di prima necessità, cure mediche e sostegno psicologico", ha precisato il coordinatore delle operazioni.

    00.00 - Giunte le prime squadre di soccorso Usa
    Gli Stati Uniti hanno fatto entrare in azione a Port-au-Prince le prima squadre di soccorso medico. Lo ha reso noto la Casa Bianca.

    Mercoledì 13 gennaio

    23.48 - Morto capo missione Onu
    Il capo della missione Onu ad Haiti Minustah Hedi Annabi e tutte le persone che si trovavano con lui nell'edificio della missione sarebbero morti a causa del terremoto. Lo ha reso noto il ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner.

    23.10 - Aeroporto gestito dagli Usa
    Gli Stati Uniti prenderanno il controllo dello spazio aereo di Haiti e gestiranno l'aeroporto di Port-au-Prince, per evitare che rimanga "una giungla", come lo aveva definito il responsabile per l'assistenza umanitaria Onu, John Holmes.

    23.03 - Onu: "Almeno 14 morti"
    Tra i civili dell'Onu ci sono stati almeno 14 morti e 56 feriti. Il bilancio è ancora provvisorio.

    22.29 - Farnesina: "Rintracciati 70 italiani"
    Sono circa 70 gli italiani che stanno bene tra quelli residenti ad Haiti. E' quanto si apprende alla Farnesina, dove però si precisa che non è chiaro il numero esatto dei cittadini italiani presenti al momento del terremoto, a fronte dei circa 190 italiani residenti ufficialmente nel Paese.

    22.04 - "Italiani in hotel crollato"
    "Dicono che il palazzo Onu della Minustah e l'hotel Montana siano crollati. So che all'hotel Montana abitavano degli italiani, ma non so quanti siano e se al momento del terremoto erano in casa. Stiamo cercando di sapere qual è stata la sorte dei dispersi". Chi parla è un avvocato italiano che lavora all'Onu ad Haiti. Tra gli edifici distrutti o gravemente danneggiati a causa del terremoto, c'è proprio l'Hotel Montana.

    20.40 - Haiti,"attivo solo un ospedale"
    L'ospedale da campo donato dall'Argentina è l'unica struttura ospedaliera funzionante ad Haiti dopo il sisma di magnitudo 7. Lo ha affermato Daniel Desimone, capo dell'ospedale, gestito dalla missione Onu. "Tutti gli altri sono crollati- ha detto Desimone. Siamo totalmente sopraffatti dal numero dei feriti". Subito dopo il sisma la struttura ha curato 800 feriti e nelle prime 12 ore sono state effettuate più di 100 interventi.
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    00 14/01/2010 14:39
    Haiti,parla una volontaria italiana


    "La mia notte proteggendo i bimbi"


    La lettera di Fiammetta Cappellini rappresentante di Avsi ad Haiti e sull'isola dal 1999 che racconta cosa è successo durante il terremoto, inviata alla redazione di ilSussidiario.net:


    Ciao a tutti,
    Cerco di essere breve perché cerchiamo di fare economia di batterie. Il terremoto è avvenuto alle 17, mentre ci accingevamo a chiudere gli uffici di PV. Gli uffici terreno erano già invece tutti chiusi.

    La prima scossa è stata fortissima ed è durata sicuramente più di un minuto. Appena possibile abbiamo lasciato i locali. Constatato che non c’erano danni rilevanti, siamo andati tutti a casa. Le strade però si sono rivelate una trappola. Io e la seconda macchina con Jean Philippe e un collega haitiano siamo rimasti bloccati per ore. Alla fine abbiamo deciso di far ritorno all’ufficio.

    Ci siamo riforniti di acqua potabile e ci siamo diretti alla ex casa Zorzi, unica meta raggiungibile. Qui però ci ha sorpresi la seconda scossa, al che abbiamo deciso di dormire fuori. Non potendo raggiungere casa mia, abbiamo chiesto ospitalità presso una struttura dell’ambasciata brasiliana che dispone di un grande cortile e che sapevamo avere internet. Da lì vi abbiamo scritto il primo messaggio.

    Quando la situazione nelle strade si è un po' normalizzata, verso le 22.00, ci siamo avventurati verso casa mia. Abbiamo praticamente attraversato la città. Il panorama è devastante. I piu importanti edifici sono scomparsi. Danni ingenti si registrano ovunque. Solo da quello che abbiamo visto noi, i morti non possono che contarsi a migliaia. Interi edifici di diversi piani sono completamente rasi al suolo.

    Gravissimi danni ha subito un noto supermercato che a quell’ora non poteva essere che pieno di gente. È praticamente ridotto a niente. Verso mezzanotte ho potuto ritrovare mio marito, quindi abbiamo fatto un giro a casa di Jean Philippe, che è gravemente danneggiata e chiaramente non più abitabile. Quindi per ora sta da me.

    Casa Edoardo-Alberta non sembra apparentemente aver subito gravi danni. Il nostro ufficio PV è integro. Rientrando a casa ho trovato l'accesso a internet e posso confermare che a LC la situazione non è grave e che i colleghi stanno bene.

    Attraversando la chota abbiamo visto scene di devastazione terribili. Abbiamo notizia di almeno due colleghi che hanno trovato la casa rasa al suolo. (d’altronde anche quella di fianco alla mia non esiste più).

    Per le strade vagano persone in preda a crisi di panico e di isteria, feriti in cerca di aiuto. Gli ospedali sono difficilmente raggiungibili, le strade della capitale impraticabili. Il nostro viaggio verso casa è durato oltre due ore per fare meno di 10 chilometri. E per fortuna avevamo la jeep. Abbiamo cercato di portare aiuto come potevamo per trasportare i feriti, almeno i bambini non accopagnati, ma ci siamo presto resi conto di quanto poco servisse rispetto alla dimensione di questa tragedia. Si sentono dalle macerie le grida di aiuto di chi è; rimasto sotto le macerie e i parenti impotenti che si disperano. Mancano luci per illuminare la scena e continuare a scavare, ora che è notte. Non possiamo che attendere domani mattina, ma questa notte è veramente nera per tutti noi.

    Il commissariato di Delmas 33, con annessa prigione e centro di detenzione di minori, un edificio di tre piani, non esiste più. Sul posto la minustah ha montato luci a grande potenza per poter continuare l’opera di soccorso.

    L’hotel Montana, dove oggi ho pranzato con la capa-missione Flasco è semidistrutto e conta 200 dispersi. Non ho sue notizie, ma a quell’ora avrebbe dovuto essere altrove. Spero per lei.

    Tutti i mezzi della missione ONU sono mobilitati per portare aiuto, ma le Nazioni Unite stesse hanno subito gravi danni, con il loro quartier generale semi distrutto e diversi impiegati civili dati per dispersi. In tutta la città la gente resta in strada: chi non ha più una casa, ma anche chi teme nuove scosse.

    Della maggior parte dei colleghi haitiani non abbiamo notizie, come anche di moltissimi amici e colleghi.

    Abbiamo incontrato in strada il capo-missione di ACF (action contre la faim). Ci ha raccontato che il loro edificio è interamente distrutto e che per ore hanno cercato i colleghi vittime del crollo. Un loro collega haitiano manca e all’appello. Lo stesso capo-missione era leggermente ferito e cercava a piedi di raggiungere la propria abitazione e avere notizie della famiglia.

    Ciò che abbiamo visto con Jean Philippe nell’attraversare la città è spaventoso. Non so davvero da che parte potremo ricominciare domani mattina. E mancano solo due ore all’alba, per fortuna. È terribile affrontare la notte in quste condizioni. Penso ai quattro bambini che abbiamo soccorso oggi pomeriggio, quattro fratellini che si sono trovati sotto una casa distrutta senza i genitori non ancora rientrati dal lavoro. Uno di loro aveva gravissime ferite alla testa e piangeva disperato. La sorellina piangeva chiedendo: «come fa la mamma a ritrovarci che la casa non c’è più?». Li abbiamo lasciati nelle mani di un motociclista perché con la nostra auto non si andava più né avanti né indietro. Dove saranno ora?

    Pregate per questo paese sfortuntissimo

    Fiammetta


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    00 14/01/2010 14:40
    Haiti, la voce dei social network



    Informazioni sul web sul dopo-terremoto



    I social network continuano a garantire un flusso costante di informazioni da Haiti, soprattutto attraverso Twitter. I protagonisti dei racconti sono gli stessi divenuti celebri in queste ore: il medico reporter della Cnn Sanjay Gupta, il giornalista dj Carel Pedre, il cittadino trasformatosi in cronista Frederic Dupoux. Ecco una breve sintesi dei messaggi pubblicati in rete tra la notte e le 13.45 ora italiana.


    SANJAY GUPTA (Cnn): "Non e' stata riattivata l'elettricita', sto twittando grazie alla connessione satellitare e ad un generatore elettrico. Sento colpi di arma da fuoco qui vicino. Non ho mai visto cose del genere prima. Anche se odio dirlo, sembra una situazione senza speranza. I cadaveri sono ancora nelle strade. Mi chiedono se posso dare aiuto: certo che lo faro', sono un reporter, ma innanzitutto un medico".

    CAREL PEDRE: "L'ultima scossa e' stata breve ma molto forte (un sisma 4,7 Richter ha colpito Haiti stamani, ndr). Ci sono migliaia di persone nelle strade. Il governo deve prendere il timone e portarci speranza. Sono gia' passate oltre 24 ore!".

    FREDERIC DUPOUX: "Un mio amico mi ha chiamato poco fa dicendomi che l'acqua sta salendo... sono solo voci, la gente non capisce piu' cosa stia accadendo in realtà". "Ho difficoltà a comunicare ora, le linee sembrano di nuovo down".

    TESTIMONE SU YOUTUBE: "Se non interviene qualcuno ci saranno disordini civili. Mi hanno riferito che la gente vive nel panico costante. Non solo per nuove scosse, ma perche' da quasi due giorni nella capitale manca la luce e al calar delle tenebre si scatena il terrore. I detenuti fuggiti ieri dal carcere diffondono false notizie di allarmi Tsunami per far allontanare la gente dai centri abitati e avere mano libera".

    tgcom
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    00 15/01/2010 10:34
    Haiti, trovata la prima vittima italiana La Russa: probabile invio nave militare


    Port-au-Prince - Dopo il terribile terremoto che ha stravolto Haiti la situazione è drammatica. Gli abitanti, disperati, hanno creato dei posti di blocco con i cadaveri a Port-au- Prince. E' il loro modo per chiedere che i soccorsi siano più tempestivi, dopo il sisma che ha distrutto la città, uccidendo decine di migliaia di persone. La conta è ancora approssimativa: c'è chi parla di oltre centomila vittime, chi, invece, si ferma a 45-50mila. I sopravvissuti hanno inscenato questa protesta mentre stanno cominciando ad arrivare i primi aiuti internazionali per la capitale di un paese sconvolto da un terremoto catastrofico che non ha risparmiato abitazioni e palazzi governativi. A più di 48 ore dal sisma, decine di migliaia di persone hanno protestato per chiedere acqua, cibo e aiuto per cercare di estrarre le persone ancora vive da sotto le macerie. Shaul Schwarz, fotografo del magazine Time, ha raccontato di aver visto almeno due posti di blocco formati con i cadaveri delle vittime del terremoto. "Stanno cominciando a bloccare le strade con i cadaveri. La situazione sta diventando davvero brutta. Le persone sono stufe di non ricevere aiuto". La Croce Rossa di Haiti stima che siano morte fra le 45.000 e le 50.000 persone e che altri tre milioni siano i feriti o i senzatetto.
    Morte e distruzione Il sisma ha distrutto interi palazzi, e ci sono persone che dopo due giorni sono ancora intrappolate sotto le macerie, per via di soccorsi poco organizzati. "Abbiamo già seppellito 7.000 persone in una fossa comune", ha detto il presidente Rene Preval. I membri delle organizzazioni umanitarie che stanno collaborando ai soccorsi hanno detto che le persone ferite, alcune delle quali con gravi fratture e ferite molto profonde, moriranno se non riceveranno l’assistenza medica di cui hanno bisogno in tempi rapidi. Kostas Moschochoritis, direttore generale di Medici senza Frontiere Italia, ha detto che tutte le 21 strutture sanitarie pubbliche di Port- au-Prince sono state danneggiate, alcune sono crollate e non c’è nessuna sala operatoria funzionante.
    La prima vittima italiana identificata Gigliola Martino, 70 anni, è stata identificata come prima vittima italiana del terremoto ad Haiti. Lo riferisce il quotidiano online "La Gente d’Italia". "Conosciutissima nella comunità francese ed haitiana, Gigliola era una delle ultime italiane di Haiti", si legge sul giornale. Era "esponente di una delle due famiglie di oriundi più importanti dell’isola caraibica, i Caprio e i Martino presenti ad Haiti da oltre un secolo", aggiunge il quotidiano.
    La Farnesina Sono 130 gli italiani che sono riusciti a mettersi in salvo, mentre si teme per altre decine di connazionali di cui per ora non si hanno ancora notizie nonostante siano costantemente in corso ricerche e verifiche da parte dell’Unità di crisi. Secondo i dati del ministero degli Esteri, il numero ufficiale degli italiani iscritti all’anagrafe consolare ad Haiti è di 182, ai quali si aggiungono 12 connazionali che si sono iscritti al sito "Dove siamo nel mondo", anche se Fabrizio Romano, capo dell’Unità di crisi, ha parlato di "qualche decina di persone in più" rispetto all’elenco.
    La Russa: potremmo inviare una nave L’Italia potrebbe inviare presto ad Haiti una nave della Marina Militare per contribuire agli aiuti per i superstiti del terremoto del 12 gennaio. "Ho in mente la possibilità di inviare una nave che potrebbe essere estremamente utile", ha detto il ministro della Difesa Ignazio La Russa a Mattino Cinque, su Canale 5. "Ne parlerò oggi con il presidente" Berlusconi.

    L'ex presidente Aristide Jean Bertrand Aristide è pronto a tornare ad Haiti e guidare la ricostruzione del suo Paese, devastato dal sisma. "Per quanto ci riguarda" ha detto parlando ai giornalisti con a fianco la moglie, "siamo pronti a partire oggi, domani, in qualunque momento per unirci al popolo di Haiti, condividere la sua sofferenza e aiutare a ricostruire il Paese. Gli amici in tutto il mondo hanno confermato la loro voltà di organizzare un volo che porti medicine, beni di emergenza e noi stessi". L’ex presidente, deposto da un golpe del 2004 e da allora in esilio in Sudafrica, era stato eletto una prima volta nel 1991, dopo la caduta del dittatore Jean-Claude "Papa Doc" Duvalier. Ha guidato Haiti dal 1994 al 1996 e dal 2001 al 2004.


    ilgiornale.it
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    E nell’altra metà dell’isola si gioca a golf


    Sottovoce, o ancor meglio in silenzio, come imporrebbe l’etichetta del green. Ma non vi è dubbio che alle 16,53 di martedì scorso, chino su una qualsiasi delle diciotto buche dell’esclusivo Golf Club La Estancia di Santo Domingo, più di un giocatore in braghe a scacchi avrà imprecato a modo suo, ripetendo nelle diverse lingue del creato la volgare quanto storica esclamazione del generale Pierre Jacques Etienne, visconte di Cambronne, alla faccia del generale inglese che gli chiedeva di arrendersi sul campo di battaglia di Waterloo. E il medesimo improperio, in quello stesso angolo di Caraibi, sarà stato più o meno sussurrato alla buca numero 9 del Naco Country club, oppure al drive di partenza del non meno lussuoso Cayacoa. Perché quel prolungato tremore lungo un minuto, che sembrava arrivare da lontano, aveva fatto sussultare l’erba rasata e ben ravviata, mandando a finire chissà dove le palline. Finendo così per infrangere tanti sogni personali di un percorso finalmente netto.
    Perché ognuno ha i suoi problemi. Perché è così che vanno le cose - o meglio, è così che purtroppo possono andare - su questa pazza Terra. Dove c’è chi si danna per un irrilevante mancato par; e chi, a «soli» 800 chilometri di distanza, in 60 secondi di saliscendi impazzito, su e giù per i micidiali gradini della scala Richter, vede sbriciolarsi la sua casa, morire i parenti, sparire gli amici. O addirittura finire la sua stessa vita.
    Oggi Hispaniola, gigantesco scoglio ricoperto di verde che emerge dall’azzurro del Caribe, appare proprio questo. Ovvero, l’assurda epitome, la stridente sintesi del modo in cui una semplice riga tracciata sulla carta geografica possa marcare un confine incredibilmente ingiusto e crudele. Di qua, a Ovest, quello che non certo dall’altro ieri è sempre stato il buco nero di Haiti. Ovvero il luogo geografico dove un destino non pago di averla condannata a essere la nazione più misera di tutte le Americhe - con un dollaro al giorno di reddito medio - martedì pomeriggio vi ha anche fatto arrivare, in anticipo, la fine del mondo. Mentre di là, a Est, sulla spiaggia di Boca Chica, viene offerta con la formula del «tutto compreso» - mare, sesso e anche droga, basta chiedere - una realtà che non sarà perfetta, che è certo ben distante da un Paradiso, ma che senza dubbio ha poco a che spartire con l’oggettivo Inferno, passato, e soprattutto presente, di Port-au-Prince.
    Perché ben prima che le misere baracche e i patetici palazzi in cemento totalmente «disarmato» di Haiti venissero giù come meringhe, violentemente scossi dalle viscere di un suolo che tutti da sempre sapevano ad alto rischio sismico, a Est, a Santo Domingo, cresceva e si sviluppava la parte più estesa e più ricca di quella stessa grande isola - tre volte la Sicilia, quasi il doppio della Svizzera - scoperta e colonizzata da Cristoforo Colombo nel 1492. Uno sviluppo forse disordinato, quello di Santo Domingo. Ma inarrestabile.
    Spinto in massima parte da quella risacca umana, di bocca buona, ma comunque gonfia di dollari, che è il turismo di massa, industria che riempie a getto continuo voli charter e villaggi turistici, alberghi e residence in affitto con il popolo dell'inclusive tour. Un popolo dove sudano e spintonano giovani e meno giovani maschi, visibilmente allupati, alla ricerca di ragazze dalle natiche sode e dalla frangibilissima moralità, coppiette in viaggio di nozze a cui basta e avanza un tramonto rosa per precipitarsi in camera dimenticando tutto il resto, sedicenti ballerini di merengue assetati di musica, ma anche sinceri appassionati di silenziose immersioni tra i fondali di una splendida barriera corallina. Sono centinaia di migliaia di persone ogni anno, provenienti da tutto il mondo, 130mila in media soltanto dall’Italia. E non le ferma nulla, nemmeno il terremoto, come ha confermato ieri il ministro del Turismo domenicano, Francisco Javier Garcia, sottolinenando compiaciuto come «al momento nessun volo e nessun viaggio organizzato sono stati cancellati».

    Ma qui, a Santo Domingo, arrivano anche altri. Sono molti di meno, ma sono i ricchi e famosi, da Shakira a Jennifer Lopez, da Jimmy Carter alla regina d’Olanda. Sono quelli che si fanno vedere poco o che non vogliono farsi vedere del tutto, che atterrano e ripartono con i loro jet, che appaiono come meteore nelle discoteche esclusive o ai tavoli dei ristoranti alla moda come l’italianissimo Bellini e che poi si trincerano anche soltanto per una settimana negli attici da un milione di dollari. O sono ancora quelli che scelgono di viverci natural durante (20mila i residenti di nazionalità italiana), o magari soltanto in attesa che la giustizia del loro Paese tiri una riga definitiva e indulgente, come fece quella italiana con il rubizzo ex patron del Perugia Calcio, Luciano Gaucci, rimasto qui dal 2006 al 2009. Chiuso come tanti altri in una villa nascosta dalle bouganville, zeppa di cuochi e camerieri, ma necessariamente anche difesa da eserciti di gorilla privati. Perché la criminalità non scherza in un Paese dove comunque l’85% della popolazione vive ancora in condizioni poco più che precarie.
    Ma di aspiranti expat, pur se più ruspanti, ne continuano ad arrivare anche d’altro genere. Gente di discreto censo, con una buona rendita o con una pensione dorata che spera così di far rendere di più. Gente che decide da un giorno all’altro di dire addio alla fabbrichetta o alla moglie invadente, allo smog piuttosto che al Fisco rapace, al traffico così come alla banale, ma fastidiosa, schiavitù della cravatta. Adulti che inseguono un romantico sogno di Paradiso terrestre alla Gauguin. Oppure quello meno colto di un assolato e tardivo Paese dei Balocchi. Dove tuttavia, assicura chi Santo Domingo la conosce bene e da tempo, sono sempre tanti, forse troppi, i Gatti e le Volpi in attesa di sottrarre gli zecchini d’oro agli ingenui Pinocchi. Sempre troppi, anche loro.

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    00 16/01/2010 23:02
    L'inferno di Haiti

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